Riprende a Novara il processo a carico dell’industriale Stephen Schmidheiny, proprietario dell’ex fabbrica Eternit, ritenuto responsabile della morte di 392 persone vittime dell’amianto, nel territorio di Casale Monferrato.
Dopo la pausa estiva ha riaperto i battenti presso la Corte d’Assise di Novara il processo Eternit Bis, a carico dell’industriale svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone vittime dell’amianto, di cui 62 lavoratori e 330 in conseguenza dell’esposizione ambientale.
Il precedente
Schmidheiny, proprietario dell’azienda tra il 1976 e il 1986 (anno di chiusura dello stabilimento che produceva manufatti dal 1906), è già stato condannato per disastro ambientale nel primo processo conclusosi dodici anni fa, ma non ha scontato un giorno di carcere perché la Cassazione ha dichiarato prescritto il reato.
Proprio per evitare un esito analogo, a metà luglio l’accusa ha chiesto e ottenuto una sforbiciata dei testi da sentire, da quasi 1.300 a un centinaio circa. Non sono sfuggiti al taglio figure storiche come Nicola Pondrano, molto conosciuto nel casalese per il suo impegno contro l’amianto, e Giovanna Patrucco, figlia di una panettiera morta di mesotelioma. Oltre a diversi dirigenti degli uffici comunali.
Nell’udienza di luglio, in cui l’imputato era assente così come in tutte le occasioni precedenti, compreso il primo processo, il presidente della Corte d’Assise si era pronunciato sulle questioni preliminari sollevate dagli avvocati dell’imprenditore, tra cui il divieto di giudicare una persona due volte per lo stesso reato, riferito a 55 vittime presenti in questo e nel primo processo. Richiesta respinta dal giudice con la motivazione che nella prima pronuncia “i decessi non furono aggetto di dibattimento”.
I costi della bonifica
Il 20 settembre ha parlato il sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi, che ha sottolineato come, oltre ai costi effettivi degli interventi di risanamento, nel corso degli anni la città abbia dovuto fare i conti con le spese legate al personale incaricato per le bonifiche e per il nuovo settore ambiente comunale (gli aspetti economici impattano sulla probabile richiesta di risarcimento). Per non parlare degli enormi danni di immagine, “non solo per il Comune di Casale, ma per tutto il Monferrato”. Una situazione che persiste tutt’ora, frenando gli insediamenti produttivi nel territorio.Nei giorni scorsi è stato ascoltato anche il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha descritto in modo puntuale come e quanti fondi pubblici sono stati stanziati sul territorio per gli interventi di bonifica del cosiddetto “polverino”, prodotto di scarto della lavorazione dell’amianto utilizzato come isolante per sottotetti o come materiale di riempimento. Il Governatore ha garantito che si potrà continuare a ricorrere ai fondi europei per il sito di Casale Monferrato, nel quale sono già stati investiti, a partire dal 1996, circa 120 milioni di euro.
Risorse pubbliche a cui vanno sommati i costi a carico del sistema sanitario e della collettività per le cure necessarie a ogni singolo caso di mesotelioma: 33mila euro per il percorso diagnostico-terapeutico, 25mila euro di costi assicurativi e per le compensazioni, 200mila euro le perdite legate alla mancata attività lavorativa.