La decarbonizzazione dei trasporti si è concentrata finora sui mercati sviluppati e i veicoli privati. Invece la sfida più grande è rappresentata dai mercati emergenti, che cresceranno del 10% entro il 2030 e hanno bisogno di sistemi di trasporto pubblici efficienti ed ecologici.
“Secondo la International energy agency (IEA) il trasporto su strada è responsabile del 70% delle emissioni globali da trasporto. L’elettrificazione dei veicoli avrà un ruolo fondamentale nella corsa verso il Net Zero, ma finora l’attenzione si è concentrata soprattutto sui mercati sviluppati e sulle auto elettriche personali. La transizione verso la mobilità elettrica non si limita ai singoli veicoli e non è certamente limitata ai mercati sviluppati. Alcune delle più grandi città del mondo emergente, come Nuova Delhi e Giacarta, hanno concentrazioni di inquinamento 15 volte superiori ai livelli raccomandati dall’Oms. Si prevede inoltre che i mercati emergenti cresceranno di oltre il 10% tra il 2020 e il 2030 e che la popolazione dell’Africa subsahariana raddoppierà entro il 2050″. Così Aurelia Marti, Investment Manager di Schroders BlueOrchard, parla della decarbonizzazione dei trasporti, aggiungendo che gli investitori dovrebbero prestare molta attenzione allo sviluppo di infrastrutture pulite per il trasporto pubblico o di car sharing: per realizzare infrastrutture di ricarica, reti migliorate e una produzione di batterie diversificata su scala geografica, saranno necessari investimenti per miliardi di dollari.
Mobilità elettrica: necessari 13milioni di punti di ricarica pubblici a livello mondiale entro il 2030
“La crescita delle vendite di veicoli elettrici dipende dalla disponibilità di punti di ricarica adeguati. Le opzioni a disposizione degli utenti per ricaricare un veicolo elettrico sono limitate: la prima è la ricarica privata e l’unica alternativa è rappresentata dai caricatori pubblici sparsi per la città. La tipica stazione di ricarica cittadina ha una capacità di ricarica limitata e può richiedere alcune ore per raggiungere la carica completa” aggiunge Marti, sottolineando che “la densità dei punti di ricarica pubblici varia notevolmente nelle diverse regioni del mondo. La Cina è in prima fila nell’adozione dei veicoli elettrici e attualmente rappresenta quasi la metà del parco veicoli elettrici mondiale. La Cina ha anche la rete più fitta di punti di ricarica pubblici, con una stazione di ricarica pubblica ogni sette veicoli elettrici in circolazione. Gli Stati Uniti e l’Europa sono ancora indietro, con densità medie rispettivamente di 18 e 16 Ev per stazione di ricarica”. “Si stima che entro il 2030 dovranno essere installati più di 13 milioni di punti di ricarica pubblici per sostenere la prevista crescita dei veicoli elettrici, partendo da una base attuale di circa 3,5 milioni, la maggior parte dei quali si trova in Cina. In base ai costi medi attuali, l’obiettivo di aggiungere infrastrutture di ricarica pubbliche rappresenterebbe investimenti di capitale dell’ordine di 150-200 miliardi di dollari fino al 2030 (cumulativi), con circa il 10% degli investimenti da distribuire nei mercati emergenti, secondo la Iea”. Marti spiega che il principale ostacolo è rappresentato dai modelli di guadagno delle stazioni di ricarica: “gli impianti di ricarica pubblici seguono in genere un modello business-to-customer (modello B2C). Ciò significa che i ricavi sono generati dalla vendita di elettricità ai singoli utenti. Queste attività dipendono quindi in larga misura dal numero di utenti che caricano i veicoli e dalla quantità di elettricità che utilizzano. I flussi di cassa stabili vengono generati solo una volta raggiunta una certa scala. Il modello non è adatto alla maggior parte degli investitori finanziari o dei creditori”.
Mobilità sostenibile: nei mercati emergenti è necessario aumentare le rinnovabili e aggiornare le reti
Lo sviluppo di infrastrutture pulite per il trasporto pubblico o il car sharing è diventato una priorità per alcune delle più grandi città del mondo. Gli autobus elettrici, in particolare, sono efficienti per affrontare l’inquinamento atmosferico e possono ridurre la congestione del traffico, beneficiando inoltre di forti incentivi governativi. Gli autobus urbani seguono tipicamente percorsi prevedibili ed effettuano viaggi regolari verso i depositi, dove possono ricaricarsi. “A livello globale – riflette Marti – possiamo aspettarci che il mercato degli autobus elettrici cresca da meno di 700.000 veicoli nel 2021 a oltre 3 milioni entro il 2030”. Nei Paesi emergenti, le due ruote sono il mezzo di trasporto privato preferito e i rickshaw il mezzo più comune di mobilità condivisa nelle grandi città: si tratta di veicoli leggeri, utilizzati per piccoli spostamenti e a bassa velocità. I motori a batteria di piccole dimensioni sono solitamente abbastanza economici da produrre, con costi di esercizio e un’esposizione ai prezzi del petrolio inferiore rispetto ai motori delle auto; le batterie poco performanti vengono gradualmente riciclate e sostituite. “La crescita del settore della mobilità elettrica – commenta Marti – richiederà investimenti significativi per aggiornare le reti elettriche e aumentare la produzione di energia rinnovabile”. I veicoli elettrici hanno infatti un impatto positivo sulle emissioni di gas di scarico solo se la rete elettrica che utilizzano per la ricarica non è basata sui combustibili fossili.