La parola giapponese daisugi significa letteralmente tavolo di cedro. Questo nome è stato assegnato a una particolare tecnica di silvicoltura. Essa è molto antica ed era tradizionalmente impiegata nella foresta di Kitayama, a nord della storica capitale di Kyoto. Si tratta di un bosco di cedri, alberi che producono un legno pregiato, molto duro. Questo materiale è l’ideale per costruire: case, mobili, imbarcazioni, oggetti di utilizzo quotidiano… il legno di Kitayama era ampiamente utilizzato, tanto che si temeva per l’integrità della foresta. Per tutelarla si decise allora di preservare gli alberi. La tecnica di daisugi consente di fare esattamente questo, perché non richiede l’abbattimento.
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La storia della tecnica di daisugi
Come funziona la tecnica di daisugi
La storia della tecnica di daisugi
La cultura giapponese non finisce mai di stupirci. Tra le numerose storie e filosofie di vita che ci propone c’è quest’antichissima tecnica di silvicoltura nota come daisugi che permette, letteralmente, di ottenere legna senza rimuovere l’albero.
Il metodo risale al 1300 circa e si deve agli abitanti di Kitayama. Ci troviamo in una zona montuosa situata circa 20 chilometri a nord-ovest di Kyoto. Sui ripidi pendii di questa zona è molto difficile piantare alberi e gli abitanti volevano evitare di restare senza legno, a seguito del disboscamento. Al tempo esso era infatti, di gran lunga, la materia prima più ricercata e sfruttata. Perché tutti potessero farne uso e nessuno restasse senza, si decise così di trovare un modo per abbassare il numero delle piantumazioni senza rallentare i ritmi di raccolta.
Il metodo che oggi conosciamo come tecnica di daisugi si ispira chiaramente all’arte del bonsai. L’idea fu quella di innestare su ampia scala, impedendo la morte della pianta ma consentendo la moltiplicazione delle sue ramificazioni. Queste ultime possono fornire il legname necessario senza che il boscaiolo debba accanirsi sul tronco della pianta. Si tratta di una tecnica indubbiamente laboriosa, ma capace di combattere la deforestazione e produrre legna di alta qualità.
Alberi per il daisugi
La tecnica di daisugi si utilizza principalmente con gli alberi di crittomeria, anche noti come cedri rossi del Giappone, i quali molto spesso vengono piantati appositamente per lo scopo. La metodologia è rigida e precisa ed è necessario seguirla appieno se si vuole evitare di danneggiare la pianta e tutelarne i nuovi germogli, dai quali dipende la fornitura futura di legname. Il legno allevato in questa maniera si sviluppa perfettamente per la costruzione: esso si caratterizza infatti per la perfetta uniformità, l’assenza di nodi e la mancanza di curve e deviazioni.
La predilezione per questo tipo di alberi si deve alla loro levigatura. Non a caso erano utilizzati per realizzare eleganti sale da té già secoli fa. Oggi la richiesta di legno trattato in questa maniera è considerevolmente diminuita, sebbene non scomparsa del tutto. Esistono ancora appassionati che ricercano il cedro di Kitayama e numerose aziende e associazioni locali sono ancora in grado di consegnarglielo, grazie a una tecnologia che si è tramandata nel tempo.
Come funziona la tecnica di daisugi
Come si è anticipato, la caratteristica fondamentale del daisugi è quella di non abbattere alberi. Com’è possibile procurarsi legno senza tagliare alcuna pianta? Il segreto sta tutto nella potatura. Questa, portata avanti rigorosamente a mano da 7 secoli, fa in modo che da ogni tronco possano uscirne molti altri, in modo da avere sempre legna a disposizione senza intaccare la pianta madre. I cedri trattati con la tecnica di daisugi sono in grado di produrre legname anche per 300 anni. L’albero madre del cedro di Kitayama, ribattezzato Shirosugi, ha 500 anni d’età.
I fusti figli, se così vogliamo definirli per chiarezza, partono dal centro dell’albero madre e si ergono in verticale con maggiore forza, flessibilità e densità rispetto a una pianta interrata. Ciò li rende perfetti per le costruzioni. Il daisugi allunga enormemente la vita della pianta, la quale ha modo di crescere e germogliare usando il proprio legno, che non viene mai tagliato. Il cedro diventa, di fatto, un bonsai gigante. Ciò garantisce un colpo d’occhio invidiabile, suggestivo e affascinante, che rende la foresta di Kitayama unica al mondo.
La singola pianta fornisce da una dozzina a un centinaio di tronchi ed è possibile raccoglierli ogni vent’anni circa. I rami inferiori vengono tagliati e si fanno crescere soltanto quelli superiori, che diventeranno il letto delle piante sulla pianta non appena i germogli sbocceranno.
I vantaggi di questo metodo
Il legno del cedro trattato con tecnica di daisugi è due volte più resistente di quello normale, e fino al 40% più flessibile. La forma diritta lo rende ideale per costituire travi e soffitti, elementi che richiedono resistenza e non disdegnano il rispetto di certi canoni estetici. Tra le case del Giappone più rurale e meno gentrificato non sono rari i giardini dove è possibile scorgere cedri daisugi. La loro strana conformazione, affascinante e particolare, gli rende ideali per arricchire uno spazio verde.
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