Quanto può essere ambizioso un progetto che mira apertamente a invertire la traiettoria del surriscaldamento globale? Non troppo secondo i membri di Project Drawdown. Parliamo di un’organizzazione senza scopo di lucro, fondata nel 2014. Essa sostiene, e incoraggia in prima persona, ogni sforzo atto a promuovere un’azione efficace per il clima. I coinvolti si sono dati un’obiettivo preciso: portare il mondo a raggiungere il drawdown nella maniera più rapida, sicura ed equa possibile.
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Che cos’è il drawdown?
Il termine inglese drawdown – traducibile in un italiano letterale con la parola prelievo – è stato utilizzato in ambito ambientale, per la prima volta, dall’imprenditore e ambientalista californiano Paul Hawken. Esso ha pubblicato, con il contributo di oltre 200 scienziati, una sorta di atlante comprendente soluzioni e strategie che mirano a invertire il cambiamento climatico. Il punto di partenza è una presa di coscienza sul fatto che il cambiamento climatico sia irreversibile una volta avviato. È perciò necessario invertire la tendenza finché sia possibile.
Dal momento che siamo vicinissimi al punto di non ritorno – che sarebbe già stato oltrepassato secondo gli scienziati più pessimisti – rallentare il global warming non è più sufficiente. Occorre invertire il fenomeno. Project Drawdown lancia un guanto di sfida. Muoviamoci tutti insieme, facciamolo subito e in ogni ambito della nostra vita.
In termini atmosferici, con l’espressione drawdown definiamo quel momento in cui la produzione di tutti i gas serra derivati dall’azione dell’uomo sul pianeta raggiunge il picco. Da lì in avanti, tali emissioni non possono che iniziare a diminuire. Idealmente, di anno in anno saranno sempre meno. Sfortunatamente, non esiste alcun piano governativo o internazionale con l’obiettivo di raggiungere tale soglia. Con questa consapevolezza, Hawken ha deciso di identificare, misurare e modellare alcune soluzioni per raggiungere il drawdown point in meno di 30 anni. Le ha raccolte e riproposte nel suo libro. Alla pubblicazione è seguito il lancio del progetto.
La missione di Project Drawdown
Il bestseller di Hawken è uscito nel 2017, pubblicato dal New York Times. Project Drawdown esisteva già da circa 3 anni e aveva dimostrato come, di fatto, fossero disponibili soluzioni capaci di arrestare il surriscaldamento globale prima e invertirlo poi. Mancava però una piattaforma che si impegnasse in prima persona a coordinare e sostenere la costellazione di sforzi necessari a promuovere un’azione efficace per il clima e traghettare il pianeta verso il drawdown.
Per tal motivo si è scelto di crearla. Project Drawdown si pone come una risorsa di riferimento; la soluzione per chi sia alla ricerca di informazioni, stimoli e approfondimenti su come combattere, in maniera ecologica e sostenibile, la battaglia per l’ambiente. I collaboratori del progetto rivedono, valutano e promuovono misure, pratiche e tecnologie che mirano ad arginare e ridurre l’eccesso di gas serra presente nell’atmosfera. Il modus operandi è interattivo e al passo con i tempi: si sfruttano i media e si collabora con città, università, aziende, comunità, politici, educatori, attivisti e associazioni filantropiche al fine di comunicare la necessità di una decisa accelerazione a livello globale.
Per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero occorre una certa consapevolezza. L’intera ricerca, le analisi e la contezza di Project Drawdown confluiscono in Drawdown Learn, un’iniziativa di ampia portata che incoraggia l’istruzione e l’apprendimento di soluzioni climatiche avanzate, le quali possono davvero condurci per mano verso il picco della produzione dei gas serra. Le risorse educative messe a disposizione dal progetto sono gratuite e si basano su valutazione e revisione scientifica.
Gli obiettivi di Project Drawdown e come raggiungerli
Project Drawdown si è dato l’ambizioso obiettivo di fermare l’aumento di gas serra entro il 2050. Per riuscire nell’intento, occorrerà rendere scalabili le soluzioni. Le strategie contro il cambiamento climatico esistono già, ma spesso non le conosciamo neppure. Ciò significa che non sono ancora adottate su ampia scala, oppure che non dispongono di una diffusione tale da avere un effetto decisivo sull’impatto ambientale e il clima mondiale. Tale questione va risolta perché queste tecnologie devono poter crescere e diffondersi.
Di quali tecnologie stiamo parlando? Project Drawdown ha elencato 6 passi da intraprendere subito per puntare alle emissioni 0:
- Smaltire condizionatori e impianti di raffreddamento obsoleti. Molti dei refrigeratori più vecchi utilizzano Freon e idroclorofluorocarburo, composti chimici che danneggiano l’ozono atmosferico. Occorre sostituirli con impianti che sfruttino ammonio e propanio, naturali e non nocivi.
- Incentivare l’eolico, la migliore fonte di energia rinnovabile. Competitivi, non inquinanti e completamente liberi da sfruttamento di petrolio, questi impianti diventano produttivi in un anno se posizionati in maniera strategica dove c’è forte esposizione e consumano meno dell’1% di terreno.
- Ridurre lo spreco alimentare. Gli scarti delle nostre tavole sono responsabili dell’8% del CO2 prodotto a livello mondiale.
- Evitare di consumare carne. Un quinto delle emissioni sono legate all’allevamento. Si stima che se i bovini fossero una nazione politicamente riconosciuta, sarebbero responsabili di più del 30% della produzione mondiale di gas serra!
- Difendere la foresta tropicale. Com’è risaputo, gli alberi sono la nostra fabbrica di ossigeno. Essi catturano carbonio e ci offrono salute, rifugio e lavoro. Sarebbe sciocco perseverare nel disboscamento senza sosta, vero?
- Favorire l’istruzione femminile. Soluzione meno immediata delle precedenti ma che va comunque presa in considerazione: le donne istruite hanno meno figli, possono lavorare e contribuire economicamente. Inoltre, si ammalano meno. Tutti aspetti che si traducono in un minore impatto sul pianeta.
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