The Rig, finanziato dal fondo per gli investimenti pubblici dell’Arabia Saudita, sarà un parco dedicato ai giochi e agli sport estremi, nato dalla riqualificazione di una piattaforma petrolifera. Ma i casi di piattaforme abbandonate che hanno ritrovato un futuro non mancano e alcuni progetti sono fin troppo innovativi.
Centocinquantamila metri quadri di resort e parco divertimenti, con tre alberghi, ottocento camere, undici ristoranti. Una gigantesca piattaforma offshore a più piani, dove praticare sport e attività estreme, dal bungee jumping al paracadutismo, con tanto di montagne russe. Tutto accessibile via traghetto veloce, yacht, nave da crociera o elicottero. “Non un parco a tema, ma un parco estremo, un parco giochi d’avventura completamente nuovo. La più grande struttura polivalente offshore del mondo per sport estremi, avventura, spettacoli dal vivo. Un’epica destinazione offshore nel cuore del Golfo Arabico” si legge sul sito di The Rig, il mega progetto finanziato dal Public Investment Fund dell’Arabia Saudita, che dovrebbe essere completato in tempi rapidi sebbene, a quasi un anno dall’annuncio di inizio lavori, non si abbiano ancora notizie sulla data di inaugurazione. Il progetto rientra nella strategia 2021-2025 di rafforzamento dell’offerta di intrattenimento e turismo internazionale dell’Arabia Saudita, uno dei settori strategici del fondo per gli investimenti. La piattaforma e i suoi avveniristici impianti costituiranno, secondo il comunicato di lancio del progetto, “un significativo valore aggiunto per l’economia locale”. Inoltre, sottolinea il Public Investment Fund, “per garantire la conservazione sostenibile dell’ambiente nelle vicinanze del progetto, quest’ultimo seguirà i principali standard globali e le migliori pratiche, sostenendo ulteriormente gli sforzi del Regno per la protezione dell’ambiente”. The Rig è stata concepita in linea con la strategia a lungo termine Saudi Vision 2030, che mira a riposizionare l’Arabia Saudita come destinazione turistica internazionale e a diversificare la sua economia. Il Paese punta a diventare, nonostante le sue violazioni dei diritti umani e le leggi che limitano la libertà delle donne, un attraente hotspot globale in grado di competere con le vicine Dubai, Abu Dhabi e Oman; l’obiettivo è di attrarre 100 milioni di turisti all’anno entro la fine del decennio. “Nessuno può leggere il futuro. Ma una cosa è certa: la piattaforma lo scriverà”, ci dice il sito di The Rig.
Altri progetti di recupero delle piattaforme abbandonate
Un progetto ben diverso dal Seaventures Dive Rig, la piattaforma petrolifera trasformata in albergo per subacquei nel mare del Borneo malese, che per dimensioni ricorda più quella che fu l’Isola delle rose che il parco divertimenti in costruzione in Arabia Saudita. Differenti non solo per superficie, ma anche negli obiettivi, gli investimenti, il pubblico, l’accessibilità. Una cosa è certa: il Seaventures è lì da tempo. Indipendentemente dalle dimensioni, l’idea non è nuova. Anzi. Nel 2011 arrivò finalista alla Skyscraper Competition il progetto degli architetti Ku Yee Kee e Hor Sue Wern, dedicato proprio alle piattaforme abbandonate e ai problemi ambientali che si portano dietro. L’idea era di trasformarle in centri abitabili sopra e sotto il livello del mare. Producendo e utilizzando energia solare grazie a una grande membrana fotovoltaica posta sul tetto della struttura, collettori di energia marina nella parte inferiore, e turbine eoliche in punti strategici lungo le quattro facciate. I biologi marini e i ricercatori avrebbero lavorato in laboratori sottomarini, mentre nelle parti superiori sarebbero state costruite le unità abitative e un centro ricreativo. Nonostante i dettagli tecnici (le strutture esistenti, per esempio, avrebbero potuto essere rafforzate con l’uso di travi d’acciaio periferiche per consentire al vento ad alta velocità di filtrare attraverso la piattaforma senza ostruzioni), il progetto non è però stato realizzato. Forse perché ben più visionario di quanto si va ora costruendo.