Alcuni capoluoghi italiani hanno meno di 5 alberi ogni 100 abitanti, nonostante l’Italia si sia dotata dal 2013 di uno strumento normativo per lo sviluppo degli spazi verdi urbani. Legambiente lancia 5 proposte al Governo.
Le foreste urbane e periurbane giocano un ruolo fondamentale per rigenerare le città e migliorare la salute pubblica, ma le città italiane sono in forte ritardo: faticano ad essere sostenibili e più verdi. A fare il punto sullo stato di salute delle foreste italiane, in particolare su quelle cittadine, è Legambiente con il report Foreste 2023, con un focus specifico dedicato proprio alle città. “Ripensare e rigenerare le aree urbane rendendole più verdi, sostenibili e accessibili – ha detto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – significa prendersi cura della salute di cittadine e cittadini e rendere le città più resilienti alla crisi climatica”.
Quali sono i vantaggi delle foreste urbane
Un ettaro di foresta urbana rimuove mediamente 8,5 kg di PM10 all’anno e 36 kg circa di ozonoall’anno.Sono le stime effettuate dall’associazione elaborando studi sulla capacità delle foreste di rimuovere PM10 e ozono e i dati sulla qualità dell’aria di 10 città metropolitane italiane. Inoltre,secondostime Fao, aumentare del 10% gli spazi verdi urbani può contribuire a ritardare l’insorgere di problemi di salute di ben 5 anni.
Gli alberi in città:
- hanno una funzione sociale, culturale ed estetica;
- favoriscono l’approvvigionamento dell’acqua;
- incrementano la permeabilizzazione del suolo;
- costituiscono rifugio per fauna e biodiversità;
- riducono l’effetto “isola di calore”;
- trattengono gli inquinanti atmosferici;
- attutiscono i rumori fino al 70%.
Lo sviluppo del verde urbano va a rilento
Da anni i boschi e le foreste in Italia stanno crescendo: oggi coprono quasi il 37% del territorio nazionale, circa 11 milioni di ettari. Ma il verde nelle aree urbane fa da contraltare e, stando alle rilevazioni di Legambiente, non cresce altrettanto in fretta, nonostante gli obiettivi europei (la Strategia europea sulla biodiversità propone di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030) e globali (l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile chiede città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili). Nel 2022 su 105 capoluoghi monitorati dall’associazione ambientalista, la media è di soli 24 alberi ogni 100 abitanti. Nel dettaglio: 43 città hanno 20 o più alberi ogni 100 abitanti, 18 città meno di 10 alberi e 10 città 5 o meno di 5 alberi ogni 100 abitanti. Le più virtuose sono Modena (117 alberi/100abitanti) Cremona (99) e Trieste (96), anche se la contabilizzazione del verde da parte degli enti locali non sembra ancora del tutto univoca. Eppure, il nostro Paese 10 anni fa si è dotato di uno strumento normativo ad hoc: la Legge n. 10/2013 “Nuove norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, secondo la quale i Comuni sopra i 15mila abitanti dovrebbero dotarsi di un catasto degli alberi, piantare un albero per ogni bambino nuovo nato e produrre un bilancio del verde a fine mandato. Ma i ritardi nell’attuazione della legge sono evidenti.
Le 5 proposte per lo sviluppo delle foreste e del verde urbano
Di fronte a questi ritardi, dal VI Forum nazionale sulla Bioeconomia delle Foreste è arrivato un appello al Governo e alle istituzioni, ai quali Legambiente indica cinque azioni prioritarie, tre delle quali riguardano esplicitamente le città:
1) implementare gli impegni per la Strategia forestale nazionale per raggiungere i target al 2030 di aumento della capacità di assorbimento della CO2 di superfici e suoli forestali e di rafforzamento della bioeconomia circolare;
2) piena applicazione della Legge per lo sviluppo degli spazi verdi urbani;
3) incentivare la nascita di cluster regionali di soggetti pubblici e privati che possano sviluppare la produzione interna di prodotti forestali e accelerare la transizione ecologica in edilizia, attraverso la sostituzione di plastica e cemento con il legname;
4) completare con successo i progetti del PNRR dedicati al verde urbano, scongiurandone i tagli previsti;
5) promuovere un piano nazionale di messa a dimora di alberi e il verde pubblico urbano, puntando sulla crescita sostenibile del vivaismo e la ripresa dei vivai pubblici.