Il Rapporto Rifiuti Speciali 2022 di Ispra fotografa le dinamiche di produzione e gestione dei rifiuti prodotti dalle attività commerciali e industriali nel nostro Paese. Che rappresentano l’85% di tutti i rifiuti prodotti.
Il Rapporto Rifiuti Speciali di Ispra è il documento più atteso per comprendere i trend di produzione e gestione dei rifiuti speciali, ossia gli scarti provenienti dalle attività commerciali o industriali, che rappresentano l’85% circa dei rifiuti complessivamente prodotti ogni anno nel nostro Paese. I rifiuti speciali possono essere classificati anche in base alla loro pericolosità. Se contengono un’alta concentrazione di sostanze inquinanti vengono definiti rifiuti pericolosi e la loro gestione e smaltimento devono essere finalizzati a renderli innocui. Viceversa, vengono definiti non pericolosi. La loro gestione, in ogni caso, non è in carico alla Pubblica amministrazione sulla base dei contributi fiscali – come nel caso dei rifiuti urbani – ma ad aziende private. Non entrano dunque in gioco le politiche dei Comuni e dei singoli gestori, ma le dinamiche tra domanda (attivata dai produttori di rifiuti) e offerta (fornitura di servizi per la raccolta, trattamento e destinazione finale, che può essere il recupero e/o lo smaltimento). Trattandosi della parte più consistente dei rifiuti prodotti, dalla loro gestione passa la chiusura più o meno efficiente delle filiere e, soprattutto, lo stato di salute dell’intera governance dei rifiuti. Anche considerando che gli impianti finali – dislocati in maniera disomogenea sul territorio, con forti deficit soprattutto al Sud e al Centro – ricevono sia i rifiuti urbani che gli speciali.
Quali sono le attività economiche che generano più rifiuti speciali
Il Rapporto Rifiuti Speciali 2022, presentato alla fine di giugno, analizza i dati che fanno riferimento al 2020, anno in cui sono stati prodotti 147 milioni di tonnellate, registrando un calo del 4,5% rispetto al 2019, corrispondente a quasi 7 milioni di tonnellate. Calo dovuto all’emergenza pandemica che ha iniziato a colpire da febbraio di quell’anno. I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93% del totale, diminuiscono di quasi 7 milioni di tonnellate (- 5%) mentre quelli pericolosi di oltre 300 mila tonnellate (-3%). Il contributo maggiore alla produzione di rifiuti speciali è dato dal settore delle costruzioni e demolizioni, con il 45%, corrispondente a oltre 66 milioni di tonnellate, mentre dalle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento arriva l’altra grande fetta, che rappresenta più del 26% (quasi 39 milioni di tonnellate), segue la manifattura (18%) e le altre attività economiche (10,5%, pari a 15,5 milioni circa di tonnellate). Nell’ambito del settore manifatturiero il 29% dei rifiuti speciali prodotti sono riconducibili al comparto metallurgico, il 12% alla fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature. Questi due settori generano quasi 11 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. La fabbricazione di coke e di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, l’industria chimica e farmaceutica e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche producono altri 4 milioni di tonnellate di rifiuti (quasi 15% del totale).
In quali Regioni vengono prodotti più rifiuti speciali
La Lombardia, con quasi 32 milioni di tonnellate, produce da sola il 38% dei rifiuti speciali generati dal nord Italia (circa 84 milioni di tonnellate), seguita dal Veneto con oltre 16 milioni di tonnellate (19% del totale delle regioni settentrionali), dall’Emilia-Romagna con 13 milioni di tonnellate (oltre 15%) e dal Piemonte con poco più di 11 milioni di tonnellate (13%). Tra le regioni del Centro, che complessivamente producono quasi 25 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, il primato va alla Toscana con 9,5 milioni di tonnellate (38% della quota del centro Italia) e al Lazio (con 9 milioni di tonnellate, il 37%). A Sud, dove la produzione di rifiuti speciali ammonta a 39 milioni circa di tonnellate, la Puglia, con 12 milioni di tonnellate, copre il 32% del totale della macroarea, seguita da Campania (8 milioni di tonnellate, il 22%) e Sicilia (oltre 7 milioni di tonnellate, il 19%).
Come vengono gestiti i rifiuti speciali
Il recupero di materia costituisce la modalità di gestione per il 71% dei rifiuti speciali (113 milioni di tonnellate circa). In percentuali minori si ricorre ad operazioni di smaltimento (riguardano il 10,3% dei rifiuti pari a più di 16 milioni di tonnellate) e di smaltimento in discarica (per il 6% dei rifiuti speciali pari a 10 milioni circa di tonnellate). Sono residuali i quantitativi avviati a coincenerimento (oltre 1% pari a quasi 2 milioni di tonnellate) e incenerimento (0,8% pari a più di 1 milione di tonnellate). Dati che confermano una radicata vocazione al recupero del nostro Paese, consapevole della sua vocazione manifatturiera e delle poche materie prime a disposizione. Ed è probabilmente questa consapevolezza ad alimentare la fiducia nella futura transizione ecologica della nostra economia.