Il provvedimento, all’esame della Camera dei deputati, sposta 600 milioni dalle bonifiche alle attività di decarbonizzazione dell’impianto di Acciaierie d’Italia. La protesta è unanime.
Quasi 600 milioni destinati alla bonifica delle aree inquinate dall’ex Ilva di Taranto saranno dedicati invece all’attività produttiva nel sito industriale, oggi di proprietà di Acciaierie d’Italia. Lo prevede il Decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2021, e ora all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. L’articolo 21 del Decreto stabilisce infatti che 575 milioni di euro, dei circa 1.200 sequestrati alla famiglia Riva e destinati alle bonifiche delle aree inquinate dall’Ilva di Taranto, vengano impiegati per la “decarbonizzazione” dell’impianto di Acciaierie d’Italia (primo gruppo siderurgico italiano, partecipato al 62% da ArcelorMittal e al 38% da Invitalia).
Proteste bipartisan
Amplissimo lo schieramento di chi accusa il Governo. A partire dal territorio. Parla di “scippo” Massimo Castellana, rappresentante legale del Comitato Cittadino Salute e Ambiente, cui aderiscono diverse associazioni di Taranto, e portavoce dell’associazione Genitori Tarantini: “Quei soldi verranno usati per la finta decarbonizzazione. I soliti giochini”. Le segreterie territoriali dei sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm hanno inviato una lettera ai commissari straordinari di Ilva e alla Presidenza del Consiglio dei ministri: “Riteniamo del tutto ingiustificabile tale provvedimento da parte del Governo Draghi e di tutta la maggioranza che lo sostiene”. Protestano gli ambientalisti: “Va immediatamente stralciato dal Decreto Milleproroghe l’inaccettabile spostamento delle risorse dedicate alle bonifiche – hanno affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – perché la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico deve andare di pari passo col risanamento ambientale dei siti inquinati”. Protestano i partiti. “L’ennesimo scippo al territorio tarantino, una scelta che nessun membro dell’esecutivo ha voluto spiegare”, denuncia in una nota Vincenza Labriola, deputata pugliese di Forza Italia, che chiede all’esecutivo di stralciare l’articolo 21. Articolo che Silvia Fregolent, capogruppo Italia Viva in Commissione Ambiente della Camera, definisce un “colpo di mano inaccettabile”. E ancora: “La decarbonizzazione degli impianti siderurgici dell’Ex Ilva è una priorità, la cui realizzazione però non può avvenire a detrimento delle bonifiche ambientali da completare nel territorio tarantino. Il Milleproroghe non sembra andare nella direzione giusta, ossia quella di dare a Taranto una prospettiva di sostenibilità senza dimenticarsi di farsi carico e riparare i gravi danni del passato”, ha affermato Ubaldo Pagano, deputato pugliese e capogruppo del Pd in Commissione Bilancio. I parlamentari del Movimento 5 Stelle Gianpaolo Cassese e Mario Turco ritengono che “modificare la destinazione di queste importanti risorse per dirottarle su investimenti nel ciclo produttivo dell’acciaio, spacciandoli per progetti di decarbonizzazione, non è solo uno schiaffo alle future generazioni tarantine ma rischia di divenire anche un aiuto di Stato non concedibile”. Secondo l’eurodeputata tarantina del gruppo dei Greens al Parlamento europeo, Rosa D’Amato, la scelta del Governo sarebbe un insulto ai tarantini, l’ennesimo. “Uno scippo che sa di aiuto di Stato o un aiuto di Stato che sa di scippo”.