In merito agli incentivi per caldaie a gas, la maggioranza desidera riallineare il percorso del Governo. Con due emendamenti, firmati da deputati di Forza Italia e Fratelli d’Italia, si chiede che l’Ecobonus 2025 non venga più riconosciuto per le caldaie a gas. Dopotutto, così prevede la direttiva Case Green. Anche il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di questo tenore. Gli emendamenti saranno all’esame della Commissione bilancio nel mese di dicembre. Non c’è stato nulla da fare, invece, per le altre proposte. Gli esponenti della maggioranza chiedevano che l’Ecobonus restasse al 65%, per l’intero 2025. In questo caso, la bocciatura delle proposte di modifica si deve a mancanza di fondi.
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Incentivi caldaie a gas: cambiamenti in vista
Per quanto riguarda il futuro dell’Ecobonus, il testo della manovra prevede una riduzione drastica dell’ammontare dell’incentivo. Dall’attuale 65% si scenderà al 50%, esclusivamente sulla prima casa e fino al 31 dicembre 2025. Per le seconde case, invece, già dal prossimo primo gennaio l’incentivo scenderà al 36%. Relativamente al 2026 e 2027 è invece previsto il 36% sul primo domicilio e il 30% per gli altri. Si tratta, in pratica, della stessa scaletta prevista per il Bonus Casa. Trattandosi di una misura nata dalla volontà della maggioranza, l’approvazione dovrebbe essere soltanto una formalità.
Il testo della legge di Bilancio presentato dal governo non considera le restrizioni previste dalla direttiva Case Green, relativa alle caldaie alimentate a gas. Lo stop totale all’installazione degli impianti autonomi alimentati esclusivamente a fossile scatterà nel 2040. Al fine di favorire la transizione verso il riscaldamento elettrico e le pompe di calore, già da gennaio si attiverà la stretta sulle agevolazioni per caldaie alimentate esclusivamente a gas. L’Italia è chiamata a recepire la direttiva europea e smettere di assecondare l’acquisto di impianti alimentati a combustibile fossile.
Italia in ritardo
Al fine di rendere la transizione meno drastica, la direttiva emanata a Bruxelles non limita esplicitamente gli incentivi per l’acquisto di impianti ibridi. Resta dunque possibile agevolare la fruizione di riscaldanti assemblati in fabbrica e costituiti da caldaia abbinata a pompa di calore. L’Unione Europea ha specificato che si tratta di una soluzione transitoria. I sistemi ibridi consentono, grazie alla loro particolare tecnologia di assemblaggio, di ridurre al minimo l’uso del gas da riscaldamento. Non vi è alcuna necessità di intervenire sul sistema di distribuzione, dunque sui radiatori, per abbassarne l’impatto. Ciononostante, si tratta comunque di impianti inquinanti, perché possono fare uso di combustibile fossile.
Nel testo della legge di Bilancio 2025, già presentata in Parlamento, il governo non sembra aver recepito le indicazioni della direttiva. Non vi è infatti traccia dell’inserimento di limitazioni all’uso o all’acquisto di impianti che utilizzano soltanto gas. Se sia stata distrazione, dimenticanza, compromesso dovuto alla consueta fretta di stendere questo testo prima del termine dell’anno di lavoro parlamentare o esplicita intenzione, non è dato sapere.
Gli emendamenti alla misura sugli incentivi per caldaie a gas
Gli emendamenti presentati per correggere, se così possiamo scrivere, il testo del governo portano la firma dei deputati Roberto Pella e Francesco Cannizzaro di Forza Italia, oltre a quella di Lucrezia Mantovani per Fratelli d’Italia. Gli onorevoli desidererebbero confermare l’Ecobonus per ogni possibile intervento oggi ammesso all’agevolazione, ossia “ad esclusione degli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con caldaie uniche alimentate a combustibili fossili”. Per caldaie uniche, come specifica la direttiva UE, si intendono gli impianti autonomi.
Le caldaie a condensazione che utilizzano solo il gas potranno dunque essere installate, ma non godranno – in nessun caso – di agevolazioni fiscali. Ciò vale anche per chi scelga di installare termovalvole abbinate. Questa installazione, fino al 31 dicembre, consente di ottenere ancora un ecobonus al 65%.
Le proposte della maggioranza qui evidenziate hanno tutte le premesse per essere accolte. Se così non fosse, l’Italia rischierebbe una procedura di infrazione. L’unico no secco, già esplicitato, è quello alla proroga dell’aliquota al 65%, anche per un solo anno. Ogni emendamento presentato, a questo riguardo, è stato immediatamente respinto. Non vi sono infatti le coperture necessarie. Tutte le proposte di modifica, anche da parte della stessa maggioranza, sono state bocciate per mancanza di copertura. La votazione alla direttiva, e a queste sue correzioni, è attesa a breve.
La strada dell’elettrico
Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le pompe di calore potrebbero favorire una riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica pari ad almeno 500 milioni di tonnellate entro il 2030. Si tratta dell’equivalente delle emissioni annuali di anidride carbonica causate dall’attuale parco automobilistico europeo. Nel caso di caldaie non a condensazione, invece, la sostituzione porterebbe a una riduzione di consumi ed emissioni inquinanti non superiore all’11%.
Per questo motivo, nelle raccomandazioni emanate durante il mese di ottobre, quando ha affrontato il tema, la Commissione UE ha tenuto a puntualizzare che gli incentivi alle caldaie ibride possono essere previsti esclusivamente in via transitoria, come abbiamo già scritto. Peraltro, gli Stati dovrebbero prevedere un sistema che incentivi, in misura maggiore, l’utilizzo della pompa di calore piuttosto che quello del bruciatore abbinato al gas. Si propone, in sostanza, un sistema modulare. In questo modo, è possibile incentivare l’elettrico e dedicargli l’agevolazione più elevata.
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