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La raccolta della nebbia: una risorsa idrica alternativa anche per la città

raccolta della nebbia
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Uno studio dell’Universidad Mayor del Cile ha esplorato la fattibilità dell’uso della nebbia come risorsa idrica alternativa negli insediamenti urbani aridi. L’acqua della nebbia ha il potenziale per servire come efficace fonte d’acqua alternativa per le popolazioni che non hanno accesso all’acqua potabile da una fonte pubblica e per attività come l’irrigazione di spazi verdi urbani, il consumo umano e l’agricoltura idroponica. Ma servono adeguate strategie di gestione dell’acqua da fonti non convenzionali e l’incorporazione dell’acqua atmosferica nelle politiche cittadine locali.

Ad Alto Hospicio,nel deserto cileno di Atacama, si sperimenta la raccolta della nebbia. Una pratica passiva, a basso costo e bassa manutenzione per ottenere acqua dolce, stoccarla e destinarla a uso potabile e all’irrigazione. Questa raccolta e le sue potenzialità sono frutto di uno studio guidato dall’Universidad Mayor del Cile, pubblicato su Frontiers in Environmental Science.

I ricercatori sono giunti alla conclusione che, in un’area di 100 chilometri quadrati attorno ad Alto Hospicio, si potrebbero raccogliere tra 0,2 e 5 litri di acqua da nebbia per metro quadrato al giorno. Alto Hospicio è stato scelto come caso studio “per la sua dipendenza da una fonte d’acqua non rinnovabile, la sua vicinanza a regioni cariche di nebbia e le sue importanti sfide sociali, come la mancanza di spazi verdi urbani e di produzione di verdure fresche”, spiegano i ricercatori. La prerogativa di questo progetto è la scala su cui è stato condotto, perché interessa un’intera città in zona arida e non un’area rurale come la maggior parte delle esperienze già realizzate.

Progetti di raccolta della nebbia esistenti

L’utilizzo della nebbia come risorsa idrica alternativa non rappresenta, infatti, una novità in sé. Già negli anni 80, proprio in Cile nella regione di Coquimbo era stato avviato un progetto pionieristico a El Tofo; e molti altri paesi – come la Bolivia, il Perù, l’Ecuador, la Colombia, il Sudafrica, la Namibia, l’Eritrea, la Tanzania, l’Oman, lo Yemen, l’Arabia Saudita e il Marocco – hanno realizzato collettori di nebbia, tutti però per usi domestici in aree rurali. A detta degli stessi ricercatori che hanno portato avanti il caso studio di Alto Hospicio, era già noto soltanto un progetto di raccolta dell’acqua della nebbia in contesto urbano, nel settore di Villa María del Triunfo a Lima, in Perù, dove il sistema fornisce acqua a 250 famiglie nelle baraccopoli.

La peculiarità del progetto di raccolta della nebbia ad Alto Hospicio

Alto Hospicio, se non può considerarsi una baraccopoli, è comunque una città satellite, cresciuta disordinatamente e con scarsi servizi intorno a Iquique, la capitale della regione di Tarapacá, la principale provincia del deserto di Atacama. Dalla rapidità con cui si sono espansi gli insediamenti – che ospitano circa 10.000 persone – e dall’assenza di pianificazione conseguono una mancanza di infrastrutture e una pressione sulla rete di distribuzione idrica.

Solo l’1,6% degli insediamenti è infatti collegato alle reti di distribuzione idrica e la maggior parte degli abitanti riceve l’acqua tramite autocisterne. La principale fonte di acqua potabile proviene da falde acquifere sotterranee situate nell’entroterra, ai piedi delle Ande. Falde che, secondo quanto riportato dalla ricerca, sono state ricaricate per l’ultima volta tra 17.000 e 10.000 anni fa, quando il deserto di Atacama riceveva ancora alcune precipitazioni.

Oggi l’acqua in quell’area è una risorsa non rinnovabile a causa dell’attuale tasso di estrazione e della crescente domanda. I principali utilizzatori di acqua sono, infatti, il settore minerario e quello agricolo, che sfruttano in modo eccessivo le acque sotterranee, e i tassi di estrazione per queste industrie e per scopi urbani sono ormai insostenibili. Una situazione che colpisce, in particolare e sproporzionatamente, le popolazioni più vulnerabili sotto il profilo socio-economico, quali gli abitanti di Alto Hospicio.

Come funziona la raccolta della nebbia

La nebbia è una nuvola che tocca il suolo, composta da particelle d’acqua di 1-40 micron, che riduce localmente la visibilità a meno di un chilometro. La raccolta di acqua dalla nebbia avviene grazie a un meccanismo semplice: una rete sospesa verticalmente, rivolta verso il vento predominante portatore di nebbia, intercetta le goccioline che si uniscono e cadono in una grondaia. I collettori più diffusi e installati sono i Large Fog Collectors (LFC), che presentano una superficie variabile di raccolta della nebbia, prevalentemente di dieci metri per quattro. Il materiale di intercettazione più utilizzato è un doppio strato di polietilene, noto come rete raschel (un prodotto a basso costo utilizzato anche come telo ombreggiante nei vivai e nelle serre).

 La raccolta della nebbia ad Alto Hospicio

Lo studio ha valutato il potenziale di raccolta di acqua dalla nebbia ad Alto Hospicio e dintorni raccogliendo dati in situ, con collettori di nebbia standard (SFC), e stimando la raccolta della nebbia nello spazio e nel tempo grazie a un modello denominato AMARU. Il collettore standard (SFC) è più piccolo dei Large Fog Collectors, costituito da un metro quadrato di rete a doppia maglia raschel posta a due metri dal suolo.

La rete è collegata a un canale metallico zincato sul bordo inferiore per condurre l’acqua raccolta in un pluviometro che registra i volumi di acqua nebulizzata ogni 10 minuti. Nell’area urbana e nelle alture circostanti sono stati installati due collettori standard di nebbia, e quello situato all’altitudine più elevata include una stazione meteorologica “all-in-one” che registra i dati ogni 10 minuti. Le misure di raccolta della nebbia sono state condotte per la prima volta per un anno, da ottobre 2023 a ottobre 2024. E durante la stagione di punta dello studio, ad agosto e settembre 2024, il potenziale di raccolta ha raggiunto fino a 10 litri per metro quadrato al giorno.

I risultati della ricerca

Alla luce di questi risultati, i ricercatori concludono che l’acqua della nebbia ha il potenziale per servire da efficace fonte d’acqua alternativa per le popolazioni che non hanno accesso all’acqua potabile da una fonte pubblica e per attività come l’irrigazione di spazi verdi urbani, il consumo umano e l’agricoltura idroponica.

Sulla base di un tasso medio annuo di raccolta dell’acqua di 2,5 litri per metro quadrato al giorno, i ricercatori hanno affermato che 17.000 metri quadrati di rete di raccolta potrebbero produrre abbastanza acqua per soddisfare la domanda idrica settimanale (300.000 litri) per le baraccopoli urbane di Alto Hospicio. Mentre 110 metri quadrati di rete potrebbero soddisfare il fabbisogno annuale per l’irrigazione degli spazi verdi della città, di 100.000 litri. La raccolta della nebbia – raccomandano gli autori della ricerca – non dovrebbe essere vista come l’unica soluzione alla scarsità d’acqua, ma come parte di una strategia più ampia di gestione delle acque urbane. Che preveda l’incorporazione dell’acqua atmosferica nelle politiche cittadine locali e adeguate politiche di gestione dell’acqua da fonti non convenzionali.

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