La pesca elettrica è una pratica di cattura ittica illegale, sovente impiegata dai bracconieri per immobilizzare i pesci e raccogliere grandi quantità di esemplari in poco tempo. Nel nostro Paese, il suo utilizzo è consentito esclusivamente per finalità scientifiche e di conservazione.
La pesca è un’attività che può certamente essere svolta anche con mezzi sostenibili. Tuttavia, anche al giorno d’oggi non è raro trovare ancora individui che sfruttano metodi illeciti per massimizzare i risultati. L’utilizzo dell’elettricità per la cattura è ancora diffuso ma presenta non poche criticità, che approfondiremo in questo articolo in dettaglio.
Come si pesca con la corrente elettrica?
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Questa pratica può essere impiegata in diversi ambienti acquatici, purché vi siano condizioni sicure per il guado o la navigazione. È ritenuta la tecnica più efficace per la cattura di pesci di taglia medio-grande: ad ogni modo, il suo utilizzo dovrebbe essere fortemente limitato qualora si riscontrino effetti negativi non controllabili (cosa che accade, purtroppo, molto spesso). Nei corsi d’acqua più piccoli si fa generalmente ricorso alle reti a strascico e agli elettropescatori portatili. L’efficacia della cattura varia in base alla conducibilità e alla temperatura dell’acqua. Sebbene la mortalità dei pesci catturati con corrente continua sia ridotta, nei soggetti di grandi dimensioni si riscontrano frequentemente lesioni alla colonna vertebrale. L’uso delle reti a strascico è impraticabile in ambienti caratterizzati da una fitta presenza di macrofiti e ceppi, da correnti veloci o da acque profonde. La morte dei pesci può verificarsi soprattutto durante le operazioni di manipolazione del pescato, a causa dello stress derivante dalla cattura.
Comprendere il funzionamento di questa pratica è in realtà piuttosto semplice: con questo metodo si immette una corrente continua nell’acqua per stordire temporaneamente i pesci. La corrente continua è generalmente pulsata, cioè alterna cicli di accensione e spegnimento. I pesci così immobilizzati vengono poi raccolti con una rete e messi in un vascone per essere recuperati.
Solitamente si riprendono molto rapidamente, il che rende il processo meno invasivo di quanto si possa pensare. Esistono inoltre alcune applicazioni della pesca elettrica in cui si utilizza anche la corrente alternata ma questa provoca più lesioni ed è quindi meno comune e sconsigliata. La corrente continua attira i pesci, mentre la corrente alternata li respinge. Ricordiamo inoltre che chi esegue la pesca elettrica è protetto da waders (preferibilmente non traspiranti) o si trova a bordo di una barca.
I tipi di pesca elettrica
Non esiste un solo tipo di pesca elettrica, ma ce ne sono diversi a seconda delle necessità dei pescatori.
Nei piccoli corsi d’acqua si utilizzano i cosiddetti elettrostorditori, diverso invece è il discorso per i grandi torrenti, più ampi e guadabili, dove si ricorre agli elettrostorditori a traino. Per i fiumi non guadabili, invece, si utilizzano elettrostorditori montati su imbarcazioni o dotati di bracci telescopici. In alcuni casi, quando si intende monitorare habitat specifici, può essere applicata la tecnica della pesca elettrica pre-posizionata. Nei torrenti guadabili ma più estesi, si può inoltre operare con una squadra di operatori dotati di elettrostorditori a zaino per migliorare l’efficienza della raccolta dati.
Nei laghi, la pesca elettrica viene principalmente condotta nelle zone vicino alla riva, con un’efficacia che diminuisce all’aumentare della profondità dell’acqua. Per questo motivo, nelle acque lacustri si preferisce eseguire l’elettropesca in barca soltanto in determinati periodi dell’anno e, spesso, di notte, per ottimizzare la cattura delle specie target.
Per quanto riguarda invece i torrenti guadabili, la scelta dell’attrezzatura dipende principalmente dalle dimensioni del corso d’acqua. Gli elettrostorditori a zaino vengono utilizzati nei torrenti più piccoli, anche se sono meno efficienti rispetto a quelli a traino, che però risultano più ingombranti e difficili da manovrare. Per aumentare l’efficacia nei torrenti più grandi, è possibile impiegare più operatori contemporaneamente. Inoltre, l’uso di reti di sbarramento migliora le probabilità di cattura.
I problemi della pesca elettrica
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Secondo una ricerca di USGS, si sono riscontrate lesioni alla colonna vertebrale accompagnate da emorragie interne in oltre il 50% dei pesci sottoposti a esami approfonditi (anche se spesso non risultano immediatamente evidenti o fatali).
Questi danni possono manifestarsi in qualsiasi area del campo elettrico, a condizione che l’intensità superi il livello necessario a innescare contrazioni muscolari. Si pensa che siano provocati da intense convulsioni della muscolatura corporea (forse simili a crisi epilettiche), causate principalmente da brusche variazioni della tensione elettrica, come nel caso di impulsi, accensioni o spegnimenti improvvisi della corrente.
Si segnalano inoltre molti altri effetti nocivi, come emorragie nelle branchie o nella zona anale e livelli elevati di stress fisiologico. La mortalità, solitamente dovuta ad asfissia, è una conseguenza comune di un’esposizione prolungata a intensità tetanizzanti vicino agli elettrodi o di una gestione inadeguata degli esemplari catturati. Gli effetti sulla riproduzione sono ancora oggetto di dibattito, è già ampiamente dimostrato che l’utilizzo della pesca elettrica nei siti di deposizione delle uova può danneggiare gli embrioni.