L’economia basata sull’uso efficiente di risorse biologiche come piante, animali e microrganismi può dare una spinta alla crescita economica, puntando al contempo a raggiungere gli obiettivi comunitari in tema di decarbonizzazione
“L’Italia è un hub della bioeconomia circolare, con competenze all’avanguardia e impianti per una serie di bio-prodotti unici, nonché progetti concreti che hanno già dimostrato di poter fare di più con meno, risparmiando risorse ed energia, riducendo le emissioni di CO2 e rigenerando i territori”.
È il messaggio lanciato da Catia Bastioli, presidente di Sring, il cluster italiano della bioeconomia circolare, nel corso dell’assemblea annuale. Il riferimento è al modello economico basato sull’uso efficiente di risorse biologiche come piante, animali e microrganismi, “un perfetto ponte di connessione tra economia ed ecologia”, per usare le parole della stessa Bastioli.
Il convegno ha visto come protagonisti diversi stakeholder della bioeconomia circolare che si sono confrontati sulla bioeconomia come strumento necessario per promuovere un’Italia più sostenibile e competitiva e per raggiungere gli ambiziosi obiettivi del Green Deal. Per il professore di Roma Tor Vergata, Leonardo Becchetti, è fondamentale che si passi dall’obiettivo del creare più beni e servizi in meno tempo possibile, “che ci ha portato allo straordinario sviluppo post rivoluzione industriale”, a quello della circolarità, “che significa creare valore economico in modo ecologicamente sostenibile. Invece di sfruttare, dobbiamo imitare la natura che riusa, ricicla, rigenera e non produce scarti non riutilizzabili”, ha aggiunto. Per poi concludere ricordando il ruolo della tecnologia sulla strada dell’innovazione. “Chiediamo alla politica di non fare da tappo. Il ritardo nella transizione ci costerebbe moltissimo e sarebbero soprattutto i più deboli a pagare”, è stato il suo invito.
