A Barcellona, i quartieri di Poblenou e Sant Antony riorganizzati in super-blocchi di isolati, chiamati Supermanzanas, sono accessibili in auto solo ai residenti; un’operazione di pedonalizzazione accompagnata dall’inserimento di spazi per il gioco e la socialità, di aree picnic e di mercati all’aperto. Questi quartieri sono connessi tra loro da assi verdi, in parte in corso di realizzazione, e si prevedere di estenderne il modello ad altre aree della città. I super-blocchi sono infatti immaginati e integrati in un piano di trasformazione su larga scala di Barcellona che intende dare risposta alle sfide ambientali. Un modello di sviluppo, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, a cui si stanno ispirando anche altre città del mondo.
Barcellona, da tempo, porta avanti un progetto di riorganizzazione urbanistica di successo: quello delle supermanzanas, se le si vuole chiamare in castigliano, o delle superillas, per chi preferisce il catalano, che sottrae spazio alla auto per restituirlo ai pedoni, ma non solo. È un progetto strutturale, realizzato in più tappe e tuttora in corso, che ha modificato l’assetto di alcuni quartieri riorganizzandoli in super-blocchi (o super-isolati) accessibili in auto solo ai residenti. Realizzato tanto con interventi di “urbanistica tattica” – come l’inserimento all’interno degli isolati di spazi per la socialità e per il gioco dei bambini, aree picnic e sportive, mercati all’aperto – quanto attraverso la creazione di “assi verdi”, che attraversano la città connettendo tra loro i quartieri di super-blocchi.
La necessità di riorganizzare le città
Questo progetto di sviluppo risponde alla necessità diffusa di riorganizzare le città per migliorarne la vivibilità e la resilienza a fronte del cambiamento climatico e delle sue ripercussioni sul territorio. Dalle metropoli ai centri urbani più ridotti si cercano e, a volte, si adottano misure volte a mitigare i rischi riducendo le nostre emissioni di gas serra, soluzioni per ridurre l’impatto di temperature sempre più alte, i danni di piogge torrenziali e possibili esondazioni di corsi d’acqua, per ridurre il traffico veicolare e lo smog.
Nel tentativo di rendere le città meno inquinate e inquinanti, meno energivore, meno rumorose e più vivibili, recuperando, almeno in parte, la dimensione “naturale” di certi ambienti e più “a misura d’uomo” di altri. Il progetto di Barcellona – impegnata in un’importante trasformazione urbana dal 2016 – è stato internazionalmente riconosciuto come un modello da sviluppare per l’adattamento delle città ai cambiamenti climatici. Ed è stato riproposto in altre città del mondo, con i Park Blocks di Los Angeles, Barrios Vitales a Bogotà, Kiezblocks a Berlino, Superbloc Oude Westen a Rotterdam e Supergrätzl a Vienna.
Lo schema a griglia del piano Cerdà
Il capoluogo catalano, rispetto a questa tipologia di rigenerazione urbana, partiva con una marcia in più: il progetto di fine 800 dell’urbanista Ildefons Cerdà per lo sviluppo della città fuori dalle mura del centro storico. Un piano “a blocchi” – isolati quadrati di dimensioni identiche, 113 metri per 113 metri – già dal momento del concepimento dell’allargamento della città, che ha conferito a Barcellona la sua caratteristica conformazione a scacchiera, in contrasto con l’intreccio delle “calle” della parte più antica. Questa griglia urbana perfettamente regolare è un piano unico al mondo e la sua singolarità lo ha reso uno dei modelli più studiati nella pianificazione urbana.
La nascita delle supermanzanas per rispondere alle nuove sfide
In seguito alla crescita demografica, alla speculazione edilizia, all’industrializzazione e alla comparsa dell’automobile, il piano urbanistico di Barcellona concepito da Cerdà si è evoluto progressivamente e il quartiere dell’Eixample è diventato una delle aree urbane più densamente popolate d’Europa. La città si è ritrovata, di fatto, a condividere le sfide della maggior parte delle città europee: i problemi ambientali legati all’inquinamento atmosferico e le loro conseguenze sulla salute, gli spostamenti e la mobilità, le disuguaglianze sociali e la condivisione dello spazio pubblico. E ha deciso di affrontarle con la realizzazione delle supermanzanas. Un’idea incorporata nel piano di mobilità urbana del 2013-2018, emersa sotto l’impulso del direttore dell’agenzia di ecologia urbana della città, Salvador Rueda.
Come funzionano le supermanzanas
Originariamente, nel piano Cerdà, la circolazione del traffico era concepita e consentita intorno a ogni blocco abitativo; con i super-blocchi, diversi blocchi residenziali sono raggruppati insieme. La circolazione intorno ad essi rimane la stessa; è all’interno di ogni superblocco di isolati che è limitata ai residenti, alle consegne e ai camion della nettezza urbana. Parte dello spazio utilizzato dall’automobile viene riqualificato come spazio pubblico, per i mezzi di mobilità dolce e per il verde della città. Il piano di mobilità di Barcellona con i super-blocchi è stato approvato definitivamente nel 2015, anno che segna l’inizio delle prime prove di sviluppo, che convalideranno la fattibilità del modello a lungo termine.
Poblenou e Sant Antoni, le prime due supermanzanas
Le prime due supermanzanas sviluppate sono state costruite in due quartieri molto diversi, Poblenou e Sant Antoni, ma sugli stessi modelli e secondo i principi dell’urbanistica tattica. Un tipo di metodo di trasformazione dello spazio urbano basato sulla sperimentazione e la partecipazione, con interventi localizzati, su piccola scala e a basso costo, anche temporanei.
Lo sviluppo di questi primi due super-isolati, nel 2016 e nel 2018, ha raggiunto il primo obiettivo: testare il modello utilizzando elementi facilmente smontabili e modificabili. Sono anche visivamente sorprendenti e colorati, secondo i codici grafici della pianificazione urbana tattica. Poblenou, nella zona nord-est della città, quartiere un tempo industriale e operaio, sta subendo un forte cambiamento, trasformandosi in importante distretto commerciale della città; il super-blocco comprende sei isolati principali. Sant Antoni confina con il quartiere Raval, il più povero di Barcellona, e si trova nella parte vecchia della città; il superblocco, costruito contemporaneamente alla riqualificazione dell’omonimo mercato alimentare, è composto da quattro isolati.
Dall’urbanismo tattico agli assi verdi
Per ridurre la dimensione temporanea di questi super-isolati e ancorali nello spazio urbano, sono poi nati gli “assi verdi”, destinati a sostituire il modello tattico e tuttora in costruzione. L’obiettivo è creare assi “strutturanti”, con effetti più incisivi in termini di cambiamento delle pratiche urbane su scala cittadina. Gli “assi verdi” rappresentano una nuova fase di un grande piano di trasformazione della città, che estende il modello all’intero quartiere dell’Eixample. Percorsi lunghi, concepiti come infrastrutture ambientali, combinano nuove modalità di trasporto, spazi verdi e la creazione di spazi pubblici, come piazze collocate agli incroci. Una risposta anche alla riluttanza di parte della popolazione rispetto agli effetti dei super-isolati sugli spostamenti e sul traffico automobilistico e alle critiche ai super-blocchi, legate in particolare all’aumento esponenziale del prezzo delle case e al rischio di gentrificazione.
Le questioni sociali e immobiliari
Se da un lato l’introduzione dei super-blocchi ha effetti positivi in termini di qualità della vita, ambiente e salute, dall’altro solleva, infatti, importanti questioni sociali e immobiliari. Barcellona ha assistito a un forte aumento dei prezzi degli immobili negli ultimi dieci anni, con livelli molto alti a Poblenou e San Antoni. La questione è delicata e suscita preoccupazioni tra i residenti, nonostante la consultazione pubblica sia centrale nello sviluppo dei progetti.
L’aumento del costo della vita nei quartieri legato all’impennata del prezzo delle abitazioni e la conseguente gentrificazione sono rischi effettivi, che l’ulteriore sviluppo del modello dei super-blocchi e degli “assi verdi” in tutta la città potrebbero tuttavia neutralizzare, allargando i benefici delle trasformazioni a tutti i quartieri al maggior numero possibile di residenti. Una scommessa in corso. I progetti urbani completati o in corso di realizzazione in tutta la città sono una settantina. In linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, rispondono a una politica urbana ampia che mira a rigenerare la città concentrandosi sulla sulle sfide climatiche, l’abitabilità, la giustizia sociale, le dinamiche economiche, il paesaggio e la memoria.