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Sostenibilità dei data center: le linee guida

Sostenibilità dei data center
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Dalle misure di efficienza energetica alla pavimentazione dei parcheggi, dalla bioedilizia fino al decommissioning: il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha adottato le linee guida per le procedure di sostenibilità dei data center.

Quando si parla dei consumi energetici di internet o di quelli dell’intelligenza artificiale si parla soprattutto di data center (che secondo l’Agenzia internazionale per l’energia valgono circa l’1% dei consumi energetici mondiali: 240-340 TWh-terawattora). Parliamo di data center quando ragioniamo della sete di internet, che utilizza l’acqua per tenere a bada la temperatura degli impianti: mediamente un data center impiega quasi due litri per kilowattora (kWh) consumato (1TWh significa 1 miliardo di kWh): secondo il Financial Times in Virginia, lo stato che ospita il più alto numero di data center al mondo, il consumo di acqua è passato da 1,13 miliardi di galloni a 1,85 miliardi di galloni l’anno tra il 2019 e il 2023: 7 miliardi di litri. I data center sono insomma strutture il cui impatto ambientale va tenuto sotto osservazione.

Per questo è importante che il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica abbia adottato linee guida per la sostenibilità di queste strutture.

Una decisione che si inserisce in un più ampio contesto di norme, standard e misure per limitare l’impronta ecologica di questi impianti.

Soddisfatta la viceministro all’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava: “Si tratta di una iniziativa storica, unica a livello europeo, giunta dopo serrato confronto della Commissione VIA – VAS con i maggiori proponenti a livello nazionale ed internazionale. I data center rappresentano, infatti, quasi il 3 % della domanda di elettricità dell’UE, percentuale destinata ad aumentare nei prossimi anni. Da qui la necessità di indirizzarli verso una maggiore efficienza ai fini della sostenibilità, portando un robusto contributo al raggiungimento degli obiettivi ambientali prefissati”.

Il contesto internazionale

A livello globale, esistono diverse indicazioni e linee guida per rendere i data center più sostenibili. Ecco alcune delle principali iniziative:

The EU Code of Conduct for Energy Efficiency in Data Centres

Il Codice di condotta europeo per i data center (EU DC CoC) è un’iniziativa volontaria istituita dal Centro comune di ricerca della Commissione europea in risposta al crescente consumo di energia e al conseguente impatto ambientale, economico e sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico che ne deriva. Incoraggia e guida gli operatori e i proprietari dei centri dati a ridurre il consumo di energia in modo economicamente vantaggioso;

Sostenibilità dei data center: ISO 50001

Questo standard internazionale fornisce un quadro per migliorare l’efficienza energetica. Viene applicato in molti settori, inclusi i data center. Si concentra sulla gestione dell’energia con strategie sostenibili e l’impiego di fonti rinnovabili;

The Climate Neutral Data Centre Pact

Lanciata nel 2021, questa iniziativa riunisce i principali operatori di data center e associazioni del settore in Europa. Il patto impegna i partecipanti (oltre 100 soggetti che rappresentano più del 90% della capacità di data center offerta in Europa) a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Cinque le aree di intervento: efficienza energetica, ovviamente; energia priva di carbonio; conservazione dell’acqua; riutilizzo, riparazione e riciclo dei server; ricerca il riciclo del calore.

The Uptime Institute’s Sustainability Guidelines

L’Uptime Institute, leader nel sostengo ai progressi nella sostenibilità ambientale delle infrastrutture e operazioni IT delle imprese, ha introdotto linee guida per migliorare la sostenibilità dei data center;

Green Grid’s Power Usage Effectiveness (PUE)

La metrica PUE-Power Usage Effectiveness è uno standard ampiamente utilizzato per misurare l’efficienza energetica dei data center. Il PUE è stato promosso da The Green Grid (un’organizzazione no-profit di professionisti dell’IT) nel 2007, ed è diventato uno dei parametri più usati per misurare l’efficienza energetica dei data center. Un PUE più basso indica un uso più efficiente dell’energia, con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile a 1, che rappresenta l’efficienza massima;

Standard globali di Sostenibilità dei data center promossi dall’ITU (International Telecommunication Union)

l’International Telecommunication Union (ITU) ha sviluppato diverse iniziative per promuovere la sostenibilità dei data center a livello globale. Una delle principali è la guida pratica Green Data Centers: Towards a Sustainable Digital Transformation. Realizzata in collaborazione con la Banca Mondiale e altre organizzazioni, questa guida affronta sei dimensioni critiche per rendere i data center più sostenibili: resilienza climatica, design sostenibile, utilizzo di energia rinnovabile, raffreddamento efficiente, gestione dei rifiuti elettronici, e acquisti sostenibili. L’obiettivo della ITU è aiutare governi, aziende e tecnici a progettare e gestire data center con un impatto ambientale ridotto, migliorando l’efficienza energetica e promuovendo l’uso di strategie di economia circolare. Tra le misure proposte, la guida include l’uso di tecnologie di raffreddamento sostenibile e l’adozione di criteri ambientali nei processi di acquisto pubblico per i data center, incoraggiando l’infrastruttura digitale a diventare più verde e resiliente;

Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) dell’Unione Europea

La Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) aggiornata include delle misure per incoraggiare il raffreddamento sostenibile nei data center, l’utilizzo delle rinnovabili e l’adozione di pratiche in linea con l’economia circolare. Tra le indicazioni: promuovere il Free Cooling, cioè il raffrescamento che sfrutta le condizioni ambientali (come l’aria esterna più fredda) per ridurre la necessità di sistemi di raffreddamento attivi; ottimizzare la Power Usage Effectiveness (vedi sopra);  utilizzo del calore di scarto prodotto dai data center (in molte aree si incoraggia la connessione alle reti di teleriscaldamento); promozione delle rinnovabili; Sistemi di raffreddamento a liquido, generalmente più efficienti rispetto ai tradizionali sistemi ad aria; ottimizzazione del flusso d’aria attraverso l’ottimizzazione della progettazione.

Quanto all’economia circolare, la direttiva promuove la progettazione di apparecchiature hardware più durature e facili da aggiornare, riparare o riciclare; viene incoraggiata la progettazione modulare delle apparecchiature per facilitare il riutilizzo dei componenti e il loro aggiornamento senza la necessità di sostituire interi sistemi;si incoraggia la corretta gestione del fine vita e il riciclo.

Le linee guida italiane sulla sostenibilità dei data center

Pubblicate dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica nell’agosto scorso, le “Linee guida per le procedure di valutazione ambientale dei Data Center” forniscono un quadro dettagliato delle procedure di valutazione ambientale per i data center. È rivolto ai proponenti di progetti di queste infrastrutture e chiarisce le normative e gli obblighi necessari per l’autorizzazione e la valutazione ambientale, specificando le metodologie da seguire in conformità con il Testo unico ambientale. Le linee guida esplorano vari aspetti, inclusi quelli progettuali, ambientali, sanitari e socio-economici, evidenziando la necessità di considerare non solo gli impatti diretti delle installazioni, ma anche quelli indiretti e cumulativi. “Il progetto – si legge nel documento – deve analizzare tutte le componenti ambientali e sanitarie, producendo valutazioni tecnico-scientifiche e simulazioni, per lo stato ante operam, di esercizio, di manutenzione e di emergenza”.

Tra gli aspetti considerati:

  • Inquadramento ambientale del sito. Con un approccio olistico, il contesto ambientale del sito deve essere analizzato in termini di potenziali rischi di inquinamento, prendendo in considerazione le attività antropiche svolte nella zona, la presenza di siti contaminati o potenzialmente contaminati, e le eventuali limitazioni derivanti dai piani di gestione dei rifiuti e delle bonifiche;
  • Gestione dei rifiuti da demolizione e terre e rocce da scavo. Il documento richiede la preparazione di un Piano di Gestione dei Rifiuti da cantiere e una documentazione specifica riguardante la gestione delle terre e rocce da scavo prodotte durante la costruzione del data center;
  • Emissioni in atmosfera, qualità dell’aria e clima. Viene richiesta un’analisi dettagliata delle emissioni in atmosfera, con modelli di dispersione degli inquinanti e la verifica delle ricadute al suolo;
  • Geologia, idrogeologia e geotermia. Vanno considerati la sismicità dell’area le possibili emissioni di gas come il radon, gli impatti sulla falda acquifera;
  • Acque di lavaggio o scarichi produttivi. Vanno definite le modalità di gestione delle acque meteoriche e reflue, considerando i possibili inquinamenti derivanti da sversamenti di idrocarburi o altri composti durante l’esercizio e il deposito temporaneo dei rifiuti;
  •  Fauna e vegetazione. L’impatto del progetto sulla fauna e sulla vegetazione deve essere valutato accuratamente, prescrive il ministero;
  • Rumore. Il rumore deve essere monitorato in tutte le fasi del progetto, dalla pre-costruzione alla dismissione, con particolare attenzione alle emissioni acustiche durante il normale esercizio e nelle situazioni di emergenza;
  • Tecnologie. Nel documento del MASE vengono illustrate diverse tecniche per minimizzare gli impatti ambientali nella realizzazione e gestione dei Data Center: dalle fonti di energia rinnovabile (si raccomanda l’installazione di pannelli fotovoltaici su tetti, tettoie e superfici impermeabilizzate, comprese quelle delle aree di parcheggio; e poi le geotermia il condizionamento degli ambienti) al recupero di calore per il raffreddamento;
  • Decommissioning. Anche il fine vita degli impianti, la dismissione, viene ovviamente tenuta in considerazione. Le linee guida evidenziano l’importanza di un piano dettagliato per garantire un impatto ambientale minimo e il ripristino ecologico dell’area.

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