I modelli produttivi e di consumo che abbiamo seguito fino ad oggi, cosiddetti lineari, hanno avuto impatti negativi sul pianeta Terra in termini di inquinamento, perdita di biodiversità, cambiamento climatico e esaurimento delle risorse. Soltanto in tempi relativamente recenti, con l’aumentare dei fenomeni climatici estremi, del riscaldamento globale e dello sviluppo di una maggiore consapevolezza su questi temi, abbiamo iniziato a sviluppare modelli di business in grado di ridisegnare il nostro futuro. Al centro di queste strategie innovative c’è il concetto di economia circolare, ma non solo. Vediamo dunque, nella pratica, in che modo è possibile sviluppare questo tipo di innovazione a livello di business.
1.Il modello di produzione che dà valore all’intero ciclo di vita dei prodotti
Fino a non molto tempo fa le aziende prendevano in considerazione quasi soltanto l’opzione del “prendi, produci, usa, getta”. Ma in un contesto di economia circolare tutto cambia profondamente, a partire dal ruolo del produttore che in questa rinnovata cornice storico-culturale si assume una maggiore responsabilità. Invece di limitarsi a produrre un bene e consegnarlo al consumatore, le aziende stanno oggi assumendo un ruolo più ampio, dando sempre maggior valore all’intero ciclo di vita del prodotto. Questo modello spinge le imprese a diventare produttori molto più oculati rispetto al passato e questo non solo in relazione alla creazione del prodotto, ma anche del suo smaltimento (se non addirittura al suo riutilizzo per altri scopi)
2. Il modello del “cradle-to-cradle”
Il modello “cradle-to-cradle” (tradotto in italiano “dalla culla alla culla”) è un concetto fondamentale per l’economia circolare. Si sta parlando in sostanza di progettare prodotti in modo tale che tutte le loro componenti possano essere completamente recuperate, riciclate o riutilizzate al termine del loro ciclo di vita. Si tratta di un modello innovativo poiché si oppone al classico approccio “dalla culla alla tomba”, in cui i prodotti diventavano semplici rifiuti una volta utilizzati.
Tra gli esempi di business che di recente hanno abbracciato questo modello (con ottimi risultati) c’è l’azienda di mobili Steelcase. Steelcase progetta i suoi mobili in modo che siano facilmente smontabili e che tutte le loro componenti siano riciclabili o riutilizzabili: con questo tipo di approccio si minimizzano gli sprechi.
3. Il modello della sharing economy
Un altro concetto centrale dell’economia circolare è quello dell’“economia della condivisione”. Questo modello si basa sulla condivisione di prodotti tra individui o aziende, che in questo modo riducono la necessità di acquisto di ulteriori beni e/o servizi superflui. Pensiamo per esempio al fenomeno del car sharing, dove gruppi di persone si organizzano per i loro spostamenti su quattro ruote a breve e lungo raggio, o ad AirBnb, un servizio che permette ai possessori di case e appartamenti di mettere a disposizione dei viaggiatori posti letto a prezzi spesso competitivi rispetto a quelli degli hotel.
La sharing economy promuove l’utilizzo efficiente delle risorse, poiché gli stessi beni possono essere per l’appunto condivisi da più persone allo stesso tempo.
4. Il modello legato alla riparazione dei prodotti: il caso del progetto Worn Wear di Patagonia
Un altro aspetto importante dell’economia circolare è il rinnovamento, la riparazione e la manutenzione dei prodotti utilizzati in precedenza. Ormai molti consumatori (soprattutto quelli del settore tech) si sono rassegnati a dover dire addio ai beni acquistati dopo un certo lasso di tempo, a volte molto breve: nel contesto dell’economia circolare, al contrario, le aziende sono maggiormente incentivate non soltanto a progettare prodotti durevoli, ma anche a fornire servizi di riparazione ai loro clienti.
Un caso molto interessante in questo senso è stato quello del marchio di abbigliamento Patagonia, che ha di recente lanciato il lodevole programma “Worn Wear”: con questa iniziativa, il marchio ha voluto incoraggiare i clienti a riparare i capi acquistati rotti/difettosi anziché ad acquistare di nuovi. L’azienda stessa, per incentivare queste scelte, ha offerto servizi di riparazione e riutilizzo dei prodotti restituiti. Si tratta evidentemente di un modello che non solo riduce gli sprechi, ma che crea anche un rapporto di fiducia più forte tra i clienti e il marchio stesso.
5. Il modello dell’upcycling
L’upcycling è un processo attraverso il quale oggetti o materiali considerati rifiuti vengono trasformati in prodotti di valore superiore (sia esso reale o percepito): è un modello che sfrutta la creatività degli individui, per dare nuova vita agli oggetti che altrimenti sarebbero stati gettati nella spazzatura.
Un esempio di upcycling sviluppato con grandi risultati è quello dell’azienda TerraCycle, che trasforma rifiuti come i sacchetti di plastica in prodotti come sedie, zaini o altri oggetti di arredamento di pregio e alla moda.
6. Il modello del “pay-per-use”
Il modello “pay-per-use”, o pagamento in base all’uso, si basa sul seguente principio: i clienti pagano un prodotto solo per il suo effettivo utilizzo, come nel caso dei servizi di noleggio di biciclette o di auto elettriche. Si tratta di uno strumento oggi molto diffuso, soprattutto nelle grandi città, dove sono in molti a non voler acquistare un’automobile o un altro mezzo di trasporto privato, risparmiando così sui costi e, in parallelo, contribuendo a diminuire la propria impronta di carbonio.