Una nuova tecnologia sviluppata da un team di ricercatori dell’Università di Aarhus permette di riconoscere i diversi tipi di plastica sulla base della loro struttura chimica. E migliorare la qualità del materiale riciclato.
Una nuova tecnologia, in grado di riconoscere le differenze tra le diverse tipologie di plastica e, in questo modo, aumentarne il tasso di riciclo. A svilupparla è stata l’Aarhus Universitet, che ha una lunga tradizione di ricerca nell’ambito dei nuovi materiali, in collaborazione con una serie di operatori del settore: Vestforbrænding, Dansk Affaldsminimering Aps e Plastix. Gli esperti sono stati mossi dall’intento di migliorare la qualità della plastica riciclata, nella consapevolezza che sia una strada obbligata per aumentare le percentuali di riciclo. L’equazione teorizzata insomma è migliorare i processi industriali per incentivare i consumatori a smaltire correttamente gli oggetti plastici a fine utilizzo.
Un nuovo modo per selezionare le plastiche
Gli esiti della ricerca e delle relative prove sul campo sono stati pubblicati sulla rivista internazionale Vibrational Spectroscopy, dedicata alle applicazioni della spettroscopia a infrarossi, con il titolo “Plastic classification via in-line hyperspectral camera analysis and unsupervised machine learning”. L’innovazione consente di separare la plastica sulla base della sua composizione chimica, ottenendo un grado di purezza più alto di quanto sia possibile oggi (l’attuale spettro di purezza è compreso tra il 75 e il 95% e l’intento è di ottenere in maniera stabile il livello più elevato), aprendo opportunità completamente nuove per riciclare il materiale. “Adesso siamo in grado di cogliere la differenza tra materie plastiche caratterizzate dagli stessi elementi chimici costitutivi, ma strutturate in modo leggermente diverso”, spiega Mogens Hinge, che guida il dipartimento di Ingegneria biologica e chimica dell’Università di Aarhus. “Attraverso una telecamera iperspettrale nell’area degli infrarossi e l’apprendimento automatico, possiamo analizzare e classificare il tipo di plastica direttamente sul nastro trasportatore. La plastica può quindi essere separata in diversi tipi, migliorandone così la qualità del riciclo”. Grazie anche a un finanziamento statale di 3 milioni di euro, i ricercatori di biologia e chimica dell’ateneo, insieme con gli specialisti delle aziende coinvolte, hanno potuto sperimentare la nuova tecnologia per quasi un anno. E secondo i ricercatori, questa innovazione è destinata a rivoluzionare il modo in cui le materie plastiche vengono separate. Attualmente si utilizza la tecnologia del vicino infrarosso (Nir) o il test di densità (galleggianti/lavaggi in acqua). E in entrambi i casi l’accuratezza risulta decisamente inferiore.