Un gruppo di agronomi specializzati e comunicatori ambientali girano l’Italia per analizzare i terreni e rilevare eventuali sostanze chimiche in eccesso.
Monitorare la qualità dei suoli, attraversando l’Italia dal nord al sud. È questo l’obiettivo della “Compagnia del Suolo”, una campagna di sensibilizzazione promossa da FederBio insieme a Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente, Slow Food e Wwf, che farà tappa in 9 Regioni fino alla prima metà di ottobre.
La Compagnia, composta da tre giovani esperti di comunicazione ambientale e da agronomi qualificati, si ferma nei campi biologici e in quelli convenzionali, prelevando campioni di suolo che vengono poi esaminati da un laboratorio specializzato per verificare la presenza nei terreni di sostanze chimiche derivate dall’uso di insetticidi, diserbanti, fungicidi. I risultati delle analisi saranno presentati e discussi in un evento finale che si terrà a Roma a inizio novembre.
Il biologico per la conservazione della biodiversità
“L’agricoltura ha bisogno di suoli puliti e fertili”, dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio. “E in questo momento la pratica agroecologica che registra il maggior successo, in termini ambientali e di salute, è il biologico. I dati del Crea (Consiglio di ricerca per l’agricoltura) confermano la capacità del biologico di raggiungere contemporaneamente vari obiettivi: mantenere la biodiversità, assicurare la fertilità dei suoli, superare l’uso di prodotti chimici di sintesi”.
Da qui nasce l’idea di lanciare La Compagnia del Suolo e coinvolgere gli agricoltori biologici e quelli convenzionali per mettere a confronto le differenti pratiche di coltivazione.
“Non vogliamo salire in cattedra – spiega Mammuccini – nè dare pagelle, ma semplicemente sottolineare che i primi a fare le spese di una gestione insostenibile del suolo sono gli agricoltori e i cittadini. E supportare gli agricoltori che vogliano adottare pratiche agro-ecologiche fa parte, dal nostro punto di vista, della transizione ecologica”.
Nicola Moscheni è uno dei tre comunicatori ambientali coinvolti. “Le differenze tra le tecniche di coltivazione saltano agli occhi – afferma -. I terreni coltivati in modo bio appaiono diversi da quelli convenzionali: molto più ricchi in termini di biodiversità. Ma saranno i risultati delle analisi che presenteremo a novembre a parlare: invitiamo tutti a seguirci in questo viaggio”.
Conoscere l’impatto ambientale, primo passo verso la sostenibilità
Moscheni sottolinea che la campagna sta centrando l’obiettivo prefissato, cioè “sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del suolo, una risorsa di cui si parla purtroppo ancora troppo poco”. Mentre gli agricoltori sono già molto consapevoli di cosa contengono i terreni che utilizzano, ma sono curiosi di conoscere l’esito dell’indagine.
“In ogni caso – aggiunge Moscheni – la conoscenza approfondita del proprio impatto sull’ambiente e sul suolo è il primo passo verso un orizzonte di maggiore sostenibilità”.