Con il termine footprint digitale, preso in prestito dalla lingua inglese, o dei suoi sinonimi, ombra digitale e footprint elettronico, indichiamo la traccia di dati lasciata quando si utilizza Internet. Questo termine ombrello include i siti web visitati, le e-mail inviate e, in generale, ogni tipo e genere di informazione trasmessa sulla rete. La footprint digitale si utilizza per tenere traccia delle attività svolte online, da terminale e sui dispositivi. Gli utenti di Internet creano la propria footprint digitale sia in modo attivo sia in modo passivo. Il termine footprint digitale non va confuso con quello di carbon footprint, più strettamente collegato all’ambiente, sebbene in alcune occasioni, come vedremo, le due accezioni siano parallele.
Un’impronta che permette di risalire alle nostre abitudini
Ogni volta che utilizziamo internet, le operazioni svolte lasciano una traccia. Ci lasciamo infatti dietro, senza accorgercene, una scia di informazioni nota come footprint digitale. Le sue dimensioni crescono man mano che, ad esempio, si atterra su un sito, si pubblicano contenuti sui social media, ci si iscrive a una newsletter, si lascia una recensione online o si fa shopping in rete. Non è sempre evidente che si sta contribuendo ad alimentare il proprio footprint digitale. I siti, generalmente, tracciano la nostra attività installando cookie sul dispositivo. Alla stessa maniera, le app utilizzate raccolgono i dati e lo fanno a nostra insaputa.
Se un sito viene autorizzato ad accedere alle nostre informazioni, cosa che sempre avviene, dal momento che molti oscurano il contenuto che ci interessa finché non consentiamo loro il tracciamento e, pur di usufruire velocemente di quanto desideriamo consultare, diamo il consenso nel tempo di una frazione di secondo, può vendere o condividere i nostri dati. Le informazioni personali, inoltre, possono essere sottratte a seguito di una violazione dei dati del sito autorizzato, da noi, a conservarle e custodirle.
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Footprint digitale attiva
La footprint digitale si dice attiva se l’utente ha deliberatamente condiviso informazioni personali. Questo avviene quando si pubblicano contenuti o si condividono stati su piattaforme social e forum online. Se un utente ha effettuato l’accesso a un sito web con profilo registrato, tutto quel che pubblica o condivide fa parte del suo footprint digitale attivo. Altri esempi di operatività che contribuisce alla footprint digitale attiva sono la compilazione di un modulo online, come quelli necessari per l’iscrizione a una newsletter, o l’accettazione dei cookie nel browser.
Footprint digitale passiva
La footprint digitale passiva, invece, è legata alla raccolta di informazioni sull’utente che avviene a sua insaputa. Si verifica quando il sito web raccoglie informazioni sul numero di visite effettuate dall’user, sulla sua provenienza e sull’indirizzo IP di cui si serve. Questo processo è portato avanti avanti di nascosto e l’internauta difficilmente se ne rende conto. Un altro esempio di footprint passiva è l’utilizzo che i social network e gli inserzionisti fanno dei like, delle condivisioni e dei commenti che lasciamo sulla piattaforma, allo scopo di profilarci e indirizzarci verso contenuti specifici.
La rilevanza dell’impronta digitale
È sempre opportuno considerare che cosa dica di noi la nostra footprint digitale. Molti, che hanno contezza della sua esistenza, cercano di gestirla con accuratezza. In primo luogo, prestano attenzione alle attività che svolgono online, allo scopo di controllare quali dati possano essere raccolti; secondariamente cercano di lasciare meno informazioni possibili, riguardo a loro stessi e alle abitudini di navigazione, in pasto ai database. Ma per quale motivo è importante tenere sotto controllo la propria footprint digitale? Le ragioni sono svariate:
- Si tratta di dati permanenti che, una volta resi pubblici, o persino semipubblici, come nel caso dei post su Facebook, sono sottratti al controllo del proprietario, il quale ha poca voce in capitolo sul modo in cui saranno trattati.
- La footprint digitale determina la cosiddetta reputazione digitale di una persona, che ora è considerata alla stregua di quella offline.
- I datori di lavoro possono controllare le footprint digitali dei candidati, in particolare i social media, durante il processo decisionale propedeutico all’assunzione. College e università possono fare altrettanto con quelle dei potenziali studenti, prima di decidere se accettarli.
- Parole e foto pubblicate online divengono, appunto, pubbliche e possono essere male interpretate, oppure modificate. Ciò provoca offese non intenzionali.
- I contenuti destinati a un gruppo privato diventano divulgabili a una cerchia più ampia di persone, finendo sulla piazza digitale e rischiando così di danneggiare relazioni e amicizie.
- I cybercriminali possono sfruttare una footprint digitale utilizzandola, ad esempio, per scopi nocivi e dannosi come il phishing.
La digital carbon footprint
Quando parliamo di impronta carbonica digitale intendiamo l’impatto ambientale delle nuove tecnologie e delle attività che svolgiamo online, comprese le emissioni di gas serra e il consumo di energia associati all’uso e al funzionamento di dispositivi, reti e/o servizi digitali. La CO2 generata durante l’intero ciclo di vita delle tecnologie digitali, dalla produzione alla distribuzione e dall’uso fino allo smaltimento, è parte della digital carbon footprint. L’espressione è una crasi dei due concetti di footprint digitale e carbon footprint.
Non è soltanto il consumo di elettricità a pesare sull’impronta carbonica delle aziende. Un altro problema è rappresentato dal fabbisogno idrico dei datacenter. Numerose aziende, non a caso, sono alla ricerca di strategie intelligenti al fine di ridurre i consumi, sia di energia sia di acqua. Bisogna poi trovare il modo di ridurre i rifiuti elettronici (RAEE), ossia tutti quei dispositivi elettronici e prodotti hardware dismessi. Essi contengono infatti sostanze chimiche tossiche, oltre ad altri materiali pericolosi che possono infiltrarsi nelle falde acquifere e nel suolo.
In aggiunta, è necessario ridurre l’inquinamento generato da Internet e abbassare le emissioni di CO2 generate dai data center. L’impronta carbonica delle tecnologie digitali può causare gravi problemi ambientali. È necessario tenerla sotto controllo.