Uno studio internazionale coordinato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica fa il punto sulla contaminazione da nitrati. Il risultato: le acque sotterranee sono quelle più colpite.
di Sibilla Di Palma
Usati comunemente nell’industria alimentare per la conservazione degli alimenti o per migliorarne il gusto, nitriti e nitrati – sostanze composte da azoto e ossigeno – sono sotto osservazione per gli effetti che hanno sull’organismo umano. Anche perché oltre ad essere addizionati ai cibi, entrano nella catena alimentare come contaminanti ambientali presenti nelle acque, a causa del largo uso che se ne fa in agricoltura. Soprattutto nei fertilizzanti organici e chimici.
Lo studio internazionale Global patterns of nitrate isotope composition in rivers and adjacent aquifersreveal reactive nitrogen cascading, condotto da un gruppo di ricercatori provenienti da 18 Paesi, tra cui due ricercatrici italiane, e coordinato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) fa il punto sulla diffusione di queste sostanze nelle acque.
Dall’agricoltura pericolo nitrati
Secondo la ricerca recentemente pubblicata, le acque sotterranee sono più vulnerabili all’inquinamento da azoto prodotto dalle attività umane rispetto a quelle superficiali. Per quanto riguarda l’Italia, lo studio si è concentrato sull’area della Pianura Padana, una zona “vulnerabile” secondo la classificazione della Direttiva Nitrati perché le acque di falda contengono oltre 50 mg/l di nitrati. Nonostante la Direttiva in queste aree preveda un impiego limitato di tutti i fertilizzanti contenenti azoto, corsi d’acqua e acquiferi superficiali risultano contaminati e le acque sotterranee registrano gli impatti più importanti, con concentrazioni medie cinque volte più elevate.
Elisa Sacchi, docente presso il dipartimento di Scienze della terra e dell’ambiente dell’Università degli studi di Pavia, è tra i ricercatori che hanno condotto lo studio. “Nelle acque sotterranee – spiega – i processi microbiologici sono limitati: spesso i nitrati si accumulano e permangono nel sottosuolo per molto tempo, creando problemi per l’utilizzo domestico. A volte le acque sotterranee riemergono in superficie sotto forma di sorgenti o drenate dai fiumi, tornando a contaminare quelle superficiali. L’Italia – aggiunge la docente – rischia una procedura d’infrazione da parte della Comunità Europea per contaminazione da nitrati” precisando che non sono rispettati gli obiettivi di qualità ambientale.