Conseguenze dei cambiamenti climatici, qualità dell’aria e smaltimento dei rifiuti sono le principali preoccupazioni degli italiani in merito alle tematiche ambientali. Seguiti da inquinamento delle acque e buco nell’ozono. Lo dice l’ultima indagine Istat.
Non è solo una questione per accademici e ambientalisti. Le conseguenze dei cambiamenti climatici preoccupano gli italiani, complici le vittime e le distruzioni provocate dagli eventi meteorologici estremi. Nell’ambito dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”, Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle problematiche ambientali.
Quali sono i problemi ambientali che fanno più paura agli italiani
I cambiamenti climatici si confermano la preoccupazione numero uno per oltre la metà della popolazione (il 57% circa). Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria (50%) e, al terzo posto, la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (40%). L’inquinamento delle acque (38%), l’effetto serra e il buco nell’ozono (quasi 38%) sono gli altri principali fattori di rischio ambientale. Meno di tre persone su dieci si preoccupano invece per l’inquinamento elettromagnetico, le conseguenze del rumore sulla salute e la rovina del paesaggio, percepita decisamente di più nelle regioni a vocazione turistica come il Trentino-Alto Adige o in regioni industrializzate come la Lombardia. La preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su dieci, oggi interessa soltanto il 37% degli intervistati. Al contrario il timore per i cambiamenti climatici, che nel 1998 preoccupava il 36% delle persone, sale al 57% nell’ultimo anno (+21%). L’inquinamento dell’aria è una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre venti anni e l’attenzione verso i fenomeni di dissesto idrogeologico è passata dal 34% nel 1998 al 22% nel 2022.
Come vivono le problematiche ambientali Nord e Sud Italia
La preoccupazione per le tematiche ambientali si polarizza tra Nord e Mezzogiorno del Paese. In particolare, i cambiamenti climatici preoccupano quasi il 60% degli abitanti del Settentrione rispetto al 52% del Mezzogiorno. Anche l’inquinamento delle acque è più sentito nelle regioni settentrionali (40%) e molto meno nel Mezzogiorno (35%). All’opposto, Centro e Mezzogiorno sono più sensibili ai temi legati alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (42% nel Mezzogiorno e nel Centro e 37% nel Nord) e all’inquinamento del suolo (23% al Sud e 20% al Nord). Nelle aree metropolitane cresce la preoccupazione per la qualità dell’aria (54%, scende al 49% nei Comuni tra 10mila e 50mila abitanti ed è del 44% nei piccoli Comuni), lo smaltimento dei rifiuti (45% rispetto al 41% dei Comuni medio grandi e del 37% dei piccoli Comuni) e naturalmente i problemi legati all’inquinamento acustico (15% rispetto al 12% dei Comuni medio grandi e l’8% di quelli piccoli). Risiedere nei piccoli comuni aumenta, invece, la sensibilità rispetto all’inquinamento del suolo.
Chi si preoccupa di più per l’ambiente?
Quanto all’età degli intervistati, i giovani fino a 24 anni sono più sensibili verso la perdita della biodiversità (il 31% tra i 14 e i 24 anni contro il 19% degli over55), la distruzione delle foreste (26% contro 20%) e l’esaurimento delle risorse naturali (30% contro 23%). Gli ultracinquantacinquenni si dichiarano invece più preoccupati dei giovani per il dissesto idrogeologico (26% contro 17% degli under25) e l’inquinamento del suolo (22% contro 19%). La quota di cittadini che esprime preoccupazione per lo stato dell’ambiente cresce all’aumentare del titolo di studio, con differenziali elevati rispetto ai cambiamenti climatici (64% tra chi ha la laurea rispetto al 52% tra chi ha al massimo la licenza media), alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti (49% rispetto al 35%) e all’inquinamento delle acque (42% contro 35%).