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Economia circolare: a che punto è l’Europa secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente

economia circolare europea
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Anche se modesto, l’Unione europea è riuscita a raggiungere il disaccoppiamento tra crescita economica e impatti ambientali della crescita. Ma resta tanto da fare, perché la transizione verso l’economia circolare è per l’Unione europea una priorità politica.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) ha fatto recentemente il punto sui progressi dell’Europa verso la circolarità, il paradigma di produzione e consumo in cui il valore dei prodotti e dei materiali viene mantenuto nell’economia il più a lungo possibile. Lo ha fatto nel documento Europe’s circular economy in facts and figures” parte del lavoro del “Circularity Metrics Lab” dell’AEA che sostiene l’attuazione e il monitoraggio del piano d’azione europeo per l’economia circolare, e che “può svolgere un ruolo chiave sia per gli obiettivi europei in materia di clima e natura che per la competitività, l’innovazione e la sicurezza”.

Il risultato dell’analisi è una fotografia in chiaro scuro, che vede l’Unione europea all’avanguardia nelle politiche, nelle conoscenze e nella solidità dei finanziamenti a sostegno della circolarità, con risultati notevoli (come la produttività delle risorse e il riciclo dei rifiuti) ma ancora “oltre i limiti della sostenibilità”.

Uso efficiente delle risorse e di materie riciclate non bastano

L’Agenzia snocciola le performance da primato dei Paesi europei nell’economia circolare, ma ne evidenzia anche l’insufficienza rispetto ai Planetary boundaries, i limiti globali di sostenibilità delle attività umane.

L’Europa “è altamente efficiente nell’estrazione di valore dalle risorse” (quanta ricchezza e, teoricamente, benessere riusciamo a ottenere dalle materie prime che utilizziamo): possiamo vantare infatti una produttività delle risorse superiore a 2 euro/kg, più di 2,5 volte la media mondiale. Inoltre l’Europa ricicla quasi la metà dei rifiuti che produce. Questo riciclo fa sì che l’Europa consumi una percentuale di materiali riciclati superiore a quella di altre regioni del mondo. Eppure il tasso di circolarità europeo, cioè la percentuale di materia riciclata sul totale della materia utilizzata, è pari a quasi il 12% (dati 2023): come dire che su 10 tonnellate impiegate, solo 1 è riciclata. Inoltre, i miglioramenti sono stati limitati negli ultimi anni.

Il messaggio dell’AEA

Il messaggio dell’AEA è chiaro: efficienza nell’uso delle risorse e impiego di materie riciclate non bastano a mantenere gli impatti ambientali delle imprese e del nostro stile di vita entro limiti accettabili. Ogni europeo utilizza circa 14 tonnellate di materiali e genera 5 tonnellate di rifiuti all’anno: tra i più alti a livello mondiale e oltre i limiti della sostenibilità globale.

“La circolarità dei materiali in Europa è stata bassa e relativamente stabile negli ultimi anni, in quanto sia i volumi di riciclo che l’uso dei materiali sono rimasti fermi dal 2014. Inoltre, gli impatti ambientali globali del consumo europeo sono in aumento e i benefici ambientali della circolarità non sono ancora evidenti” scrivono i ricercatori di AEA.

Ma un lato positivo c’è: l’Unione europea è riuscita a far crescere la propria economia utilizzando una quantità stabile di risorse e generando una quantità stabile di rifiuti, raggiungendo quindi “un modesto livello di disaccoppiamento” tra crescita economica e impatti ambientali di questa crescita.

Economia circolare europea, una priorità politica

L’Agenzia tira le somme della sua analisi: a livello europeo è stato sviluppato un solido quadro di politiche, conoscenze e finanziamenti per promuovere e sostenere l’economia circolare. Le aziende e i consumatori stanno mostrando i primi segni di adozione di nuovi modelli di business e di consumo. Tuttavia, “i sistemi lineari continuano a prevalere e l’efficacia degli sforzi in corso rimane poco chiara, in parte a causa dei limitati dati di monitoraggio”.

Accelerare la transizione verso un’economia circolare è diventata “una priorità politica”, afferma l’Agenzia. Una necessità che ha che fare con gli impatti ambientali e climatici, ma anche con l’economia continentale e la sua dipendenza dall’estero. Una dipendenza sempre più pesante perché legata ad esempio a quelle materie prime critiche necessarie alla transizione digitale ed ecologica concentrate in pochi Paesi dal globo.

“Esiste un consenso sul riconoscimento di alcuni progressi – si legge nel documento dell’AEA – accanto alla chiara necessità di una maggiore attuazione delle politiche, di un sostegno finanziario e di una diffusione dei modelli di business e di consumo circolari”.

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