A lungo abbiamo utilizzato la plastica senza avere la benché minima coscienza ambientale. Dopo anni in cui abbiamo fatto affidamento a confezioni, bicchieri, piatti e posate usa e getta, abbiamo finalmente iniziato a comprendere gli effetti devastanti di questo materiale sugli ecosistemi, e abbiamo cominciato così a cercare soluzioni alternative. Se la carta negli ultimi anni ha iniziato ad essere sempre più diffusa al posto della plastica (si pensi ad esempio alle cannucce delle bibite), di recente si è anche iniziato a parlare delle cosiddette bioplastiche. Si tratta di un’opzione molto interessante, disponibile in vari formati, che presenta diversi vantaggi a livello ambientale. Scopriamo dunque insieme tutto quello che è necessario sapere nel merito della questione.
Indice contenuti
- Cosa sono le bioplastiche
- Perché le bioplastiche sono importanti
- I vantaggi delle bioplastiche
- Gli usi più comuni
Cosa sono le bioplastiche
Contrariamente alle materie plastiche classiche, che sono dei sottoprodotti del petrolio, le bioplastiche sono materiali del tutto biodegradabili provenienti da fonti rinnovabili (come per esempio le biomasse) che possono essere utilizzati per ridurre il problema dei rifiuti plastici che stanno soffocando il pianeta Terra e contaminando l’ambiente.
Le bioplastiche sono dunque una valida alternativa a ciò che fino ad oggi abbiamo usato in modo sconsiderato e che è finito per contaminare gli habitat terrestri, accumulandosi in modo particolare nei nostri oceani in enormi isole di spazzatura.
Si ricordi inoltre che il termine “bioplastica” di per sé non indica un materiale unico, ma una gamma di plastiche diverse che si differenziano per le materie prime utilizzate e per le loro caratteristiche intrinseche.
Da una parte, troviamo le bioplastiche prodotte interamente o parzialmente da fonti rinnovabili, che però possono presentare proprietà simili a quelle delle plastiche tradizionali. Dall’altra, il termine comprende anche tutte le plastiche biodegradabili o compostabili, indipendentemente dal tipo di materia prima impiegata per la loro produzione.
Perché le bioplastiche sono importanti
Le bioplastiche sono dei polimeri naturali ottenuti da (tra le altre cose) scarti agricoli, di cellulosa o da amido di patate e mais. Si tratta dunque di materiali non soltanto biodegradabili ma anche molto resistenti e versatili, che vengono già utilizzati in agricoltura, nell’industria tessile, in medicina e soprattutto nel mercato dei contenitori e degli imballaggi.
Alcuni biopolimeri in particolare stanno guadagnando popolarità nelle aziende di tutta Europa e degli Stati Uniti per motivi strettamente ecologici: stiamo parlando dei cosiddetti PHA che, stando alle stime degli esperti, potrebbero soddisfare il 10% del fabbisogno del mercato europeo della plastica nei prossimi 10 anni. I PHA nello specifico sono ottenuti facendo fermentare materie prime di origine vegetale utilizzando diversi ceppi batterici: tali materiali vengono spesso usati, giusto a titolo esemplificativo, nello stampaggio a iniezione per la realizzazione di componenti di automobili.
I vantaggi delle bioplastiche
Risulta dunque evidente come le bioplastiche ci possano garantire dei benefici a diversi livelli, non soltanto dal punto di vista della sostenibilità. Questi i loro principali vantaggi:
- Riducono l’impronta di carbonio, cioè le emissioni di anidride carbonica che rilasciamo nell’atmosfera e che sono alla base del cambiamento climatico;
- Offrono notevoli risparmi energetici nei processi di produzione. La produzione di bioplastiche richiede generalmente meno energia rispetto alla produzione di plastiche convenzionali, contribuendo così a una riduzione complessiva del consumo energetico e delle emissioni ad esso associate;
- Non comportano il consumo di materie prime non rinnovabili (come il carbone, il petrolio, o il gas naturale);
- La loro produzione riduce i rifiuti non biodegradabili che contaminano l’ambiente;
- Non contengono additivi dannosi per la salute, come ftalati o bisfenolo A, che com’è noto hanno potenziali effetti cancerogeni;
- Non alterano il sapore o l’odore dei cibi se vengono usate per il packaging alimentare.
Gli usi più comuni
Una modalità per classificare i materiali bioplastici, come già anticipato, si basa sulle materie prime impiegate nella loro produzione. Quelli a base di amido sono ottenuti da piante ricche di amido, come il mais, il riso o le patate, e possono essere utilizzati per creare una vasta gamma di prodotti, tra cui sacchetti per uso domestico e da giardino, articoli monouso per il settore della ristorazione e vari tipi di imballaggi compostabili. Alcune aziende hanno persino sperimentato questo tipo di bioplastica compostabile a base di amido per creare delle custodie di telefoni cellulari.
I materiali bioplastici a base di cellulosa sono invece fabbricati utilizzando scarti di cellulosa e derivati, come quelli provenienti da legno o canapa. Questi materiali possono dar vita a loro volta a un’ampia gamma di prodotti, dai termoplastici alle montature per occhiali, all’elettronica, fino a fogli e molto altro. Ci sono anche materiali bioplastici che possono risultare chimicamente indistinguibili dai loro equivalenti tradizionali, a condizione che provengano da fonti vegetali invece che da combustibili fossili. Un esempio di queste alternative bio-based è il polietilene bio-based, che si trova in svariati articoli, come casse, vassoi, bottiglie per bevande e tappi per imballaggi alimentari.