Con l’acronimo RAEE descriviamo i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Gli scarti appartenenti a questa categoria sono numerosi, e destinati ad aumentare. La tecnologia è infatti sempre più pervasiva nelle nostre vite e facciamo un uso sempre più diffuso di dispositivi di questo tipo. All’interno dei devices tecnologici che sono ormai quasi delle appendici del nostro corpo, tanto diffusamente li impieghiamo, sono contenute materie prime rare e ricercatissime, al giorno d’oggi. Esse si trasformano infatti in batterie e altre componenti elettroniche imprescindibili.
Producendo sempre più apparecchiature elettriche ed elettroniche, produciamo inevitabilmente anche sempre più RAEE. Pensiamo soltanto a quanti oggetti colleghiamo alla rete o utilizziamo sfruttando pile o batterie ogni singolo giorno. Al termine del loro ciclo di vita, divengono rifiuti del tipo cui è dedicato questo approfondimento. Quando i nostri dispositivi non funzionano più, come è bene gestirli?
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RAEE, un termine dal significato molto vasto
In quattro lettere comprendiamo un insieme di prodotti davvero molto ampio. All’interno della categoria possiamo infatti inserire telefoni, cellulari, oppure smartphone; computer, televisori, monitor, videogiochi e schede elettroniche; videocamere, videoregistratori e lettori dvd, termostati, rilevatori di fumo, calcolatrici oppure bilance e rasoi elettrici. Ma non solo. Includiamo anche stufette elettriche, ventilatori, impianti stereo, lampadari, apparecchi musicali, giocattoli e strumenti per tempo libero e sport, dispositivi medici, spazzolini elettrici e microonde, condizionatori, deumidificatori, cornici digitali, stampanti, fotocopiatrici, pannelli fotovoltaici, aspirapolvere, tostapane, bollitori, sveglie, orologi digitali e altri elettrodomestici.
Divenuti rifiuti, questi prodotti presentano tutti una certa difficoltà di gestione. Non sono infatti biodegradabili e presentano un’elevata tossicità per l’ambiente. Simultaneamente, sono ricchi di metalli quali rame, ferro, argento, oro oppure piombo, spesso difficili da reperire. È dunque davvero molto importante imparare a riciclare bene prodotti di questo tipo e riuscire a recuperare materie prime come queste, pronte a diventare parte di nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche.
La normativa per la gestione dei RAEE
Data l’onnipresenza della tecnologia nelle nostre vite, la Repubblica Italiana e l’UE hanno regolamentato da tempo lo smaltimento dei RAEE. La prima normativa in materia risale a diversi anni fa ed è stata aggiornata nel 2018. Prima di questa data rientravano nella categoria dei RAEE tutti gli elettrodomestici come computer, smartphone, TV, forni, lavatrici e radio. In aggiunta, si considerava tale anche ogni dispositivo elettrico ed elettronico – indipendentemente dalla sua taglia – guasto, o giunto a fine vita perché obsoleto e non più utilizzabile.
Dal 15 agosto 2018 è entrata in vigore una nuova regolamentazione, definita Open Scope. Di matrice europea, essa ha cambiato il modo di trattare e considerare alcuni dispositivi tra i più utilizzati, i quali non erano ancora parte di alcun raggruppamento specifico. Questa legge ha ridefinito il significato della sigla RAEE, ampliandone la portata, in modo da destinare un numero maggiore di prodotti alla raccolta differenziata e al recupero dei materiali.
Il decreto Open Scope
La direttiva Open Scope è entrata in vigore in Italia a Ferragosto del 2018, con il decreto legislativo attuativo numero 49 del 2014. Essa ha obbligato produttori di elettronica, importatori e chiunque venda, sotto il proprio marchio, apparecchiature elettriche ed elettroniche, a organizzare e finanziare il sistema di raccolta e recupero dei RAEE derivanti da quanto immetta sul mercato. L’ambito di applicazione include tutte le apparecchiature per le quali non sia prevista alcuna specifica esclusione. Da questa precisazione deriva il nome Open Scope. Il termine significa infatti ambito aperto.
In seguito all’adozione di Open Scope la categoria di merci e prodotti considerati AEE è stata considerevolmente allargata. Dal 2018 in poi, ricadono nella categoria anche gadget e periferiche sinora ignorati dalla raccolta differenziata elettronica. A partire dal 15 agosto di ormai 6 anni fa anche chiavette e cavetti USB, prolunghe elettriche e tutta la cavetteria varia necessaria al corretto funzionamento di dispositivi elettronici dovranno essere smaltiti seguendo le direttive e i percorsi RAEE. Quelli precedentemente riservati a elettrodomestici e apparecchiature elettriche ed elettroniche propriamente detti.
La nuova frontiera del rifiuto elettronico
Le nuove regole stabilite da Bruxelles e adottate dai Paesi membri hanno avuto un impatto notevole sul settore dello smaltimento dei rifiuti elettronici. Le stime europee parlano di un coinvolgimento di aziende molto superiore di quello pre – 2018 e di un volume di RAEE trattati pressoché raddoppiato rispetto agli scarti che venivano precedentemente considerati per il riciclo e il trattamento.
La differenziazione e lo smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche passa dai punti vendita. Chiunque vorrà disporre di elettrodomestici di piccole dimensioni (come un drive USB) troverà appositi contenitori presso gli esercenti del settore o potrà consegnare loro il suo prodotto. Nel caso invece di apparecchiature più voluminose, come lavastoviglie o televisori, il ritiro è garantito qualora si acquisti un prodotto di pari categoria e dimensione (1 contro 1).
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