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Tiny forest: microforeste urbane per combattere il cambiamento climatico

Tiny forest: una foresta urbana di notte
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Il termine inglese tiny forest indica un’interessante soluzione per fronteggiare il cambiamento climatico: quella di inserire piccole foreste nel tessuto urbano delle grandi città. In Europa il fenomeno è piuttosto recente, ma vi sono aree del mondo in cui lo si conosce da tempo. Nelle metropoli asiatiche, infatti, sono anni che si è iniziato a riservare spazio per questa iniziativa, destinando al verde angoli all’interno dei centri storici e nelle aree residenziali. In effetti, una mini-foresta delle dimensioni di un campo da basket può fare una grande differenza per il quartiere in cui è collocata. Allargando la proporzione, una città nella quale si trovano molte tiny forests saprà fronteggiare meglio il surriscaldamento globale.

Cos’è una tiny forest?

Tiny forest: una donna seduta al centro di una foresta
Tiny forest, godersi una foresta all’interno di una città è una sensazione fantastica

Che cos’è una tiny forest? La risposta a questa domanda ce la dà il nome stesso. Traducendo le due parole in lingua italiana otteniamo piccola foresta. Si tratta dunque di macchie boschive caratterizzate dalle dimensioni contenute e situate all’interno di spazi urbani. Nonostante la dimensione ridotta, esse portano gli stessi benefici delle grandi aree verdi direttamente nel cuore della città. Una foresta in miniatura non si compone soltanto di alberi. L’idea di fondo è più pervasiva: si desidera riconnettere le persone con la natura, migliorandone il benessere e aiutandole a mitigare i forti impatti dei cambiamenti climatici. Ricreando habitat ricchi di biodiversità è possibile sostenere la fauna selvatica urbana. 

La tiny forest di Muziekplein


Nata dalla riconversione di un ex parcheggio, la foresta di Muziekplein è una delle sette tiny forests nella città olandese di Utrecht. Da queste parti, il rimboschimento urbano ha molto successo. Piantata nel 2018, oggi è ampia quasi 400 metri quadri. Il polmone verde è circondato da un parco giochi e sono stati realizzati, nelle sue immediate vicinanze, impianti sportivi e un laghetto. Quello che era un grigio parcheggio è diventato oggi un luogo dove le persone si incontrano, i bambini giocano e tutti possono godersi la natura. Pur restando in città. Il processo di realizzazione ha coinvolto la comunità locale sin dall’inizio. In particolare, gli alunni della vicina scuola elementare si sono prestati alla sua pianificazione.  

Dopo aver dato manforte in fase progettuale, i più piccoli fanno oggi uso dello spazio quotidianamente, durante le pause scolastiche, e un paio di volte all’anno lo sfruttano per l’apprendimento all’aperto. A questo fine, è stata predisposta un’aula didattica esterna. Dall’analisi botanica della tiny forest sono emersi dati sulla biodiversità incredibili. Pur considerando le dimensioni limitate dell’area possiamo contare 1.140 alberi; oltre 290 specie diverse, tra piante e animali, nonché un ecosistema ormai saldo e costituito, lontanissimo da quello proprio della città che racchiude la foresta urbana. 

L’origine delle foreste urbane

Le tiny forest si basano sul lavoro del botanico giapponese Akira Miyawaki. Egli, a partire dagli anni ’70, ha aperto la strada a un metodo per piantare specie giovani e vicine tra loro, così da rigenerare rapidamente le foreste su terreni degradati. Il principale vantaggio di questa tecnica è che può funzionare ovunque, anche in appezzamenti larghi appena un metro.

Ci si ispira direttamente ai processi naturali, piantando, nello stesso momento, dalle 15 alle 30 specie di alberi e arbusti. La regola è solo una: reinserire specie autoctone. Gli alberelli vengono così messi in difficoltà, e questo gli stimola a crescere. In competizione per la luce, le giovani piante crescono rapidamente e con una struttura stratificata. Si creano così ecosistemi forestali urbani velocemente, dando origine ad habitat che diventano sempre più complessi, man mano che passa il tempo. Inevitabilmente, questi boschetti attireranno biodiversità. Questa pratica consente di ottenere, in circa 20 anni, un livello di proliferazione paragonabile a quello di foreste spontanee cresciute per due secoli.

Abbiamo davvero bisogno delle tiny forest?

La risposta breve alla domanda che apre questo paragrafo è sì. Soluzioni nature-based, come si definiscono, di questo tipo, introducono più verde nell’ambiente urbano. L’impatto che possono avere sull’aria e il microclima urbano è immediato. Una tiny forest aiuta a superare le sempre più frequenti ondate di calore e migliora l’impermeabilità del suolo. In aggiunta, contribuisce a ripulire l’aria da agenti inquinanti. Le foreste urbane possono abbassare l’impatto del riscaldamento globale anche di 0,1 °C nel girodi qualche lustro. Similmente, assorbono buone quantità di carbonio.

Una tiny forest diventa rapidamente un micro-ecosistema, capace di riprodursi ed espandersi in modo spontaneo. Uno studio su 11 foreste urbane olandesi ha identificato 298 specie vegetali, oltre a quelle piantate in origine, e quasi 636 specie animali nei soli primi tre anni! L’utilizzo di specie autoctone, adattate all’ambiente locale, crea biomi in grado di sopravvivere nel tempo. Accanto a questi benefici spicca il valore sociale offerto da questi salottini verdi. I cittadini possono infatti lasciarsi coinvolgere da attività comunitarie improntate al rispetto della natura. Partecipare alla cura di questi luoghi rafforza le relazioni di comunità che troppo spesso sono sfilacciate, in città grandi e dispersive.  

Le tiny forest, considerati tutti i benefici ambientali e sociali che portano, possono fare la differenza in città, come parte di una strategia più ampia per introdurre spazi verdi nelle aree urbane

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Mattia Mezzetti

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