Il “Quinto rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia” effettua una stima dei costi di ripristino di alcuni habitat. L’esempio delle praterie di posidonia, specie chiave dell’ecosistema marino Mediterraneo.
Gli esseri umani rappresentano lo 0,01% della biomassa del Pianeta (Weizmann Institute), eppure hanno modificato, e in alcuni casi distrutto, più della metà degli habitat terrestri e marini. Alcuni possono essere ripristinati, ma a quale prezzo? Il “Quinto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia”, elaborato dal Comitato Capitale Naturale (2022) e pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, stima i costi di ripristino per alcune tipologie di habitat. Secondo il Global Assessment Report dell’Intergovernamental Science/Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, allo stato attuale il 75% degli ecosistemi terrestri del pianeta risultano modificati dall’intervento umano; il 66% di quelli marini è significativamente impattato dalle nostre attività e più dell’85% degli ecosistemi delle zone umide è stato distrutto. Senza inversioni di tendenza, entro il 2050 il 90% degli ecosistemi terrestri risulterà modificato dall’azione umana.
La posidonia è una specie chiave per l’ecosistema marino mediterraneo
La posidonia è una pianta acquatica, che si trova solo nel Mar Mediterraneo e rappresenta una specie chiave dell’ecosistema marino costiero. La posidonia forma delle vere e proprie praterie sottomarine, al cui interno vivono molti organismi animali e vegetali ed esercita un’importante azione di protezione della costa dall’erosione. Nell’ultimo secolo, ci ricorda il Rapporto del Ministero dell’Ambiente, in Italia abbiamo perso il 30% delle praterie di fanerogame marine a causa dei danni provocati dalle attività di dragaggio, scarico, pesca a strascico ed ancoraggio, dalla realizzazione di costruzioni costiere, dall’inquinamento e l’eutrofizzazione, dalla piscicoltura e l’introduzione di specie aliene. Il Comitato Capitale Naturale stima i costi di ripristino degli ecosistemi, anche se, attualmente, non sono disponibili tabelle standardizzate dei costi medi a livello europeo, a causa della variabilità delle condizioni relative ai singoli Stati membri. Tuttavia, partendo dai Prioritised Action Frameworks, i quadri di azioni prioritarie per la rete Natura 2000, è stato realizzato una sorta di prezziario medio per alcune tipologie di ambiente naturale.
Quanto costano le operazioni di ripristino degli habitat
Il Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale stima il valore di alcune operazioni di ripristino degli habitat:
- per il reimpianto della posidonia, con ripristino e ampliamento dei banchi di sabbia, viene stimato un costo medio di oltre 5.000 €/ettaro;
- il ripristino della continuità dei cordoni di dune mobili tramite la messa a dimora di specie vegetali locali ha un costo medio di 3.000 €/ ettaro;
- gli interventi di ripascimento e difesa degli arenili dall’erosione costiera attraverso la ricostruzione della morfologia dunale richiedono una spesa media pari a circa 103mila €/km;
- il rimboschimento a base di formazioni autoctone ha un costo medio di 4.700 €/ettaro;
- le operazioni di riqualificazione delle fasce riparie costano circa 7.800 €/ettaro;
- la riqualificazione degli arbusteti, in particolare per la prevenzione dei fenomeni erosivi, ha un costo medio stimato di oltre 10mila €/ettaro;
- la riqualificazione di habitat prativi, tramite interventi di arricchimento della presenza floristica, ha un costo medio stimato di oltre 5.000 €/ettaro;
- la sistemazione idraulica e il miglioramento del flusso idrico dei fiumi richiede mediamente investimenti pari a circa 3.000 €/ettaro;
- le operazioni di ripristino della naturalità fluviale costano circa 68mila € ad intervento;
- il ripristino delle zone umide, come il recupero delle torbiere, vale mediamente 16 mila €/ettaro;
- le attività di eradicazione delle specie vegetali aliene – da condurre manualmente o con mezzi meccanici e non facendo ricorso a prodotti chimici – hanno un costo medio di circa 4 mila €/ettaro.
Benissimo, dunque, il ripristino. Ma forse, come si usa dire, prevenire è meglio che curare. Anche dal punto di vista economico.