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Inquinamento da farmaci: cause, effetti e soluzioni sostenibili

I farmaci che i medici usano per curarci hanno anche effetti di tipo ambientale: ecco tutto quello che è necessario sapere a riguardo
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I farmaci sono senza dubbio una delle più grandi invenzioni della storia del genere umano: grazie ai prodotti nati dalle ricerche scienziati illuminati (i vaccini, la penicillina, eccetera) è stato possibile salvare nel corso degli anni milioni di vite umane in tutto il mondo. Rispetto a questo tema c’è però anche un aspetto del quale non si parla così spesso, quello dell’inquinamento ambientale che sono in grado di generare.

Chiunque di noi possiede nel proprio armadietto del bagno o della cucina una qualche confezione di cartone contenente delle pillole, oppure dei tubetti di alluminio con unguenti vari. Il problema è che prima o poi, quando i contenitori saranno vuoti sarà necessario smaltirli in modo corretto. Per non parlare del loro contenuto più nello specifico. Qui di seguito cercheremo dunque di spiegare in modo chiaro quali sono le cause dell’inquinamento da farmaci, i suoi effetti e quali potrebbero essere delle soluzioni e delle alternative sostenibili.

Le cause dell’inquinamento da farmaci

Blister di farmaci
Tutti questi blister di farmaci dovranno essere smaltiti in modo corretto per non generare inquinamento

Sono diverse le modalità con cui i farmaci possono finire nell’ambiente, molti dei quali non dipendono nemmeno dal nostro comportamento. Per quanto possiamo impegnarci, infatti, la loro produzione e il loro utilizzo avrà sempre un determinato impatto.

Prima di tutto, i processi produttivi dei prodotti che troviamo nelle farmacie e negli ospedali rilasciano quantità significative di farmaci nelle acque reflue, spesso senza adeguati trattamenti di depurazione.

In secondo luogo, c’è l’aspetto legato all’escrezione umana e animale: dopo la loro assunzione una parte dei farmaci viene metabolizzata, ma una quota significativa viene escreta inalterata tramite urine e feci. Questo fenomeno interessa sia gli esseri umani sia gli animali da allevamento, contribuendo alla diffusione di residui farmaceutici nell’ambiente.

Non dimentichiamoci poi che molti farmaci scaduti o non più necessari vengono gettati nei rifiuti domestici o, peggio, scaricati nei lavandini e nei servizi igienici: questo comportamento porta i principi attivi a infiltrarsi nell’ambiente attraverso il sistema fognario. Non tutti i cittadini poi sono davvero consapevoli di dove si debbano buttare i blister delle medicine, per esempio: se si hanno blister vuoti, come quelli delle compresse, composti da plastica e alluminio, la modalità corretta di smaltimento dipende dalla possibilità di separarli.

Infine, è importante sottolineare che anche l’uso di antibiotici e ormoni nella zootecnia e nelle colture agricole porta all’accumulo di residui nel suolo e nei corpi idrici vicini.

I numeri del fenomeno

Per avere un ordine di idee a livello di numeriche, basti sapere che secondo quanto riporta l‘European Environmental Bureau (l’EEB) oltre 100.000 tonnellate di prodotti farmaceutici vengono consumate a livello globale ogni anno (di cui il 24% in Europa).

Quando si parla di antibiotici in modo particolare, una grossa fetta della produzione si concentra in Cina, che fornisce l’80-90% dei principi attivi per antibiotici, mentre le aziende indiane sono leader nella produzione di farmaci in forma di dosaggio finito. Il problema è che in entrambi i Paesi si sono verificati numerosi scandali ambientali legati alla produzione di antibiotici, che hanno contribuito alla diffusione di batteri resistenti ai farmaci. Ma non si tratta di una problematica esclusiva di queste aree. Possibili forme di inquinamento derivanti da impianti di produzione sono state osservate anche nell’UE e in altre parti del mondo.

Come anticipato, gli ingredienti farmaceuticamente attivi (anche chiamati API) finiscono nell’ambiente in grandi quantità durante l’uso di farmaci sia per l’uomo che per gli animali, poiché tra il 30% e il 90% di una dose somministrata per via orale viene eliminata attraverso l’urina ancora in forma attiva. Un’analisi a livello globale ha a proposito identificato oltre 600 API presenti nell’ambiente, alcuni dei quali a concentrazioni potenzialmente dannose per l’ecosistema. Tracce di farmaci sono state rinvenute anche nell’acqua potabile, nelle acque di scarico, nei fanghi di depurazione e nei terreni.

Le conseguenze

La comunità scientifica sta da anni lanciando l’allarme riguardo al rischio che gli antibiotici – che oggi ci aiutano a guarire da alcune malattie batteriche – possano non funzionare più in futuro. E questo pericolo può derivare anche dall’inquinamento da farmaci, oltre che dal loro abuso.

La presenza di antibiotici nell’ambiente contribuisce allo sviluppo della resistenza antimicrobica (AMR), una minaccia che potrebbe mettere in pericolo tra qualche anno le sorti di milioni di persone. Il carico dell’AMR in termini di vite perse, morbilità, costi sanitari e perdite di produttività è oggi molto più elevato rispetto alle statistiche fino ad ora disponibili – si parla di 25.000 decessi nel solo 2007. E purtroppo le proiezioni stimano un aumento di 15 volte della morbilità in Europa a causa dell’AMR entro il 2050, con 390.000 decessi ad esso connessi.

L’inquinamento da farmaci causa poi l’alterazione della riproduzione nelle popolazioni di pesci esposti, dei batteri ambientali e delle alghe marine, o il declino delle popolazioni di avvoltoi a causa dell’avvelenamento da diclofenac (questi volatili, com’è noto, si cibano di carcasse animali).

Soluzioni sostenibili

Medicine in primo piano e due confezioni sullo sfondo
Queste confezioni di farmaci e il loro contenuto devono essere smaltite seguendo alcune precise indicazioni, onde evitare danni ambientali

Posto che non è pensabile privarci della gran parte dei farmaci attualmente in commercio, soprattutto quelli salvavita, le istituzioni europee sono comunque riuscite ad identificare una serie di soluzioni sostenibili al problema. L’EEB da questo punto di vista ha proposto le seguenti strategie sostenibili:

  • un’adeguata sensibilizzazione in materia e una maggior trasparenza sugli impatti ambientali dei farmaci;
  • una valutazione affidabile e completa dei rischi ambientali dei farmaci;
  • la prevenzione del rilascio di farmaci nell’ambiente lungo tutto il loro ciclo di vita;
  • il controllo delle emissioni di farmaci nell’ambiente laddove la prevenzione non sia possibile.





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Alberto Muraro

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