L’obbligo di etichettatura ambientale entrerà in vigore dal 1 gennaio su tutti gli imballaggi destinati ai consumatori, con l’obiettivo di dare informazioni esaustive sulla sostenibilità dei prodotti e sulla corretta gestione dei rifiuti.
Dal 1° gennaio 2023 entrerà in vigore l’obbligo dell’etichettatura ambientale su tutti i prodotti di consumo distribuiti in Italia. L’obbligo, previsto dalla Direttiva 852/2018 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, è stato introdotto nel nostro Paese dal D.Lgs 116/2020, con lo scopo di fornire informazioni sulla corretta gestione dei rifiuti derivanti dagli imballaggi al termine del loro utilizzo. Al fine di aiutare le imprese italiane a fornire in maniera chiara e corretta le caratteristiche ambientali dei propri imballaggi, aumentando al contempo la consapevolezza dei consumatori rispetto al destino finale dei rifiuti, il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha emanato delle “Linee Guida tecniche per l’etichettatura ambientale degli imballaggi”, che potranno essere aggiornate periodicamente, sulla base di nuovi interventi legislativi e dell’evoluzione tecnologica. Il nuovo quadro di regolazione riguarda gli imballaggi tal quali o sotto forma di prodotto preconfezionato destinati ai consumatori; sono invece esclusi quelli destinati al canale commerciale o industriale.
La nuova definizione di imballaggio
Le Linee guida del Ministero chiariscono innanzitutto che l’imballaggio, in base alla norma tecnica UNI EN ISO 13430, deve soddisfare i criteri di idoneità alle tecnologie di riciclo esistenti, vale a dire:
- esistenza di un’efficiente tecnologia per il riciclo dell’imballaggio;
- esistenza di una massa critica affinché sia gestibile un processo efficiente di riciclo;
- esistenza di un mercato per i materiali ottenuti a valle del processo di riciclo.
Tali criteri devono essere peraltro valutati mediante indagini e studi specifici. Allo stesso tempo, è considerato imballaggio compostabile quello che risponde ai requisiti della norma UNI EN ISO 13432 che, nell’ambito della Direttiva packaging 94/62, attesta i requisiti per gli imballaggi recuperabili mediante compostaggio. La certificazione di biodegradabilità e compostabilità è rilasciata da organismi di parte terza accreditati. L’accreditamento di tali organismi si sostanzia in una procedura di attestazione circa la loro indipendenza, imparzialità, da parte dell’Ente Unico Nazionale di accreditamento, che in Italia è Accredia.
Cosa prevede l’etichettatura ambientale
Il nuovo obbligo di etichettatura ambientale che entrerà in vigore con l’inizio dell’anno prevede che:
- su tutti gli imballaggi i produttori indichino la codifica alfa-numerica prevista dalla Decisione 97/129/CE;
- tutti gli imballaggi siano etichettati nella forma e nei modi che l’azienda ritiene più idonei per il raggiungimento dell’obiettivo e il ricorso ai canali digitali (app, QR code, siti web) può sostituire completamente o integrare le informazioni riportate direttamente sull’imballaggio;
- sugli imballaggi destinati al consumatore siano presenti le diciture per supportarlo nella raccolta differenziata;
- per gli imballaggi in plastica realizzati con polimeri o loro combinazione non previsti espressamente nella Decisione 97/129/CE, si faccia riferimento alle norme UNI EN ISO 1043-1 per la loro identificazione.
L’etichetta cartacea, oggettivamente scarsa di contenuti informativi, viene così sostituita da un’esperienza assai più completa e immediata. Senza occupare spazio fisico sui prodotti, tramite il codice a barre o, in alternativa, un QR code dinamico, l’utente potrà visualizzare l’etichetta ambientale del prodotto che ha tra le mani, conoscere i componenti dell’imballaggio, i materiali e le sigle di ogni componente, sapere come conferirli correttamente e visualizzare informazioni aggiuntive di sostenibilità. In tal modo il consumatore avrà tutte le informazioni utili per fare una scelta pienamente consapevole, all’insegna della sostenibilità; allo stesso tempo i produttori disporranno dello spazio virtuale necessario a comunicare le proprie scelte sostenibili, garantendo maggiore trasparenza e responsabilità ai processi produttivi. In entrambi i casi un significativo passo in avanti verso la transizione ecologica.
L’etichettatura ambientale migliorerà la raccolta differenziata
L’addio all’etichetta cartacea, secondo molti attori della filiera del packaging, rappresenta una decisiva opportunità di innovazione, in direzione dello smart packaging e di una maggiore consapevolezza dei consumatori. Obiettivo delle nuove linee guida è infatti quello di mettere la tecnologia a servizio di una migliore e più sostenibile gestione di questo segmento dei rifiuti urbani, che secondo dati Ispra (2021) rappresenta il 55% dei rifiuti intercettati con la raccolta differenziata (il 95% della plastica, il 91% del vetro, il 45% dei metalli). Un intervento tutt’altro che marginale quindi. Per il passaggio all’etichettatura elettronica il know how e la tecnologia sono già disponibili e sono stati adottati in questi mesi da oltre 60 tra produttori e associazioni di categoria. Molti hanno scelto l’etichetta ambientale digitale di Giunko, nota per aver lanciato la più diffusa applicazione nazionale per la raccolta differenziata, Junker app. Ma ce ne sono anche altre. L’iniziativa sarà certamente utile per superare l’annoso tema della raccolta differenziata in Italia. In una recente indagine commissionata dal Consorzio CONAI, gli esperti di Giunko hanno mappato nel nostro Paese ben 34 diverse modalità di raccolta differenziata: questo vuol dire che uno stesso materiale, ad esempio il cartone per bevande, può essere conferito in quattro modi diversi, a seconda del Comune in cui si trova l’utente. Nemmeno i colori dei cassonetti destinati alla raccolta differenziata sono gli stessi: quelli della carta ad esempio hanno sei diversi colori, a seconda del Comune o del gestore.