I dati sullo stato delle risorse idriche in Italia presentati da Anbi fotografano una situazione allarmante, con gravi conseguenze anche sul settore agro-alimentare. Quest’anno i danni causati dalla siccità ammontano già a un miliardo di euro.
Suona come un vero e proprio bollettino di guerra l’ultimo report settimanale dell’Osservatorio sulle risorse idriche dell’Associazione nazionale consorzi gestione e tutela territori e acque irrigue (Anbi). Il mese di maggio, tradizionalmente piovoso, è stato torrido su tutta la Penisola, con un anticipo d’estate che ha presto cancellato le speranze riposte nelle perturbazioni primaverili, che lo scorso anno avevano rimpinguato fiumi e laghi del Centro Italia e restituito un po’ di respiro alla terra. Oggi, solo i corsi d’acqua della Valle d’Aosta beneficiano realmente dello scioglimento dei manti nevosi, comunque scarso, complici temperature che sfiorano i 30 gradi.
Siccità lungo tutta la Penisola
In Toscana la condizione idrica è largamente insufficiente, soprattutto nelle zone meridionali dove, in continuità con il viterbese, il fiume Ombrone registra una portata di 1,9 metri cubi al secondo, inferiore al deflusso minimo vitale di 2 metri cubi al secondo, segnando uno dei picchi più bassi degli ultimi 20 anni. Analoga situazione nel resto della Regione, dove l’Arno registra una “magra” pari a 11 metri cubi al secondo. Anche nelle Marche i livelli dei corsi d’acqua si avvicinano – e in alcuni casi sono inferiori – a quelli largamente deficitari dello scorso anno. La differenza la fanno i bacini, che per ora continuano a contenere una quantità d’acqua di 4 milioni di metri cubi in più rispetto all’anno scorso. “È la testimonianza evidente della funzione calmieratrice e di riserva idrica, che assumono gli invasi rispetto al territorio, divenuta fondamentale, oggi più che mai, come elemento di contrasto alle conseguenze dei cambiamenti climatici” commenta Massimo Gargano, direttore generale Anbi. Cala la portata dei fiumi anche a Sud. In Campania il Garigliano è in grave sofferenza. Continua a essere deficitario il bilancio idrico nei bacini della Basilicata (con un calo di oltre 2 milioni di metri cubi a settimana, per un totale di 26 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2021) e della Puglia (con 5 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua in meno in una settimana). In Emilia Romagna è gravemente deficitario il bilancio idroclimatico nel Ferrarese e nei bacini montani, dal Parma al Trebbia. Continua a decrescere il fiume Po, sotto i minimi storici in alcune zone. In Veneto crescono, seppur in maniera insufficiente, i livelli dei fiumi Adige e Piave, ma contestualmente le altezze idrometriche di Brenta e Livenza sono inferiori di circa 2 metri a quelle dello scorso anno. Analogo andamento si registra in Lombardia dove la portata del fiume Adda cresce ma resta lontana dai livelli consueti per il periodo: le riserve idriche della Regione sono complessivamente dimezzate rispetto alla media. E decresce anche il livello dei laghi Maggiore e di Garda; Lario e Iseo invece registrano buone performance.
Roma capitale dell’emergenza idrica
La preoccupazione si è estesa anche a Roma, che secondo Anbi “assume il ruolo di capitale in questa poco invidiabile fotografia del Paese. Alla stazione di rilevamento Lanciani – spiega l’associazione – dall’inizio dell’anno sono caduti 137 millimetri di pioggia contro una media, negli scorsi 16 anni, di 357 millimetri”. In questo 2022 le piogge sono state scarse su tutto il Lazio: in alcune zone del litorale romano e del viterbese sono finora caduti meno di 100 millimetri di pioggia contro una media di 300 millimetri, e una situazione analoga si registra anche in provincia di Latina. A risentirne sono inevitabilmente i corpi idrici: il lago di Bracciano resta stabilmente 25 centimetri sotto i livelli del 2021; il fiume Tevere è circa un metro più basso dei livelli registrati negli ultimi anni, avvicinandosi a quelli rilevati nel particolarmente siccitoso 2017; la portata del fiume Aniene è addirittura dimezzata rispetto alla media degli ultimi anni; ed è peggiorata anche la condizione idrica dei fiumi Sacco e Liri. “La forte pressione antropica, soprattutto della Capitale, sulle risorse idriche – dice il presidente di Anbi Francesco Vincenzi – aggrava la condizione delle già scarse portate, dimostrando la necessità di realizzare pure qui nuovi invasi multifunzionali, capaci di rispondere anche alle esigenze potabili, come previsto dalle progettualità del Piano Laghetti che abbiamo presentato insieme a Coldiretti”. Il Piano prevede di raccogliere l’acqua con opere medio-piccole, che secondo le stime potrebbero aggiungere oltre un miliardo di metri cubi di acqua nuova. Allo stesso tempo, si produrrebbe energia elettrica sullo specchio d’acqua tramite fotovoltaico e da idroelettrico tramite i pompaggi. “I laghetti – commenta Gargano – aiuterebbero il flusso ecologico e anche quelle zone del sud dove l’acqua è razionata. Va ricordato che quest’anno sono già stati stimati danni, causati dalla siccità, per un miliardo di euro. Nella legge di bilancio dello Stato dovrà essere fatta una scelta di campo, se continuare a intervenire per riparare i danni o utilizzare gli antidoti”.
Le conseguenze della crisi per il settore agro-alimentare
Anbi gestisce 231mila canali artificiali e l’85% dell’irrigazione collettiva. “Forti del 98% di realizzazioni portate a termine nell’ambito dei piani irrigui nazionali, i Consorzi di bonifica sono il più grande ufficio progettazioni a servizio del territorio – spiega Gargano – A fronte degli 880 milioni già assegnati, sfiora ormai i 3 miliardi di euro l’ammontare dei progetti presentati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: un patrimonio che mettiamo a disposizione del Paese”. Anbi ha presentato nei giorni scorsi in Commissione Agricoltura della Camera il quadro della situazione ormai critica del comparto agroalimentare in relazione alla crisi idrica di questo periodo. “L’emergenza idrica – continua Gargano – ha risvolti pericolosi. La temperatura quest’anno è di 2-3 gradi superiore a quella degli anni precedenti, è caduta l’80% di neve in meno sulle dorsali montane e la pioggia di questi giorni ha migliorato una situazione che resta comunque precaria. Si parla di 20 chilometri di salinizzazione dei principali bacini di questo paese, che ha conseguenze anche per la fauna. La siccità si inserisce in un contesto di pandemia e di cambiamenti climatici, tutto da considerare per la transizione ecologica, che va fatta in fretta”. L’insieme di questi fattori mette a dura prova il settore agroalimentare, che in Italia vale oltre 570 miliardi di euro e ha un altissimo fabbisogno di acqua. “In questo quadro – precisa Vincenzi – per contribuire ad aumentare l’autosufficienza alimentare, come consigliano le emergenze pandemica e bellica, non basta sottrarre 200.000 ettari al regime di set aside, restituendoli all’agricoltura; bisogna renderli produttivi e ciò non può avvenire senza adeguate infrastrutture per l’irrigazione”.