Il Recovery Plan italiano stanzia 500 milioni di euro per le bonifiche dei siti contaminati. Una cifra insufficiente per le esigenze del Paese, ma qualcosa si muove.
Intorno al Piano nazionale di ripresa e resilienza si è creato un grande clima di attesa. I primi 25 miliardi di euro arriveranno per la fine di luglio e la sfida è di spendere almeno 15,7 miliardi di euro per l’avvio di 105 progetti entro la fine dell’anno. Un traguardo che non possiamo fallire, perché gli investimenti effettuati nell’ambito del Pnrr possono dare le gambe a una politica industriale di lungo corso e rappresentare l’occasione per affrontare i nodi che storicamente frenano la crescita e la produttività nel nostro Paese.
Lotta alla burocrazia
Per evitare che i lavori si perdano tra le maglie della burocrazia è stato approvato alla fine di maggio un Decreto Semplificazioni, che tra le altre cose impatta sul capitolo delle bonifiche ambientali. Il testo prevede che “per accelerare il raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione” vengano semplificate le procedure autorizzative degli impianti destinati alla produzione di energia da fonti rinnovabili, delle infrastrutture energetiche, degli impianti di produzione e accumulo di energia elettrica, la bonifica dei siti contaminati e il repowering degli impianti esistenti. È solo l’inizio di un percorso di riforme finalizzate a sbloccare interventi che da troppo tempo sono sul tappeto ma non partono per problemi legati alla semplificazione amministrativa, alla mancanza di condizioni favorevoli alla concorrenza, ai ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione.
Mezzo miliardo in arrivo
L’asse strategico imperniato su “rivoluzione verde e transizione ecologica” ha ottenuto la fetta più corposa dei finanziamenti del Pnrr, noto anche come Recovery Plan: 68,6 miliardi di euro destinati alla promozione dell’economia circolare e dell’agricoltura sostenibile, allo sviluppo delle fonti di produzione energetica rinnovabile e alla tutela del territorio e delle risorse idriche. In particolare, 500 milioni verranno destinati alle bonifiche dei siti contaminati, con l’obiettivo di dare ai terreni una seconda vita attraverso progetti di rifunzionalizzazione oppure favorendone il reinserimento nel mercato immobiliare, in ogni caso abbattendone la contaminazione e riducendo l’impatto ambientale. Una cifra insufficiente a coprire le esigenze legate alle bonifiche nel nostro Paese, ma qualcosa si muove. Resta da vedere in che tempi, dato che la svolta green dovrebbe partire con soli 3,2 miliardi di euro di risorse da spendere entro la fine del 2021.