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Marine litter, un progetto europeo per il Mediterraneo

rifiuti in mare
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L’Università di Siena è capofila di “Plastic Busters Cap”, progetto internazionale per prevenire e mitigare, con un approccio sistemico, l’inquinamento da rifiuti. 

Il Mediterraneo è un mare vulnerabile: coste densamente popolate, turismo molto sviluppato, traffico marittimo che rappresenta il 30% di quello mondiale. “Una vulnerabilità cui contribuiscono il basso tasso di rinnovamento delle sue acque e la mancanza strutturale di adeguati sistemi e infrastrutture di gestione dei rifiuti (dalla raccolta al riciclaggio) nella maggior parte dei paesi circostanti”, spiega l’Università di Siena, capofila del progetto internazionale Plastic Busters Cap. “L’inquinamento da plastica nel Mar Mediterraneo rappresenta una minaccia per il benessere, la resilienza economica e la sostenibilità ambientale dei paesi, con potenziali effetti sulla salute umana ancora da comprendere appieno”. Plastic Busters Cap è un progetto della durata biennale, con un budget totale di circa 1 milione 100mila euro, cofinanziato dall’Unione europea nell’ambito del Programma Eni Cbc Med 2014-2020 – Cross Border Cooperation within the European Neighbourhood Instrument (ENI) – Mediterranean Sea Basin Programme. Il progetto riunisce partner di sette paesi della regione mediterranea: Egitto, Giordania, Grecia, Italia, Libano, Spagna e Tunisia. A fine gennaio si è tenuto l’incontro iniziale fra i partner per l’avvio delle attività.

Gli obiettivi

Nata sotto l’egida di SDSN Mediterranean (United Nations Sustainable Development Solutions Network), l’iniziativa offre un’opportunità di raccordo e sinergia tra i diversi progetti nazionali e internazionali (come BlueMed, WestMED, Blue Growth Interreg MED, Water and Environment Support WES-MED solo per citarne alcuni) che tra i loro obiettivi hanno anche la prevenzione e la mitigazione dell’inquinamento da rifiuti in mare. La strategia alla base del progetto affronta il problema dei rifiuti marini nel Mediterraneo nell’intero ciclo di gestione, dal monitoraggio e valutazione alla prevenzione e mitigazione, affrontando anche la questione impiantistica e infrastrutturale per il trattamento e riciclo dei rifiuti. Il progetto, che si concluderà nel novembre del prossimo anno, prevede di mettere in campo 5 programmi di formazione sul monitoraggio, la valutazione, la mitigazione dell’impatto dei rifiuti marini e 5 campagne pilota di monitoraggio e valutazione seguite da 4 azioni pilota di mitigazione. Dal progetto nascerà inoltre una rete di città costiere per un Mediterraneo litter-free.

I rifiuti

I rifiuti sulle spiagge del Mediterraneo, spiega l’Ateneo toscano, sembrano provenire principalmente da attività ricreative, legate al turismo e da cattive pratiche di gestione dei rifiuti urbani. “È ampiamente riconosciuto che il Mar Mediterraneo è uno dei mari più colpiti dai rifiuti marini”. Nel complesso, sottolineano i ricercatori, “l’economia mediterranea è ancora caratterizzata da un sistema lineare, che sovrasfrutta le risorse naturali, provoca inquinamento e quindi mina gli ecosistemi fragili: in una regione considerata un hotspot della biodiversità, è urgente la prevenzione e la riduzione dei rifiuti attraverso soluzioni a monte”. Per questo l’economia circolare è “un’opportunità unica per i paesi mediterranei di ricostruire meglio, dopo l’attuale crisi COVID-19 e di migliorare la resilienza del sistema economico”.

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