Ampiamente utilizzata all’estero per gestire la conflittualità sociale legata alla dislocazione di impianti industriali, la pratica del Residential Advisory Board da qualche anno si sperimenta anche in Italia.
I grandi temi globali sul futuro del nostro pianeta, dal surriscaldamento all’invasione della plastica negli oceani, convivono con una moltitudine di conflitti locali tra comitati di cittadini, aziende e istituzioni. La crescita della sensibilità ambientale ha moltiplicato la nascita di associazioni e movimenti che si schierano contro le attività di inceneritori e siti industriali, il dislocamento di discariche, i depositi di carburante. Contrapposizioni spesso distruttive, che non trovano un luogo di confronto. Da qualche anno, per gestire queste tensioni sociali si sta sperimentando in Italia una pratica già ampiamente utilizzata all’estero: il Residential Advisory Board (RAB).
Dall’Olanda all’Italia
Il RAB è stato sperimentato per la prima volta alla fine degli anni Novanta, alla periferia di Rotterdam, dove sorge uno stabilimento della Shell. Come metodo, ma anche come luogo dove impresa e comunità locale si confrontano attraverso un modello di consultazione diretta: i rappresentanti delle diverse parti in causa si siedono ad un tavolo per discutere e confrontarsi sui temi d’interesse. In questo modo, invece di sfociare in manifestazioni di protesta, interrogazioni nelle sedi istituzionali o, nei casi peggiori, finire nel silenzio dell’azienda, il conflitto viene incanalato e gestito. ll format è stato adottato anche in diverse città italiane, rendendo possibile organizzare il contributo dei cittadini nella realizzazione di progetti che impattano sulla comunità. Un po’ di storia: il primo RAB italiano si è costituito nel 2005 a Ferrara, dove Herambiente gestisce un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti. Il RAB ha permesso ai cittadini di essere più informati sulle attività e l’impatto ambientale del sito, superando le tensioni iniziali e rafforzando il dialogo con l’azienda, in direzione di una sempre maggiore trasparenza. L’esito positivo dell’esperienza ha permesso l’avvio di progetti simili a Sesto San Giovanni e Bassano del Grappa, mentre in queste settimane sta nascendo il RAB di Imola, in cui cittadini e gestori dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari si confronteranno su come ridurre il rumore creato dalle corse di auto e moto.
Cosa fa il RAB
Il RAB è composto da cittadini e rappresentanti delle imprese, supportati anche da esperti esterni. Il suo obiettivo è soddisfare le esigenze di informazione e comunicazione necessarie per il confronto tra residenti e azienda. In concreto: raccoglie le istanze di singoli cittadini, comitati, associazioni; individua gli argomenti da approfondire; discute, anche attraverso l’apporto di esperti esterni, le possibili soluzioni da assumere per risolvere i problemi. Il RAB può essere promosso dai cittadini, dalle istituzioni e dalle aziende. Il numero dei componenti non è fisso, così come le modalità di scelta dei cittadini che ne fanno parte: possono essere eletti oppure indicati in un’assemblea. Si tratta di uno strumento consultivo, senza nessun potere, ma utile perché permette un confronto diretto e aperto tra le parti in causa, promuove una maggiore trasparenza da parte delle aziende e mette in risalto le esigenze dei cittadini. Con il dialogo l’azienda può comprendere meglio i problemi e le necessità e dare risposte più puntuali.