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Fast fashion: le sostanze tossiche di Shein e i rischi per la salute

Sostanze tossiche di Shein: alcuni manichini indossano abiti low-cost
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ÖkoTest è una rivista tedesca che si occupa di ambiente ed ecologia. In un suo numero uscito quest’estate ha pubblicato i risultati di un test che ha condotto in autonomia su capi acquistati all’interno del celebre portale low-cost di Shein. I risultati della prova hanno restituito risultati preoccupanti. Gli ftalati nocivi rilevati sono stati molto numerosi. La loro concentrazione supera, anche di 15 volte, il massimo concesso dalle linee guida emanate da Bruxelles. Le concentrazioni di antimonio, cadmio, piombo, dimetilformammide e naftalene guidano le sostanze tossiche di Shein. Il fast fashion si mostra, una volta in più, incredibilmente nocivo per la salute dell’acquirente.

Il dibattito sul fast fashion

Lo studio tedesco ha avuto l’effetto di una ventata ben indirizzata su un braciere mai sopito. Quello del dibattito attorno al fast fashion e ai suoi rischi. Questo segmento dell’industria della moda è estremamente dannoso per l’ambiente. Richiede una produzione elevatissima di capi di qualità infima, destinati a diventare rifiuto in brevissimo tempo. I vestiti si spediscono tutto il mondo, all’interno delle stive di voli transcontinentali. Questo modo di operare si dimostra ora essere pericoloso anche per la salute di chi quel capo d’abbigliamento dovrà poi indossarlo.

C’è poi anche un aspetto etico, che spesso si mette in secondo piano dal momento che i due citati sono argomenti più forti, ma che non dovrebbe essere trascurato. Le condizioni lavorative dei dipendenti della società sono tremende. Allo scopo di soddisfare richieste che arrivano ogni secondo, da tutto il mondo, è necessario tenere un ritmo serrato, 24 ore su 24. A lavoratori di questo tipo, l’azienda riconosce un salario minimo, totalmente inadeguato se si considerano gli incassi e si analizza la mole di lavoro da portare a termine.

Il test sulle sostanze tossiche di Shein

Sostanze tossiche di Shein: abiti appesi in fila
Lo studio ha riportato valori pericolosi nella concentrazione delle sostanze contenute nei capi venduti da Shein

Lo studio commissionato e portato avanti dalla rivista tedesca ha interessato un campione di 21 tra abiti e accessori messi in vendita sulla piattaforma di e-commerce. I prodotti erano piuttosto variegati: maschili e femminili nonché destinati a differenti fasce d’età. Per il test si erano scritturati dei modelli. Dovevano indossare gli indumenti simulandone l’utilizzo quotidiano. Per l’occasione si creò anche, in laboratorio, una lozione che simulasse il sudore umano, al fine di riversarla sui vestiti e analizzarne la reazione (portando a termine quella che si definisce una prova di eluizione). 8 di questi 21 capi, dunque più di un terzo, hanno rilasciato sostanze tossiche in concentrazioni elevate.

Alcuni sandali hanno liberato IPA, un composto tossico derivante dalla combustione, cadmio e piombo. Un vestito per bambini ha rilasciato metalli pesanti, principalmente antimonio. mentre Gli altri capi riportavano invece tracce di ftalati. Le concentrazioni di questi elementi erano differenti, di capo in capo. In alcuni casi, si è rilevata una loro concentrazione superiore di ben 15 volte ai limiti, neppure troppo stringenti, imposti dalla UE. Il regolamento europeo per l’utilizzo e il trasporto di sostanze chimiche (REACH) fissa soglie massime per la presenza di composti di laboratorio, in tutti i prodotti indossati dall’uomo. Shein si è dimostrata essere totalmente irrispettosa di questa normativa.

Non è la prima volta che un gigante cinese fa rilevare valori tanto nocivi. Il governo di Seul, la capitale della Corea del Sud, ha commissionato qualche mese fa uno studio su altri prodotti low-cost venduti da siti che fanno registrare centinaia di milioni di accessi, come per esempio Aliexpress. In tale occasione, un paio di scarpe risultò possedere valori superiori di 428 volte il limite locale. Inutile sottolineare come la Corea del Sud sia sensibilmente più tollerante di Bruxelles, riguardo alle sue importazioni.

Rischi per la salute legati agli ftalati

La famiglia degli ftalati è molto usata nell’industria. Si impiegano, ad esempio, nei tessuti sintetici. Il materiale è infatti in grado di rendere flessibili ed elastiche le plastiche utilizzate. Senza farne uso, non sarebbe possibile inserire il PVC nei popolari capi in similpelle. La maggior parte dei tessuti che scegliamo quotidianamente è, almeno in parte, sintetica. Le aziende di fast fashion fanno uso praticamente soltanto di queste stoffe e, per tal motivo, non possono fare a meno di questi composti. I capi confezionati con ftalati diventano più morbidi e piacevoli al tatto.

Sebbene sia sbagliato affermare che ogni ftalato abbia effetti negativi sulla salute, sarebbe altrettanto impreciso scrivere che nessuna delle sostanze tossiche di Shein sia nociva. La maggior parte di questi composti è classificata come perturbatore endocrino. Significa che può inibire l’apparato riproduttivo, specialmente maschile, e ripercuotersi sul sistema ormonale, con conseguenze quali obesità e problemi cardiaci. È proprio per questo motivo che numerosi Paesi europei e la Svizzera ne hanno limitato l’utilizzo.

È sempre il consumatore a decidere

In attesa che gli Stati o le entità sovranazionali (come la UE) prendano decisioni in merito all’introduzione di capi confezionati con questi composti, è il consumatore stesso a dover orientare la sua scelta.

Si può decidere di rinunciare all’acquisto compulsivo sui siti di ecommerce e ripiegare verso un’altra soluzione. Piuttosto che cliccare su Shein, rivolgiamoci a una boutique in centro storico. Il prezzo del capo sarà sicuramente maggiore, ma lo stesso discorso varrà, con ogni probabilità, per la sua qualità manifatturiera.

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Mattia Mezzetti

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