Record di rinnovabili (+25%) ed emissioni in calo (-6%) in Italia, secondo i dati e l’analisi di Enea sul sistema energetico nazionale nel primo semestre 2024. Ma la crescita delle fonti rinnovabili resta decisamente inferiore a quella delineata nel PNIEC. E la transizione energetica del nostro Paese è in sofferenza, per via della scarsa competitività dell’industria e di una decarbonizzazione ancora insufficiente.
Nei primi sei mesi del 2024, i livelli delle emissioni di CO2 in Italia sono scesi di oltre il 6%, sostanzialmente il doppio del calo registrato nell’Eurozona (circa il 4%) con l’accelerata decarbonizzazione del settore elettrico. Ma nonostante un balzo in avanti delle rinnovabili del 25% e un calo del 38% della quota di generazione da fonti fossili, al minimo storico (10 punti percentuali in meno rispetto al dato precedente), con l’impiego del carbone sceso del 60% e quello del gas del 5% (mentre i consumi di petrolio registrano un lieve aumento), la transizione energetica italiana è in stallo.
A dirlo è l’analisi Enea del sistema energetico nazionale per il primo semestre 2024, che esamina i fattori che caratterizzano il sistema energetico nazionale, per valutare le tendenze relative alle tre dimensioni della politica energetica: la decarbonizzazione, la sicurezza e il costo dell’energia. In linea con l’obbligo di svolgere attività di monitoraggio della transizione energetica, previsto dal 2017 per gli Stati membri dell’Unione Europea.
Area euro, continua la contrazione dei consumi di energia
Nell’area euro, con la persistente debolezza dell’industria, i consumi energetici sono scesi dell’1%. La fase di debolezza delle economie, iniziata nella seconda metà del 2022 in concomitanza con la crisi dei prezzi dell’energia – riporta l’analisi semestrale Enea – si è estesa anche alla prima metà del 2024 (+0,5% la crescita nel I semestre, con crescita nulla in Germania), sebbene con segnali di lieve ripresa che non sembrano però riguardare l’industria, la cui produzione è in calo del 4% nell’Eurozona.
Sebbene sia proseguito anche il calo dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità (-34% il prezzo del gas nel I semestre, mentre il prezzo dell’elettricità nelle principali borse europee si è ridotto tra il 35 e il 60%), è continuata la contrazione dei consumi di energia, con un crollo della domanda di carbone (-24%) e un nuovo calo della domanda di gas naturale (-4%).
Italia, crescita delle rinnovabili trainata dall’idroelettrico
In Italia, i consumi finali di energia risultano in leggero aumento, in conseguenza di un aumento di oltre il 3% sull’anno precedente per la mobilità stradale e il traffico aereo, tornati al di sopra dei livelli pre-Covid. Nei settori non-ETS (industria non energivora, terziario, residenziale e trasporti) si stima un lieve aumento delle emissioni (+1%), legato alla crescita dei consumi petroliferi (+0,5%) appunto per i trasporti.
L’importante calo delle nostre emissioni di CO2 è concentrato nel settore elettrico (-32%), grazie al forte incremento della quota di fonti di energia rinnovabile nella generazione elettrica (salita nel semestre al 44% della richiesta). Nella crescita del 25% delle fonti rinnovabili, pesa il balzo del +65% del settore idroelettrico, che nel 2022-2023 aveva toccato i suoi minimi storici. Secondo l’analisi, la crescita delle fonti rinnovabili resta, però, decisamente inferiore a quella delineatanel recente PNIEC (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima).
Indice Enea ISPRED, decarbonizzazione
Come attesta l’Indice Enea ISPRED (Indice Sicurezza energetica, Prezzi energia e competitività, Decarbonizzazione) in leggero miglioramento rispetto a un anno fa (+10%) ma sempre vicino ai minimi storici, la transizione energetica italiana attraversa una fase di sostanziale difficoltà. Tra decarbonizzazione ancora insufficiente e problemi di competitività dell’industria, sia energivora che low-carbon.
L’indice relativo alla componente decarbonizzazione è penalizzato dal fatto che il calo delle emissioni, seppur notevole, ha riguardato il solo settore elettrico. La traiettoria delle emissioni dei settori ETS risulta ora ampiamente in linea con il target 2030 (nei prossimi sei anni è sufficiente una riduzione di meno del 2% medio annuo), ma si è invece ulteriormente allontanata dagli obiettivi la traiettoria delle emissioni dei settori non-ETS, che dovrebbero ora ridursi del 5% medio annuo.
Indice Enea ISPRED, competitività
Sul fronte della competitività, si registra anche nel I semestre 2024 una performance molto negativa della produzione industriale dei settori energy intensive, che nella media degli ultimi 12 mesi risulta inferiore a quella del 2020, minimo della serie storica. Si conferma, inoltre, molto problematica la competitività italiana nelle tecnologie energetiche per la decarbonizzazione, con una crescente dipendenza dalle importazioni e un passivo commerciale – in costante aumento dal 2017 – che nel 2023 ha superato i 7 miliardi di euro (pari allo 0,34% del PIL).
Peggiorano in particolare i saldi commerciali nei settori di maggior peso nell’interscambio: il deficit si avvicina ai 2 miliardi di euro nel caso del fotovoltaico, supera i 3 miliardi di euro nel comparto degli accumulatori (tre volte il dato 2021). Nel caso dell’eolico il saldo commerciale è passato dall’attivo del 2021 a un (ancora contenuto) passivo nel 2023, diversamente da Germania e Spagna, che risultano ancora esportatori netti. Un nuovo forte balzo del passivo commerciale si registra infine nel caso dei veicoli a basse emissioni, che si attesta su più di 2 miliardi euro di deficit. Avanzi commerciali si registrano solo nei settori del solare termico e degli elettrolizzatori, con un contributo al saldo complessivo del commercio Low Carbon che è però marginale (rispettivamente +150 e +100 milioni di euro).
Indice Enea ISPRED, sicurezza energetica
Migliorano, invece molti degli indici relativi alla componente sicurezza energetica, in conseguenza della fase di riduzione della domanda di energia, che dopo il rimbalzo post-pandemia del 2021 si è contratta in misura notevole nei successivi due anni (di quasi il 6%). Infine, risulta relativamente confortante la valutazione della sicurezza nel sistema del gas naturale, perché anche nell’ultimo inverno il calo dei consumi (-17% rispetto alla media 2017-2022, oltre il target UE del -15%) ha garantito margini di capacità molto ampi.