In occasione della Giornata mondiale dell’acqua Legambiente presenta una road map con tre priorità per una gestione condivisa e sostenibile delle falde.
Invisibile, eppure fondamentale per la vita, l’acqua sotterranea o acqua di falda costituisce la più grande riserva idrica del pianeta. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, Legambiente presenta un dossier, lanciando una road map per tutelare e preservare questi importanti corpi idrici, la cui qualità e quantità è sempre più a rischio.
Lo stato delle acque in Italia
Secondo Ispra in Italia, vengono consumati circa 26 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno: il 55%, è legato agli usi agricoli, il 27% a quelli industriali e circa il 18% per scopi civili. Nel 2018, sono stati prelevati più di 9,2 miliardi di metri cubi di acqua solo per uso potabile, di cui l’85% circa deriva dalle acque di falda. Alcune Regioni, come Umbria e Valle d’Aosta, ne dipendono totalmente (il 100% delle acque prelevate sono infatti sotterranee). Altre in modo comunque significativo: sette Regioni superano il 90% di dipendenza dalle loro acque sotterranee (Lazio, Trentino-Alto Adige, Campania, Lombardia, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia e Veneto) e cinque ne dipendono per più dell’80% (Piemonte, Calabria, Molise, Marche e Sicilia). Da un punto di vista qualitativo invece, secondo Ispra solo l’83% delle acque sotterranee sono state classificate, di queste il 58% è in buono stato, il 25% è scarso e il 18% non è ancora classificato. Legambiente sottolinea che il sovrasfruttamento delle falde si porta dietro problemi di abbassamento del livello dell’acqua e intrusione salina. Inoltre, punta il dito contro l’altro grande problema, quello dell’inquinamento dovuto a scarichi e sversamenti che raggiungono anche le acque sotterranee. Le riserve di acqua presenti nel sottosuolo sono per natura rinnovabili, ma hanno tempi di ricarica molto lunghi e risultano essere sempre di più sotto pressione a causa delle attività antropiche. Una significativa parte delle acque sotterranee registra la presenza, in misura variabile, di metalli pesanti, inquinanti organici persistenti, sostanze nutritive e da un’ampissima varietà di sostanze chimiche potenzialmente tossiche. Per l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA – Europea Environment Agency), che ha messo a punto un indicatore per tracciare la presenza di pesticidi nei fiumi, nei laghi e nelle acque sotterranee d’Europa (con riferimento ad analisi svolte negli anni dal 2013 al 2019) in Italia il 49% dei campioni di acque superficiali evidenziano la presenza al di sopra della soglia limite di uno o più pesticidi e il 15% di quelle sotterranee. Sono valori superiori alla media europea, che è tra 13 e 30% per le acque superficiali e tra il 5 e 7% per quelle di falda.
La road map
“L’acqua di falda dev’essere riconosciuta e protetta, non solo come riserva idrica rinnovabile, ma anche come portatrice di un forte valore ambientale” commenta Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. Per l’associazione ambientalista il primo passaggio fondamentale è il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) che impone agli Stati membri, entro il 2027 il conseguimento del buono stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici. Seconda priorità, la corretta pianificazione degli usi dell’acqua per prevenire il loro deterioramento, qualitativo e quantitativo. A questo proposito è necessario un monitoraggio costante, che ricostruisca una visione d’insieme sull’impatto che la somma delle singole attività di scarico, prelievo e rilascio genera sulla risorsa idrica di un territorio. Infine, la messa al bando nella produzione e nella commercializzazione delle sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili che generano problemi di tipo ambientale e sanitario. Un caso emblematico è quello dei PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche, che hanno contaminato alcune porzioni delle falde del Veneto e del Piemonte, ma che si stanno ritrovando anche in numerose altre parti d’Italia. “Le tre priorità che oggi presentiamo – conclude Minutolo – vogliono offrire una sorta di road map per arrivare alla gestione condivisa e sostenibile delle acque sotterranee, come auspicato dalle politiche comunitarie, rendendole sempre meno vulnerabili e soggette alle conseguenze del sovra sfruttamento, dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento”. Una strada che secondo Legambiente porta nella stessa direzione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite di una gestione condivisa e sostenibile delle falde, allo scopo di garantire universalmente l’accesso all’acqua pulita e potabile.