A Bruxelles sono iniziati i lavori per la revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, con l’obiettivo di ridurre consumi ed emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica degli edifici entro il 2050.
Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’Unione sono responsabili del 40% del nostro consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra. Il 9 febbraio la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici, come parte del cosiddetto pacchetto di misure “Fit for 55”. Gli obiettivi principali del progetto di legge sono la riduzione sostanziale delle emissioni di gas serra e del consumo di energia nel settore edilizio dell’Unione europea entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. Si punta anche ad aumentare il tasso di ristrutturazione degli edifici non efficienti dal punto di vista energetico e a migliorare le informazioni sulle prestazioni energetiche. Il testo – che sarà sottoposto al voto dell’Assemblea durante la sessione plenaria del 13-16 marzo – prevede che tutti i nuovi edifici debbano essere a zero emissioni entro il 2028; dalla stessa data dovranno essere dotati di tecnologie solari, se tecnicamente ed economicamente fattibili, mentre gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti avranno tempo fino al 2032 per l’adeguamento. Gli edifici residenziali esistenti dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033; gli edifici non residenziali e pubblici dovranno raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030. Sono concesse alcune deroghe: potranno essere esonerati dall’obbligo di adesione alla norma gli edifici di pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati. Ogni Stato può decidere di esentare anche alcuni immobili di edilizia residenziale sociale, nel caso in cui gli interventi necessari all’adeguamento comportino un aumento dei canoni di locazione. Inoltre, gli Stati membri potranno informare l’Unione europea di eventuali motivi oggettivi e validi per impedire il salto di classe energetica di un immobile.
Prestazione energetica degli edifici: gli obiettivi europei nei Piani di riqualificazione nazionali
Tutte le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi europei in tema di prestazione energetica degli edifici saranno stabilite da ogni Stato membro nei piani di riqualificazione nazionali, che dovrebbero includere anche schemi di sostegno contro la povertà energetica, con misure per facilitare l’accesso a sovvenzioni e sussidi mirati per le famiglie vulnerabili. Per il riscaldamento, si prevede il divieto di utilizzo di combustibili fossili entro il 2035 e l’abolizione di sussidi per l’istallazione di boiler a combustibili fossili entro il 2024. I piani nazionali di riqualificazione potranno utilizzare le risorse comunitarie del Recovery Fund, del Fondo di coesione e del Fondo sociale per il clima. Per Ciarán Cuffe, relatore della direttiva sul rendimento energetico degli edifici, si tratta anche di una strategia di crescita per l’Europa, “che creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali e di buona qualità nei settori dell’edilizia, delle ristrutturazioni e delle energie rinnovabili, migliorando al contempo il benessere di milioni di persone che vivono in Europa”.
Prestazione energetica degli edifici: la Ue vuole migliorarla per ridurre povertà energetica, dipendenza dalle importazioni di energia e emissioni
“L’impennata dei prezzi dell’energia – ha dichiarato Cuffe – ha richiamato l’attenzione sull’efficienza energetica e sulle misure di risparmio; il miglioramento delle prestazioni degli edifici europei ridurrà costantemente le bollette energetiche e la dipendenza dalle importazioni di energia. Vogliamo che la Direttiva EPBD riduca la povertà energetica, abbatta le emissioni e fornisca ambienti interni migliori per la salute delle persone”. Dopo il voto in plenaria, il testo adottato diventerà la posizione negoziale del Parlamento; gli eurodeputati avvieranno poi i negoziati con il Consiglio per concordare la forma finale del disegno di legge. Una direttiva applicabile anche in Italia, secondo la responsabile nazionale energia Legambiente Katiuscia Eroe, che ricorda come nel nostro Paese ci siano oltre 14milioni di abitazioni residenziali, di cui solo il 12,8% considerato patrimonio storico. “Secondo la proposta europea, in Italia dovremmo intervenire, entro il 2033, complessivamente su oltre 9,7 milioni di edifici oggi in classe E, F o G. Parliamo di oltre il 75% del patrimonio edilizio residenziale, che consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 14 milioni di tonnellate”, calcola Eroe. Per raggiungere obiettivi così sfidanti è necessario rivedere totalmente il sistema degli incentivi in Italia: “bisogna avviare una vera e propria revisione normativa, consentendo soprattutto alle famiglie in difficoltà un vero accesso agli strumenti a costo zero ed eliminando dai sistemi incentivanti tutte le tecnologie a fonti fossili, come le caldaie a gas, oltre a spingere, nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni, l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili”.