Consiglio e Parlamento hanno trovato l’accordo sugli imballaggi, con l’obiettivo di ridurre la produzione di rifiuti, fissando obiettivi vincolanti di riutilizzo e mettendo fuori legge alcuni tipi di confezioni monouso. Una piccola rivoluzione, nonostante la presenza ingombrante delle lobby produttive.
Il Regolamento europeo sugli imballaggi è giunto quasi alla meta. Nella serata di lunedì 4 marzo dal negoziato tra Consiglio e Parlamento europeo è uscito un testo di compromesso per il Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR) che quantifica la riduzione degli imballaggi e sostiene, con alcuni obiettivi vincolanti, il riuso (pur in maniera molto meno decisa rispetto alla proposta originaria della Commissione presentata nel 2022).
Frutto di lavori infuocati condotti con una presenza particolarmente ingombrante delle lobby produttive (la presidente dell’Europarlamento ha aperto un’indagine interna sull’attività dei lobbisti) le nuove misure, come spiegano Consiglio e Parlamento, “mirano a rendere più sicuri e sostenibili gli imballaggi utilizzati nell’Unione europea, imponendo che tutti siano riciclabili, riducendo al minimo la presenza di sostanze nocive, riducendo gli imballaggi non necessari, incrementando l’utilizzo di contenuti riciclati e migliorando la raccolta e il riciclaggio”.
In linea con la gerarchia europea dei rifiuti, la proposta mira a ridurre la produzione di rifiuti di imballaggio, anche fissando obiettivi vincolanti di riutilizzo e mettendo fuori legge alcuni tipi di confezioni monouso. L’accordo provvisorio dovrà essere ora sottoposto per approvazione (una procedura quasi esclusivamente formale, di solito) al Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) e alla Commissione Ambiente; poi alla plenaria del Parlamento europeo. Dopo di che verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore, ma sarà applicato 18 mesi dopo questa data.
Cosa prevede l’accordo sul Regolamento imballaggi
Le nuove norme sugli imballaggi intervengono su tutti gli anelli dell’economia circolare e della gerarchia europea dei rifiuti: non solo riciclo, quindi, ma anche prevenzione e riuso.
La proposta fissa infatti obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti da imballaggio:
- 5% rispetto al 2018 entro il 2030;
- 10% entro il 2035;
- 15% al 2040.
Vengono messe al bando alcune confezioni monouso in plastica: a partire dal 1° gennaio 2030 stop agli imballaggi per frutta e verdura fresca non trasformata (sotto il chilo e mezzo), agli imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, alle monoporzioni di salse, creme, zucchero, ai flaconcini per prodotti da toilette e alle pellicole termoretraibili per le valigie negli aeroporti.
Con le nuove norme arriveranno, come già per il riciclo, obiettivi vincolanti per il riuso degli imballaggi: ad esempio, almeno il 10% delle bevande alcoliche e non alcoliche (esclusi vino e vini aromatizzati, liquori, latte) dovranno essere vendute in contenitori riutilizzabili entro il 2030. Esentati dagli obiettivi di riutilizzo gli imballaggi in cartone.
Nella vendita di cibo e bevande da asporto, dal 2030 dovrà essere garantita ai consumatori la possibilità di utilizzare i propri contenitori, e gli Stati membri dovranno incentivare i ristoranti, le mense, i bar, le caffetterie e i servizi di catering a servire l’acqua del rubinetto.
Tutti gli imballaggi dovranno essere riciclabili e per gli imballaggi in plastica (o per le parti in plastica di imballaggi accoppiati) viene fissato un contenuto minimo riciclato.
I Paesi Ue, entro il 2025, dovranno ridurre il consumo di sacchetti di plastica leggeri, fino ad arrivare ad un massimo di 40 a persona. Previsto anche il divieto di utilizzare sacchetti di plastica molto leggeri (inferiori a 15 micron, ad esempio quelli offerti nei supermercati per la spesa sfusa). Vengono poi introdotti limiti per la presenza di sostanze pericolose (come PFAS, piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente) negli imballaggi a contatto con gli alimenti.