Con l’approvazione del ddl “salva mare” i pescatori potranno portare a terra la plastica recuperata con le reti. Un’azione che oggi è considerata reato di trasporto illecito di rifiuti.
Su ampi tratti dei fondali marini ci sono più rifiuti che pesci. La situazione nel Mediterraneo è da allarme rosso e richiede un cambio di rotta immediato. Secondo i ricercatori dell’Università di Cagliari meno dell’1% dei rifiuti che finiscono in mare è visibile, perché viene spiaggiato o galleggia in superficie, il restante 99% finisce sul fondo: plastiche, metalli, vetro, ceramica, attrezzature da pesca, tessuti e carte.
In arrivo il DDL Salva mare
Sulla scia del “Fishing for litter” scozzese del 2005, prima iniziativa approvata in Europa per chiedere il contributo dei pescatori nella pulizia dei mari, anche in Italia lentamente avanza la discussione sul disegno di legge “Salva mare”, che raccoglie le proposte di numerose associazioni legate al settore della pesca. Secondo il ddl, i pescatori potranno portare a terra la plastica recuperata con le reti, in modo da avviarla al riciclo. La novità non è di poco conto, considerato che oggi i pescatori sono costretti a ributtarla in mare, perchè portarla a terra configura il reato penale di trasporto illegale di rifiuti. Con la nuova norma, i pescherecci potranno ottenere un certificato ambientale per trasportare nei porti i rifiuti recuperati e, per i pescatori, verranno introdotti dei meccanismi di premialità. Accade già in diverse località costiere della Penisola dove sono in corso progetti pilota e nei porti sono stati allestiti punti di raccolta. Tutto il materiale raccolto viene gestito da Corepla, il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi in plastica, che si occupa del riciclo e del corretto smaltimento dei rifiuti. Verrà inoltre istituita una flotta antinquinamento composta da 32 imbarcazioni specializzate, di cui nove già all’opera nei porti di Genova, Civitavecchia e Salerno. Per quanto importante, quello dei pescatori sarebbe comunque un contributo soprattutto culturale. Perché la pesca a strascico ogni anno potrebbe rimuovere solo una quantità minima dei rifiuti presenti in fondo al mare. La vera rivoluzione inizia dalla prevenzione: dall’evitare cioè di gettare i rifiuti in mare. Ecco perché, tra le altre misure previste dal ddl, ci sono la promozione nelle scuole di ogni ordine e grado di attività di formazione sulla tutela dell’ambiente, il corretto conferimento dei rifiuti, la riduzione dell’utilizzo della plastica e sui sistemi di riutilizzo di beni e prodotti a fine ciclo. Quanto al percorso parlamentare, il disegno di legge – non calendarizzato come urgente – è stato approvato alla Camera quasi due anni fa. Dalla discussione in Senato è uscito un testo modificato, così per il via libera definitivo e la trasformazione in legge occorrerà un’altra pronuncia di Montecitorio.