Parte il 15 gennaio da Alicante la regata transoceanica The Ocean Race, che porterà avanti un ambizioso programma scientifico di raccolta dati. Con l’obiettivo di migliorare la conoscenza degli oceani e monitorando anche le aree più remote, dove le spedizioni scientifiche faticano ad arrivare.
La prossima edizione di The Ocean Race, la regata transoceanica che attraversa tutti i continenti in sei mesi, salperà da Alicante, in Spagna, il prossimo 15 gennaio e sarà caratterizzata dal programma scientifico più ambizioso e completo mai creato da un evento sportivo. Ogni imbarcazione che parteciperà alla gara avrà a bordo apparecchiature specifiche per misurare una serie di variabili lungo i 60.000 km del percorso, che saranno analizzate da scienziati di otto importanti organizzazioni di ricerca per approfondire le conoscenze sullo stato degli oceani. Navigando attraverso alcune delle zone più remote del pianeta, raramente raggiunte da navi di ricerca scientifica, i team avranno l’opportunità unica di raccogliere dati vitali nelle zone in cui mancano informazioni su due delle maggiori minacce alla salute dei mari: l’impatto del cambiamento climatico e l’inquinamento da plastica.
The Ocean Race ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza scientifica degli oceani
The Ocean Race non è solo una competizione mondiale e sportiva. La regata ha anche l’obiettivo di migliorare la conoscenza della questione ambientale legata agli oceani e suggerire azioni concrete per proteggere i nostri mari. “La vela ha un fortissimo legame con la natura – ha spiegato Anne-Cécile Turner, manager sostenibilità della The Ocean Race al National Geographic – L’oceano è il nostro “campo da gioco”. Lo studio però mostra come il nostro campo giochi sia minacciato dal cambiamento climatico e da un crescente inquinamento delle acque”. Il programma scientifico supportato da The Ocean Race è stato lanciato durante l’edizione 2017-18 del giro del mondo a vela. Mentre le sette barche navigavano in alcune delle aree oceaniche più remote, hanno raccolto dati e rilasciato in mare 30 boe scientifiche. Le informazioni sono state poi condivise con l’US National Oceanic and Atmospheric Administration’s Global Drifter Program, per approfondire la comprensione scientifica della temperatura della superficie del mare, delle correnti oceaniche e il clima della terra. Due team, Turn the Tide on Plastic e Team AkzoNobel, hanno misurato i livelli di inquinamento da microplastiche nell’oceano, rilevandone la diffusione anche nelle località più remote: il 93% dei campioni di acqua prelevati conteneva microplastiche. Le apparecchiature di campionamento a bordo hanno anche fornito agli scienziati misurazioni relative ad anidride carbonica (CO2), temperatura della superficie del mare, salinità e clorofilla.
Il programma di raccolta dati di The Ocean Race
Durante The Ocean Race 2022-23 verranno raccolti 15 tipi di dati ambientali, tra cui:
- indicatori del cambiamento climatico – due imbarcazioni, 11th Hour Racing Team e Team Malizia, preleveranno campioni d’acqua per misurare i livelli di anidride carbonica, ossigeno, salinità e temperatura, fornendo indicazioni sull’impatto dei cambiamenti climatici sull’oceano. I dati saranno condivisi con la comunità internazionale di ricerca sull’anidride anidride carbonica attraverso il Surface Ocean Carbon Dioxide Atlas (SOCAT), sulla base del quale vengono stilate le valutazioni annuali che definiscono gli obiettivi e le previsioni dell’IPCC;
- oligoelementi – la presenza di elementi come il ferro, lo zinco, il rame e il manganese è fondamentale per la crescita del plancton, che costituisce il primo tassello della catena alimentare marina e il maggior produttore di ossigeno dell’oceano;
- inquinamento da plastica – Guyot environnement, Team Europe e Holcim – PRB preleveranno a intervalli regolari campioni d’acqua durante tutta la regata per verificare la presenza di microplastiche. I campioni saranno analizzati per determinare da quale prodotto di plastica provengano i frammenti;
- dati meteorologici – l’intera flotta utilizzerà i sensori di bordo per misurare velocità e direzione del vento, e la temperatura dell’aria. Alcuni team metteranno inoltre a disposizione boe drifter nell’Oceano Meridionale per acquisire misurazioni su base continuativa, insieme ai dati sulla posizione, che contribuiscono a comprendere meglio il modo in cui le correnti e il clima stanno cambiando. I dati meteorologici sono particolarmente preziosi per prevedere gli eventi meteorologici estremi, oltre a rivelare le tendenze climatiche a lungo termine;
- biodiversità – Biotherm Racing collaborerà con la Tara Ocean Foundation per testare un progetto di ricerca sperimentale per studiare la biodiversità oceanica. Un microscopio automatico a bordo registrerà le immagini del fitoplancton marino che saranno analizzate per fornire informazioni sulle reti alimentari e sul ciclo della CO2.
Per assicurare alla raccolta dati il rigore scientifico necessario, coordinano il programma come consulenti scientifici Carlie Wiener dello Schmidt Ocean Institute e Martin Kramp di WMO-IOC OceanOPS.
Il ruolo dei mari nell’equilibrio ambientale
“Spesso dimentichiamo che gli oceani forniscono metà dell’ossigeno che respiriamo, grazie al plancton, alle mangrovie, alle alghe come la posidonia – ha aggiunto Turner – Ci sono piante marine come le fanerogame che sono in grado di catturare CO2 ad una velocità 35 volte superiore rispetto ad una foresta pluviale tropicale. Le mangrovie possono immagazzinare fino a quattro volte più carbonio rispetto alla Terra. E, dagli anni ’70, gli oceani hanno assorbito circa il 90% del riscaldamento creato dagli esseri umani”. Senza un oceano sano, l’umanità non può vivere.