In Cina è stato collegato alla rete il ramo solare del primo impianto ibrido di energia solare-mareomotrice del Paese. Altro indicatore della leadership cinese nelle rinnovabili.
La prima centrale elettrica ibrida della Cina, che utilizza sia l’energia solare che quella delle maree, è diventata pienamente operativa alla fine di maggio grazie al collegamento con la rete elettrica. Collocata nei pressi della città di Wenling, provincia dello Zhejiang nella Cina orientale, questa centrale rappresenta l’ennesimo segnale – se non bastassero le statistiche sugli investimenti e sui gigawatt installati – del ruolo che il Paese della Muraglia ha raggiunto nella corsa alle rinnovabili. Ruolo anche paradossale, visti i primati nazionali nella produzione e consumo di carbone.
Centrale a marea: la quarta stazione più grande del mondo
Realizzata su oltre 133 ettari con 185 mila moduli fotovoltaici, la centrale ibrida di Wenling ha una capacità installata di 100 megawatt (dati China Energy) e produrrà oltre 100 milioni di kWh l’anno, corrispondenti alla domanda annuale di elettricità di circa 30 mila famiglie. Rispetto ad una centrale a carbone, China Energy stima che a parità di energia prodotta, permetterà di evitare emissioni di CO2 per 70 mila tonnellate l’anno. Questo impianto è collegato al più grande progetto di energia dalle maree del Paese: Jiangxia Experimental Tidal Power Station. La costruzione della stazione di marea – la quarta più grande del mondo dopo la Sihwa Lake Tidal Power Plant in Corea, La Rance in Francia e Annapolis in Canada – è iniziata nel 1974 per arrivare nel 2007, attraverso diverse fasi, a lavorare con sei generatori di marea a doppia via (sia con maree di riflusso che di piena) con una capacità di 4,1 MW. Il vantaggio di combinare sole e maree è che la centrale produce energia senza intermittenza, anche quando il sole non c’è.
La leadership nelle energie rinnovabili
Questa centrale è una delle tessere del puzzle che rende la Cina una potenza nelle rinnovabili. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente la Cina è stata il più grande investitore in energie rinnovabili nell’ultimo decennio: con quasi 760 miliardi di dollari tra il 2010 e il 2019 ha superato l’insieme dei Paesi europei (698 miliardi di dollari) e doppiato gli investimenti statunitensi (356 miliardi di dollari). Non a caso ha la leadership nella potenza rinnovabile installata, con 288 GW di capacità di energia eolica e 253 GW di solare (dati 2020 dell’Agenzia nazionale dell’energia). Inoltre, la fabbrica del mondo ha saputo conquistare la leadership anche nella filiera produttiva delle rinnovabili: secondo Foreign Policy, il 30% dei produttori mondiali di turbine eoliche si trova in Cina e oltre il 70% del solare fotovoltaico mondiale è prodotto all’ombra della Muraglia. Tutto questo non senza contradizioni, nel Paese che secondo l’International Energy Agency è il più grande consumatore di carbone al mondo.