Il Rapporto Ecomafia di Legambiente fotografa la situazione degli illeciti penali e amministrativi perpetrati nel 2021 in danno dell’ambiente, della fauna e del patrimonio culturale. Con Campania, Puglia, Calabria e Sicilia in testa alla classifica nazionale delle regioni più colpite.
Più di 30mila reati contro l’ambiente: circa 84 reati al giorno; 3,5 all’ora. Sono i numeri allarmanti del Rapporto Ecomafia 2022 di Legambiente, che, grazie al lavoro svolto dalle forze dell’ordine (Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Corpi Forestali regionali) e dalle Capitanerie di Porto, ogni anno prova a fare il punto sullo stato di aggressione ecocriminale alle risorse pubbliche, compresa la sua variante ecomafiosa, e sulla capacità di risposta delle istituzioni. Per la prima volta il lavoro d’analisi dell’associazione è in grado di aggiungere agli illeciti penali anche gli illeciti amministrativi, destinati in linea generale a sanzionare violazioni meno gravi, anche se le più ricorrenti; spesso le sanzioni amministrative rappresentano l’unico presidio di legalità, in particolare per i reati contro la fauna e nel settore agroalimentare: nel 2021 sono state più di 59mila, con una media di 162 al giorno; 6,7 ogni ora. Sommate ai reati ambientali, raccontano un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente, la cui tutela dallo scorso 22 febbraio è finalmente entrata tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, grazie alla riforma degli articoli 9 e 41.
Quali sono le Regioni con i maggiori illeciti ambientali
A livello territoriale, nel 2021 sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa a subire il maggiore impatto dell’ecocriminalità: in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia si concentra quasi il 44% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. Il ciclo del cemento guida la classifica delle filiere illegali, con 9.490 reati (31% del totale), ma il maggior numero di arresti, ben 287, è scattato nel ciclo dei rifiuti, con un dato in crescita di quasi il 26% rispetto al 2020. La Campania è al primo posto della classifica dell’illegalità ambientale con 4.149 reati, anche se in calo del 24% rispetto all’anno precedente. Al secondo posto la Sicilia, con 3.530 reati, seguita da Puglia (3.042 reati) e Calabria con 2.680 reati. Quinta posizione per il Lazio, con 2.562 reati e poi Toscana (1.967 reati), che a fronte di una sostanziale stabilità nel numero di reati registra un vero e proprio balzo per il numero di persone arrestate: 25, contro le appena 2 del 2020. Prima regione del Nord è la Lombardia con 1.821 reati. Da segnalare la crescita dei reati accertati in Liguria (1.228 reati) che scala ben cinque posizioni, arrivando al nono posto. A livello provinciale, Roma, con 1.196 reati, scalza dalla prima posizione nella speciale classifica per numero di illeciti Napoli (1.058), superata anche da Cosenza (1.060). Da segnalare, infine, la performance della provincia di Messina, assente dalla classifica dello scorso anno e che si colloca al quinto posto, subito dopo Salerno, con 798 reati; così come l’ingresso di Firenze tra le prime venti province, esattamente al diciassettesimo posto con 411 reati.
Quali sono i settori più colpiti dagli illeciti ambientali
Altra fotografia significativa si ricava dal monitoraggio, svolto dal Ministero della Giustizia, dei procedimenti penali istruiti sulla base della legge 68/2015, con cui sono stati introdotti i delitti contro l’ambiente nel Codice penale. Nel 2021 le inchieste sono state 878, sostanzialmente in linea con il dato del 2020. Il delitto in assoluto più contestato è quello di inquinamento ambientale, con 445 procedimenti penali, ma il maggior numero di ordinanze di custodia cautelare è scattato per l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, con 497 provvedimenti. A livello di singoli settori, continuano a crescere i reati contestati nel ciclo dei rifiuti, che dagli 8.313 del 2020 passano a 8.473 (+2% circa), più di 23 reati al giorno, dimostrando come il mercato nero sia attivo e spregiudicato. Crescono in maniera ancora più marcata gli arresti: 287 (quasi +26%) e i sequestri, 3.745 (+15%), sintomo chiaro della gravità dei fatti contestati ma anche della capacità dell’azione repressiva. Il valore economico complessivo dei sequestri e delle sanzioni amministrative sfiora i 615 milioni di euro. Numeri che dimostrano in maniera tangibile coma la pressione criminale sia tutt’altro che allentata. Diminuiscono, di poco, i reati nel ciclo del cemento: quasi 9.500, in calo di quasi il 17% rispetto all’anno precedente (sebbene rimangano il 31% del totale). I reati consumati a danno della fauna rappresentano il terzo settore numericamente più importante: ben 6.215, oltre 17 al giorno, pari a oltre il 20% del totale. A guidare la classifica in questo settore è la Sicilia con 780 reati, seguita dalla Puglia (588) e dal Lazio (581). La prima provincia è quella di Roma (452 reati), seguita da quelle di Napoli (370) e Brescia (256 reati). Sul fronte degli incendi di superfici boschive e non, nel 2021 sono stati accertati 5.385 reati, il 27% in più rispetto al 2020. Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra più del 52% dei reati e il 79% delle superficie andata in fiamme. Sono cresciute anche le persone denunciate (658, con un incremento del 19%), così come i sequestri: 107, con un 35% in più rispetto al 2020. A dispetto della gravità del delitto di incendio boschivo permangono difficoltà nell’individuazione dei responsabili dei roghi, anche se il dato relativo agli arresti è salito a 39 persone. La regione più colpita è la Sicilia, sia in termini di reati (993) che di ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51% del totale nazionale). Infine, nel 2021 sono aumentati i reati attribuibili alla cosiddetta archeomafia, ossia i fenomeni di illegalità a danno del patrimonio culturale, storico-artistico e archeologico: dai furti di opere d’arte agli scavi clandestini. Stando ai dati forniti dalle forze dell’ordine, in particolare dal Comando tutela patrimonio culturale, si è avuto un incremento di oltre il 20% dei furti di opere d’arte (603, rispetto ai 501 dell’anno precedente), a fronte di un totale di oltre 44mila oggetti d’arte recuperati.