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Architettura reversibile: quando gli edifici si smontano, non si demoliscono

Esempio di architettura moderna. L'architettura reversibile progetta edifici smontabili e riutilizzabili, riducendo l'impatto ambientale.
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Ripensare l’edilizia in chiave sostenibile significa anche progettare edifici che possano essere smontati, riutilizzati e trasformati. L’architettura reversibile apre la strada a un futuro in cui costruire non significa più demolire, ma rigenerare.

L’architettura reversibile rappresenta una svolta radicale nel modo in cui progettiamo, costruiamo e gestiamo gli edifici. Questo approccio innovativo si basa sull’idea che le strutture non debbano essere concepite come permanenti e destinate alla demolizione, ma come insiemi di elementi smontabili, riutilizzabili e ricollocabili. Una prospettiva che si inserisce perfettamente nell’ottica dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale. L’adozione di materiali leggeri, soluzioni modulari e tecnologie digitali permette di ridurre sprechi e impatti ambientali, aprendo la strada a una nuova edilizia: più flessibile, adattabile e intelligente. Vediamo insieme in che modo.

Cos’è l’architettura reversibile

L’edilizia reversibile è un paradigma progettuale in cui edifici e infrastrutture vengono pensati fin dall’inizio per essere facilmente disassemblati. I componenti utilizzati – dai materiali strutturali ai sistemi impiantistici – sono scelti in base alla loro capacità di essere smontati, recuperati e riutilizzati in altri contesti, anziché essere abbattuti e ridotti a rifiuti. Questo modello si contrappone all’edilizia tradizionale, che prevede cicli di vita lineari (costruzione, uso, demolizione) spesso ad alto impatto ambientale: in pratica gli edifici sono fatti per durare negli anni. Sulla base dei dati raccolti dalla Commissione Europea: “complessivamente, gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra, dovute principalmente alla costruzione, all’utilizzo, alla ristrutturazione e alla demolizione.”

L’obiettivo dell’edilizia reversibile invece è creare costruzioni flessibili, adattabili al cambiamento delle esigenze funzionali e sociali. Ciò rende possibile trasformare spazi abitativi, lavorativi o pubblici senza distruggere, ma semplicemente modificando e spostando elementi.

Differenza tra architettura reversibile, modulare e prefabbricata

Casa modulare. L'architettura reversibile crea edifici che possono essere smontati e riutilizzati, riducendo gli sprechi e promuovendo la sostenibilità.

Anche se i concetti sono interconnessi, è importante distinguerli:

  • Architettura reversibile: punta alla disassemblabilità totale. Dal punto di vista tecnico, ogni elemento dell’edificio può essere rimosso e riutilizzato o riciclato. Dal punto di vista dello spazio, gli ambienti dell’edificio possono essere modificati e riadattati per funzioni diverse.
  • Architettura modulare: si basa su unità componibili, ma non necessariamente smontabili. È utile per velocizzare i tempi di costruzione e offrire flessibilità progettuale.
  • Prefabbricazione: riguarda la realizzazione di componenti edilizi in stabilimento e il loro assemblaggio in cantiere. Può facilitare la reversibilità, ma da sola non la garantisce.

Quando un edificio può essere davvero smontabile

Per ottenere delle autentiche installazioni reversibili in architettura, bisogna considerare sin dalla fase progettuale una serie di requisiti fondamentali:

  • Materiali leggeri e riciclabili, come legno, acciaio e alcuni polimeri, che facilitano il montaggio e lo smontaggio. Si preferiscono materiali che garantiscono durevolezza, flessibilità e facilità di smaltimento.
  • Connessioni meccaniche (viti, bulloni) invece di incollaggi permanenti o saldature.
  • Strutture modulari, che permettono la sostituzione o lo spostamento di singoli componenti.
  • Accessibilità degli impianti, per evitare che problemi elettrici o idrici richiedano lavori muratoriali.
  • Progettazione digitale, utile per catalogare i materiali e pianificare il loro riutilizzo.

Se questi criteri vengono rispettati, l’edificio non solo sarà smontabile, ma potrà essere rilocalizzato o trasformato con il minimo impatto.

Tecnologie e materiali per costruire in modo disassemblabile

Tra le tecnologie chiave dell’edilizia reversibile troviamo:

  • Digitalizzazione del ciclo di vita dell’edificio, attraverso BIM (Building Information Modeling) e Material Passport, che tracciano ogni componente per facilitarne il recupero.
  • Elementi strutturali standardizzati, progettati per essere montati e smontati rapidamente.
  • Sistemi a secco, come pareti divisorie avvitate o pannelli plug-and-play.
  • Materiali bio-based e riciclabili, come legno, terra cruda, paglia, vetro e metallo.

L’approccio disassemblabile valorizza anche il riuso creativo, includendo materiali di recupero come pneumatici, bottiglie o container, in linea con i principi della bioarchitettura.

Vantaggi ambientali, economici e funzionali

I benefici delle istallazioni reversibili in architettura sono molteplici. Dal punto di vista ambientale, si ha una riduzione dei rifiuti da demolizione, minore consumo di risorse naturali e maggiore circolarità dei materiali. In termini economici è importante il risparmio sui costi di demolizione e smaltimento, inoltre vi è la possibilità di rivendere o riutilizzare i materiali, e quindi minori costi di ristrutturazione. I vantaggi funzionali riguardano invece l’adattabilità dell’edificio alle esigenze future, per esempio un cambio nella destinazione d’uso, inoltre la velocità di montaggio e smontaggio facilita anche la manutenzione. L’edilizia reversibile consente dunque di concepire gli edifici come “material bank”, riserve di risorse anziché cumuli di macerie a fine vita.

Il Reversible Building Design e il progetto europeo BAMB

Uno dei progetti più importanti in questo ambito è il BAMB – Buildings As Material Banks, finanziato dalla Commissione Europea. Il progetto, terminato nel 2020, ha coinvolto 15 partner di 7 Paesi e ha sviluppato strumenti per rendere l’edilizia più circolare.

Il cuore del progetto è il Reversible Building Design, un approccio che integra la progettazione disassemblabile con un sistema informativo digitale. Grazie a passaporti dei materiali (material passport), è possibile sapere esattamente cosa è stato usato in un edificio, in che quantità e come può essere recuperato. Gli edifici esistenti quindi diventano riserve di materiali per edifici futuri.

Sono stati creati anche prototipi di edifici reali in cui i principi della reversibilità sono stati testati con successo, dimostrando la fattibilità tecnica ed economica di questo modello.

Esempi di architettura reversibile in Europa e in Italia

Numerosi progetti dimostrano come l’architettura reversibile non sia solo un concetto teorico, ma una realtà già operativa. Diversi padiglioni dell’Expo 2015 Milano sono stati smontati e riutilizzati. Quello dell’Azerbaigian è oggi un ristorante in un parco di Baku, mentre quello degli Emirati Arabi si trova nella città sostenibile di Masdar City. Il padiglione Coca-Cola è stato riconvertito in una copertura per un campo da basket a Milano.

Il tribunale di Amsterdam è stato costruito seguendo i criteri della reversibilità. È stato realizzato nell’area precedentemente occupata dal complesso Parnasi, lungo la Parnassusweg. Progettato per essere completamente smontabile, il tribunale utilizza una struttura portante in acciaio composta da elementi prefabbricati modulari, consentendo il completo recupero dei materiali e la riduzione dei tempi di costruzione e smontaggio. Nonostante la sua natura temporanea, l’edificio soddisfa elevati standard di isolamento acustico e termico, efficienza energetica e comfort. Il design presenta una facciata semplice e regolare, con rivestimenti in lamiera stirata metallica e dettagli in legno prefabbricato, mentre gli interni sono organizzati per garantire un facile accesso alle aule e agli uffici giudiziari.

Ci sono poi le Earthship, esempi pionieristici di abitazioni autosufficienti, forme di architettura bioclimatica costruite con materiali di recupero e pensate per essere completamente disassemblabili. Le cosiddette “navi della Terra” ideate dal biotect Mike Reynolds sono realizzate con elementi di recupero usati insieme a materiali naturali, sono autosufficienti dal punto di vista energetico, idrico e per la produzione di cibo e tutto al loro interno viene riutilizzato.

Infine l’Urban Mining & Recycling Unit è un modulo abitativo all’interno dell’edificio di ricerca NEST, situato nel campus dell’Empa a Dübendorf, Svizzera. Progettato da Werner Sobek in collaborazione con Dirk E. Hebel e Felix Heisel, UMAR dimostra come un uso responsabile delle risorse naturali possa combinarsi con un’architettura di qualità. Il progetto si basa sul principio che tutti i materiali utilizzati nella costruzione siano completamente riutilizzabili, riciclabili o compostabili, promuovendo un approccio di “prestito temporaneo” delle risorse, che vengono restituite ai rispettivi cicli al termine dell’uso. La struttura modulare è prefabbricata e utilizza legno non trattato per l’ossatura portante e parti della facciata, mentre altri elementi includono alluminio e rame, entrambi riciclabili. All’interno, sono impiegati prodotti innovativi come pannelli di micelio coltivato, mattoni riciclati e materiali isolanti riutilizzati.

L’edilizia reversibile rappresenta quindi una delle risposte più innovative e concrete alla crisi climatica e all’insostenibilità del modello edilizio tradizionale. Pensare a edifici che si smontano e non si demoliscono significa immaginare un futuro urbano più flessibile e sostenibile.

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Rosaria De Benedictis

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