Enea ha calcolato una possibile riduzione della temperatura interna degli edifici fino a 3 °C in estate grazie al cappotto naturale realizzato con piante su tetti e pareti. Una misura che realizzata sul 35% delle superfici urbane Ue ridurrebbe la domanda di energia per il raffrescamento.
Grazie al bonus 110% abbiamo tutti preso familiarità coi cappotti termici per le abitazioni. E se questi cappotti fossero naturali? Tetti e pareti verdi possono diventare una scelta importante per mitigare la crisi climatica: un recente studio Enea ha calcolato che grazie ad un cappotto realizzato con piante su tetti e pareti si può ottenere una riduzione della temperatura interna di un edificio fino a 3°C in estate, con la conseguente riduzione di consumi energetici ed emissioni.
Le piante che migliorano l’efficienza energetica degli edifici
Sono i risultati del progetto Enea “Infrastrutture verdi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e la qualità del microclima nelle aree urbane”, finanziato nell’ambito dell’Accordo di programma per la ricerca di sistema elettrico 2019-2021 del Ministero dello Sviluppo economico, oggi in capo al Ministero della Transizione ecologica. La sperimentazione è stata condotta su un edificio prototipo presso il Centro ricerche Enea di Casaccia (Roma), dove le coltri vegetali sono state messe a copertura del solaio e delle pareti esterne. Per il tetto verde sono state impiegate piante grasse del genere sedum della famiglia delle Crassulaceae, ritenute più adatte all’uso in ambito mediterraneo per il loro apparato radicale poco profondo, l’efficiente utilizzo dell’acqua, la tolleranza a condizioni di estrema siccità. Oltre alle sedum è stato impiegato anche un mix di piante festuca e poa. Sulle facciate di sud-est e sud-ovest dell’edificio, invece, i ricercatori Enea hanno impiegato la parthenocissus quinquefolia, comunemente nota come vite americana, un rampicante resistentissimo sia al caldo che al freddo.
Le coperture verdi agiscono da isolante termico e estrattore naturale di calore
“Grazie a un sofisticato sistema di sensori per il monitoraggio microclimatico – spiega Arianna Latini, ricercatrice Enea dell’Unità per l’Efficienza energetica – abbiamo verificato che le coltri vegetali messe a copertura del solaio e delle pareti esterne dell’edificio prototipo, sono in grado di mantenere le temperature superficiali al di sotto dei 30 °C e quindi di evitare le forti variazioni termiche che si verificano a livello di superfici di tetti e pareti prive di vegetazione, che raggiungono picchi di temperatura di oltre 50 °C nelle ore più calde. Le temperature superficiali della parete verde – aggiunge – sono fino a 13 °C inferiori rispetto alla facciata non vegetata”. La copertura vegetale agisce tutto l’anno come isolante termico, con effetti maggiori nel periodo primavera-estate quando le piante agiscono come estrattore naturale di calore dall’ambiente. L’effetto benefico di regolazione termica è dovuto all’ombreggiamento estivo, all’evapotraspirazione e alla fotosintesi clorofilliana delle piante. Pareti e ambienti meno caldi permettono di risparmiare energia necessaria per la climatizzazione. “I dati preliminari – spiega ancora Latini – fanno supporre una riduzione dei consumi elettrici di circa 2 kWh/mq. Questo si traduce in un risparmio medio di energia elettrica di circa 200 kWh per la climatizzazione estiva di un’abitazione di 100 mq, tenuto conto di una temperatura di comfort dell’ambiente interno non superiore a 26 °C”.
Coperture verdi sul 35% della superficie urbana Ue porterebbero un risparmio di 364 miliardi euro all’anno
Partendo dai risultati della sperimentazione, Enea calcola che “l’inverdimento del 35% della superficie urbana dell’Unione europea (oltre 26mila kmq) permetterebbe di ridurre la domanda di energia per il raffrescamento estivo di edifici pubblici, residenziali e commerciali fino a 92 TWh l’anno, con un valore attuale netto di oltre 364 miliardi di euro”. Le emissioni di gas serra evitate ogni anno sarebbero equivalenti a 55,8 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. “Per avere un’idea realistica delle emissioni evitate – chiarisce Enea – si pensi che il settore agricoltura in Italia emette 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti l’anno”.