I depuratori navali, componente del sistema di pulizia dei gas di scarico delle navi, aumentano l’inquinamento da metalli pesanti nelle acque marine e andrebbero eliminati secondo un lavoro di ricercatori svedesi e finlandesi. Cina, Singapore e Germania hanno già vietato gli scrubber a ciclo aperto nelle loro acque territoriali, mentre Svezia e Danimarca ne annunciano il divieto per luglio 2025, estendendolo a quelli a ciclo chiuso a partire dal 2029.
Può succedere che la toppa sia peggio del buco. Gli scrubber, componenti del sistema di pulizia dei gas di scarico delle navi, ampiamente adoperati in questi ultimi anni per adeguare le emissioni navali di ossidi di zolfo alle norme dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), stanno causando danni all’ecosistema marino, aumentando l’inquinamento da metalli pesanti nell’acqua. In pratica, per limitare l’inquinamento dell’aria, si abbattono gli inquinanti nell’acqua. Con pesanti conseguenze, stimate in milioni di dollari da ricerca della Chalmers University of Technology in Svezia, pubblicata su Nature, che ha calcolato i costi dei danni ambientali provocati dagli scrubber delle navi nel Mar Baltico e che suggerisce che sia giunto il momento di eleminarli. A discapito forse delle tasche degli armatori, ma nell’interesse dalla salute dell’ecosistema marino.
Gli armatori hanno installato gli scrubber
Il punto è che questi sistemi di pulizia dei gas di scarico, abbattendo i livelli di emissioni nell’aria con grandi quantità di acqua, sono stati installati da molti armatori in risposta all’inasprimento della normativa sulle emissioni atmosferiche delle navi, perché consentono di continuare a utilizzare olio combustibile ad alto tenore di zolfo.
L’altra soluzione sarebbe stata (ed è) quella di passare ai combustibili a basso e bassissimo tenore di zolfo, molto più costosi. Una soluzione meno conveniente, purché non si mettano nel conto i danni all’ambiente marino: una cifra che il team di scienziati svedesi e finlandesi ha stimato in almeno 680 milioni di euro per il 2019 (ma potrebbero essere molti di più perché le stime sono estremamente prudenti) in base a un sistema di calcolo che prende in considerazione quantità e costi dello scarico delle acque di scrubber nell’area del Mar Baltico tra il 2014 e il 2022. Periodo in cui, secondo i ricercatori, sono stati rilasciati negli oceani del mondo oltre 10 miliardi di metri cubi di acqua tossica di lavaggio ogni anno.
Come funzionano gli scrubber
Gli scrubber sono dispositivi che spruzzano l’acqua dell’oceano sui gas di scarico prima che questi lascino il motore, catturando gli ossidi di zolfo (noti anche come gas SOX) sotto forma di soluzione di acido solforico. Sono di due tipi: a ciclo chiuso e a ciclo aperto. I depuratori a ciclo chiuso immagazzinano la miscela sulfurea e fangosa in un serbatoio che deve essere svuotato in porto. Gli scrubber a ciclo aperto scaricano i residui direttamente in mare, e sono stati preferiti da molti armatori perché sono più piccoli e meno pesanti di quelli a ciclo chiuso.
Non solo SOX nei gas di scarico delle navi
L’acqua dell’oceano contiene già molti composti solforosi, per cui si è potuto ritenere che non fosse particolarmente dannoso aggiungerne altri, ma i gas di scarico dei motori delle navi contengono anche altri composti altamente tossici, come i metalli pesanti e gli idrocarburi policiclici aromatici. E le navi che utilizzano scrubber a ciclo aperto – o addirittura a ciclo chiuso che hanno superato la capacità dei serbatoi di stoccaggio – scaricano tutti questi inquinanti direttamente in acqua. “Se ci si limita a considerare lo zolfo, la situazione non è così grave. Ma se si considerano le particelle pericolose, i metalli pesanti e i composti organici che si trovano anche nei gas di scarico, si capisce l’entità del problema”, spiega Anna Lunde Hermansson, co-autrice della ricerca della Chalmers University of Technology, in un articolo pubblicato su Hakai Magazine.
Scrubber, una soluzione imperfetta
Gli ossidi di zolfo possono provocare una serie di effetti negativi, tra cui malattie cardiache e polmonari. In tutto il mondo, l’inquinamento da zolfo è collegato a circa 400.000 morti premature e a 14 milioni di nuovi casi di asma infantile ogni anno. Gli scrubber fanno ciò che si prefiggono: ridurre l’inquinamento da SOX. “Ma credo che, abbastanza presto, avremmo dovuto scoprire che si trattava più che altro di un palliativo”, commenta Erik Nøklebye, amministratore delegato della compagnia di navigazione svedese Wallenius Lines, su Hakai Magazine. Per Nøklebye, non è una questione di negligenza, piuttosto un esempio di “soluzione innovativa imperfetta”. Per questo, a giugno 2024, diversi dirigenti del settore navale, tra cui lui, hanno collaborato con il team di Hermansson per chiedere al governo svedese di vietare gli scrubber a ciclo aperto, sostenendo che causano danni inaccettabili agli ecosistemi marini.
Scrubber, la posizione dell’IMO
Per Natasha Brown, responsabile comunicazione dell’IMO, le navi che utilizzano i depuratori sono solo “una piccola percentuale”: circa 4.400 delle circa 60.000 grandi navi che solcano i mari del mondo. Inoltre, secondo Brown, non si è mai pensato che gli scrubber fossero la soluzione definitiva. Con l’emanazione del regolamento sullo zolfo, l’IMO intendeva spronare l’industria navale a trovare soluzioni innovative, sia che si trattasse di combustibili più puliti che di nuove tecnologie. Ma molte compagnie di navigazione hanno optato per gli scrubber come opzione più semplice. L’IMO ha poi risposto inasprendo le norme sullo scarico delle acque di lavaggio, ad esempio ponendo dei limiti alla loro acidità, spiega Brown, che parla di “processo continuo” e sottolinea che l’IMO accoglie con favore ogni nuovo studio per poter rivedere o modificare le linee guida.
Scrubber, nuovi divieti in arrivo
L’estate scorsa, poco dopo le pressioni ricevute, il governo svedese ha annunciato la sua intenzione di vietare gli scarichi idrici dei depuratori a ciclo aperto nelle sue acque a partire da luglio 2025 e di tutti i depuratori navali entro gennaio 2029. Seguito a stretto giro dal governo danese, con le stesse date di introduzione dei divieti. Mentre la Cina, Singapore e la Germania avevano già vietato i depuratori a ciclo aperto nelle loro acque territoriali poco dopo l’inizio del loro utilizzo sulle navi.