La Regione Abruzzo ha pubblicato le sue linee guida per la bonifica delle ex discariche, individuando i siti orfani potenzialmente recuperabili a fini energetici. E analizzando tutti i vantaggi delle fitotecnologie.
La Regione Abruzzo ha recentemente pubblicato un corposo documento per la rigenerazione di discariche esaurite attraverso progetti per la produzione di energia rinnovabile, in collaborazione con ISPRA, Crea e Istituto Superiore di Sanità. Il frutto di questo lavoro sono delle Linee guida sui sistemi di messa in sicurezza, sulle tecnologie di bonifica e sulla progettazione di produzione di energia rinnovabile in aree contaminate o potenzialmente contaminate classificate come siti orfani. Una questione che riguarda non solo il tema del risanamento territoriale e della salute, ma che si inserisce anche in quello più vasto degli obiettivi europei e nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 e al 2050 e del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima.
Secondo lo studio, molte ex discariche di rifiuti solidi urbani in Abruzzo sono particolarmente idonee per lo sviluppo combinato di solare e forestale, perché situate vicino a infrastrutture critiche – come linee di trasmissione elettrica, strade, ecc. – o ad aree pianeggianti con elevata domanda di energia da parte dei centri urbani. Per le aree non congeniali al fotovoltaico, per ragioni di esposizione, dimensione o contaminazione, le linee guida propongono una conversione completa in aree forestali, attraverso tecniche di fitorimedio, che utilizzano le piante per il risanamento del suolo.
Che cosa sono i siti orfani
I cosiddetti siti orfani sono siti contaminati che non sono stati bonificati dai responsabili dell’inquinamento o dai proprietari dei terreni, perché sconosciuti o inadempienti. Il loro recupero economico e ambientale rientra tra gli obiettivi della normativa comunitaria e lo scorso anno il Ministero della Transizione ecologica ha definito i criteri a cui devono rispondere gli interventi di bonifica su queste aree, per accedere ai finanziamenti del PNRR. Le Linee guida pubblicate dalla Regione Abruzzo sono destinate ai siti orfani di discariche esaurite: siti di dimensioni limitate, dove sono stati smaltiti prevalentemente rifiuti urbani, che hanno determinato una ridotta contaminazione del suolo e delle acque. L’obiettivo del documento è anche quello di fare il punto sulle possibilità di intervento sulle aree potenzialmente contaminate, che secondo la normativa non rientrano nelle procedure di bonifica e non hanno quindi accesso ai finanziamenti. Così come per molti siti orfani che hanno un impatto limitato alle acque sotterranee. In questo caso i finanziamenti – si legge nel documento – potrebbero essere reperiti a seguito della loro bonifica con tecniche verdi, dai costi contenuti e sostenibili, e del loro utilizzo come aree da destinare alle fonti di energia rinnovabile.
Fotovoltaico in discarica: quando è possibile farlo
Secondo le Linee guida, i siti di discarica dismessa censiti in Abruzzo e potenzialmente recuperabili a fini energetici sono 412, di cui 131 in provincia di Chieti, 59 in provincia di Teramo, 72 in quella di Pescara e 150 in quella dell’Aquila. Le Linee Guida propongono per questi siti una procedura di valutazione del rischio innovativa per le discariche, basata sul principio di “fit for use”; e una scelta delle tecnologie di bonifica in base alle condizioni specifiche del sito e strategica per l’area. Inoltre, le Linee guida suggeriscono un modello di scelta della soluzione più idonea di riutilizzo del sito, a seconda delle caratteristiche dell’area, delle tecnologie di bonifica utilizzate e delle modalità di recupero. Per un possibile sviluppo fotovoltaico, la posizione del sito rappresenta un elemento fondamentale da valutare: idealmente l’area dovrebbe essere pianeggiante o posizionata leggermente verso sud, senza colline troppo alte sui versanti sud, ovest ed est, nè montagne o alberi troppo vicini o alti, per consentire il massimo irraggiamento solare. Inoltre, impianti per la produzione di 100 kW necessitano una superficie di almeno 1.500 mq, mentre impianti tra 1 – 10 MW necessitano di aree tra i 30 mila e 200 mila mq.
Fitotecnologie: quali sono i vantaggi
Le fitotecnologie utilizzano piante erbacee, arbusti o alberi per la bonifica o il contenimento dei contaminanti nel suolo, nell’acqua o nel sedimento, e rappresentano un’alternativa vantaggiosa a quelle tradizionali, per i costi più contenuti, l’applicabilità in caso di bassi livelli di inquinamento su superfici estese e la presenza di differenti tipi di inquinanti. Per la copertura delle discariche a fine vita, è possibile fare ricorso al fitocapping, ossia utilizzare le piante per realizzare la copertura dei terreni e ridurre l’ingresso di acqua nella discarica. A fine vita infatti, le discariche vengono usualmente coperte con la realizzazione di una vera e propria barriera, per ridurre i fenomeni di percolazione e di emissione dei biogas. Secondo le Linee guida della Regione l’utilizzo del fitocapping presenta diversi vantaggi:
- la riduzione dei fenomeni di percolazione attraverso l’intercettazione delle precipitazioni da parte delle chiome degli alberi;
- l’accumulo di umidità negli strati di suolo e l’evaporazione dell’acqua accumulata;
- l’aumento di stabilità della copertura;
- la riduzione dell’erosione dei materiali di copertura;
- la riduzione della dispersione di polveri attraverso il vento;
- l’aumento della diversità biologica;
- il sequestro della CO2;
- l’innesco di fenomeni di biodegradazione microbica del metano generato nel suolo;
- miglioramento paesaggistico;
- vantaggi economici dalla valorizzazione energetica della vegetazione.