Il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato l’elenco dei Comuni interessati dalle 51 aree idonee ad ospitare il Deposito nazionale delle scorie radioattive e il Parco tecnologico. Ma la Carta nazionale è ancora una proposta. C’è un mese per eventuali autocandidature.
Sono online le 51 aree idonee a ospitare il Deposito nazionale italiano di scorie radioattive. L’elenco è stato pubblicato il 13 dicembre dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e individua le zone i cui requisiti rispondono ai parametri necessari a consentire lo stoccaggio definitivo dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività del nostro Paese. Insieme al Deposito, l’area individuata ospiterà anche un Parco tecnologico.
Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna e Sicilia sono le Regioni che rientrano nella Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) alla localizzazione del Deposito nazionale di scorie nucleari. Rispetto alla prima carta del 2021, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, esce la Toscana.
Deposito delle scorie radioattive: quali sono i Comuni idonei
I Comuni interessati dalle aree idonee sono:
- in Basilicata: Matera, Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Irsina (tutti in provincia di Matera), Genzano di Lucania (provincia di Potenza);
- in Puglia: Altamura e Gravina di Puglia (in provincia di Bari), Laterza (Taranto);
- in Piemonte: Alessandria, Bosco Marengo, Novi Ligure, Oviglio, Quargnento, Castelnuovo Bormida, Sezzadio, Fubine Monferrato (tutti in provincia di Alessandria);
- in Sardegna: Albagiara, Assolo, Usellus (provincia di Oristano), Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus, Guasila (nella provincia del Sud Sardegna);
- in Sicilia: Trapani e Calatafimi-Segesta (Trapani).
I criteri di sicurezza per individuare le aree idonee
La Carta è stata elaborata da Sogin (la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, che dovrà realizzare e gestire l’impianto) sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del Seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che conteneva 67 località, e approvata dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin). La Carta nazionale delle aree idonee individua 51 zone i cui requisiti sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture. Fra i 28 criteri di sicurezza fissati da Isin:
- la lontananza da zone vulcaniche, sismiche, di faglia e a rischio dissesto;
- la lontananza da insediamenti civili, industriali e militari;
- l’esclusione di aree naturali protette;
- le aree oltre i 700 metri sul livello del mare e a meno di 5 km dalla costa;
- le aree con presenza di miniere e pozzi di petrolio o gas;
- le aree di interesse agricolo, archeologico e storico;
- la disponibilità di infrastrutture di trasporto.
La Carta delle aree idonee non è definitiva
La Carta non è definitiva, ma solo una proposta. “Entro 30 giorni dalla sua pubblicazione – spiega il Ministero dell’Ambiente in una nota – gli enti territoriali le cui aree non sono presenti nella proposta di Cnai, nonché il Ministero della Difesa per le strutture militari interessate, possono presentare la propria autocandidatura a ospitare il Deposito nazionale e il Parco tecnologico e chiedere al Mase e alla Sogin di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l’eventuale idoneità. Possono inoltre presentare la propria autocandidatura, entro lo stesso termine, anche gli enti territoriali le cui aree sono presenti nella proposta di Cnai”. Altre aree potrebbero quindi aggiungersi all’elenco. E, dopo anni di attese e polemiche, i tempi per la costruzione del deposito si profilano ancora lunghi.