“Conoscevi queste 5 curiosità sul Colosseo?”, “Ti porto con me alle Maldive di Milano!”, “Ecco i ristoranti di Venezia che nessuno conosce!”: questi sono soltanto alcuni dei “ganci” con cui iniziano molti dei video che da diversi anni circolano sui social, soprattutto su Instagram e TikTok. Si tratta di video creati ad hoc da appassionati che spesso hanno fatto dei viaggi il loro lavoro, ma che purtroppo hanno contribuito al fenomeno dell’overtourism di cui si sta parlando sempre più spesso anche in Italia e che ha un impatto importante (e non esattamente positivo) sull’ambiente e sulle comunità locali. Proviamo dunque ad analizzare questa tendenza evidenziando le sfide che presenta e le possibili soluzioni per mitigare i suoi effetti.
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Cos’è l’overtourism
Tutti, prima o poi, hanno svolto il ruolo di turisti da qualche parte del mondo. Viaggiare è un’attività molto piacevole e interessante, che arricchisce i viaggiatori da un punto di vista personale e contribuisce anche al benessere economico di determinate aree, portando importanti quantità di risorse. L’Italia è in assoluto uno dei Paesi più visitati al mondo insieme alla Francia, alla Spagna e agli Stati Uniti, e accoglie ogni anno milioni di turisti. Ma esiste una differenza sostanziale tra quello che è un turismo sostenibile e rispettoso e quello che è invece un overtourism, cioè un turismo eccessivo fatto di sfruttamento di risorse locali, scarso rispetto dei luoghi visitati, sovraffollamento e inquinamento.
Un esempio classico di overtourism è una città come Venezia: secondo uno studio pubblicato dall’Università Ca’ Foscari e dall’Università di Udine, nel 2022 ogni giorno le strette strade della città sono state percorse da 175mila persone al giorno, di cui ben 94mila visitatori contro 81mila residenti e lavoratori pendolari. L’ecosistema cittadino è tanto unico quanto fragile e richiede un livello di rispetto che, purtroppo, molte persone provenienti da fuori spesso non riescono a mantenere.
Ma una delle tante dimostrazioni dell’overtourism è evidente per esempio anche di fronte alla Fontana di Trevi a Roma, dove ogni giorno, quasi a tutte le ore, ci sono enormi masse di persone provenienti da ogni angolo del mondo alla ricerca dello scatto perfetto al momento del lancio della loro monetina.
Gli impatti dell’overtourism
Non c’è dubbio, e i nostri esercenti lo sanno molto bene, che il turismo porti ricchezza nei Paesi che puntano molto su questa risorsa, come per esempio quelli che hanno la fortuna di avere molte città d’arte o una lunga area costiera. D’altra parte, è anche necessario capire che un eccesso di turismo si può rivelare per certe zone, di fatto, controproducente.
Si pensi ad esempio all’erosione che il passaggio di grandi masse di persone possono provocare a siti storici come, giusto per fare un paio di esempi, Machu Picchu in Perù o Petra in Giordania. Più persone ci sono, maggiore è la probabilità che i percorsi designati vengano ignorati. Se non regolati e protetti, i siti archeologici potrebbero quindi essere danneggiati al punto da perdere la loro stessa storia e attrattiva.
I turisti, inoltre, inquinano: vi sarà certamente capitato almeno una volta di vedere nei centri storici di alcune grandi città cestini colmi di bottigliette d’acqua o pezzi di plastica usa e getta di varia natura che, se non smaltiti nel modo corretto, rischiano di finire nelle nostre discariche, se non – ancora peggio – negli oceani. Ovviamente, il sovraffollamento turistico aumenta anche l’impronta di carbonio locale a causa dei viaggiatori che volano o si recano in automobile verso la loro destinazione.
Un ultimo, ma non meno importante – punto è legato alle risorse idriche: anche a causa dei cambiamenti climatici, un numero crescente di destinazioni sta sperimentando seri problemi di accesso all’acqua durante periodi (estremamente) secchi. Alcune zone del Sud Italia conoscono questo scenario molto bene. I viaggiatori, inconsapevoli dei loro comportamenti, consumano spesso molta (forse troppa?) acqua, non solo per le docce ma anche per godersi i loro bagni in piscina.
Come limitare l’overtourism in Italia
Ci sono tante strategie che si possono mettere in atto per diminuire l’impatto del turismo di massa, e possono essere abbracciate sia dai tour operator, sia dai turisti stessi.
Venezia per esempio sta cercando di combattere il fenomeno con l’aggiunta di un ticket di ingresso per i non residenti in città, limitando così gli accessi. Tutto il comparto potrebbe inoltre impegnarsi per spalmare gli arrivi su tutto l’anno, promuovendo anche i soggiorni durante la bassa stagione.
Per quanto riguarda i turisti è necessario un cambio di prospettiva serio che comprenda abitudini sostenibili, con un’attenzione particolare al corretto smaltimento dei rifiuti, all’utilizzo delle risorse idriche e alle modalità di spostamento (meglio preferire mezzi green come il treno e prediligere viaggi su mezzi pubblici). Per il resto, può essere una buona idea viaggiare verso destinazioni meno conosciute, meglio ancora se in periodi dell’anno diversi dall’alta stagione. Infine, non dimentichiamo che uno degli impatti negativi dell’overturism è l’isolamento percepito dalle persone del posto, costrette a vivere solo gli aspetti negativi del turismo poiché non ne traggono reali benefici: una soluzione in questo senso potrebbe dunque essere prenotare alloggi locali e guide locali! Collaborando direttamente con loro, si riuscirà a contribuire concretamente al benessere economico (e non solo) di queste comunità.