Fin dai tempi della Prima Rivoluzione Industriale, tra la fine del XVIII° e l’inizio del XIX° secolo, gli esseri umani hanno iniziato a sfruttare le risorse planetarie in modo incontrollato, facendo in modo particolare riferimento alle fonti non rinnovabili (petrolio, gas e carbone) per la produzione di energia. Purtroppo però (e ce ne siamo resi conto troppo tardi) questo sfruttamento ha portato ad un aumento eccessivo delle emissioni di CO2 nell’atmosfera e, più in generale, ad un inquinamento pericolosissimo per la nostra stessa sopravvivenza. Ecco perché in questo contesto si è iniziato a parlare di global tipping points, quelli che (semplificando) potrebbero essere chiamati “punti di non ritorno”. Scopriamo dunque insieme che cosa sono e perché dovremmo preoccuparci.
Indice contenuti
- Cosa sono i global tipping point
- Effetti del superamento dei global tipping points
- I principali tipping points
- Soluzioni possibili
Cosa sono i global tipping point
A coniare il termine sono stati gli esperti del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), che hanno definito i global tipping points nei termini di “soglie critiche in un sistema che, una volta superate, possono portare a un cambiamento significativo nello stato del sistema, che spesso può essere irreversibile”.
Per dirla in altri termini, i tipping points climatici sono elementi del sistema terrestre in cui cambiamenti di minore entità possono innescare circuiti di rinforzo che “fanno tendere” un sistema da uno stato stabile verso uno stato profondamente diverso.
Un esempio classico è rappresentato dal cambiamento di una rigogliosa foresta pluviale in una distesa desertica scatenato dall’aumento delle temperature globali generato dall’inquinamento atmosferico. Si tratta di un processo sostenuto da meccanismi di feedback che si andranno ad autoalimentare, anche se la causa iniziale del cambiamento nel sistema si dovesse interrompere. Il sistema – in questo caso la foresta – potrebbe di conseguenza rimanere “deviato” anche se la temperatura dovesse tornare al di sotto della soglia. Il problema è che per tornare all’equilibrio precedente, e dunque per un passaggio da uno stato ad un altro, ci potrebbero volere decenni, se non addirittura dei secoli. Va comunque ricordato che se i tipping points dovessero essere superati ora, o entro il prossimo decennio, i loro effetti concreti potrebbero non manifestarsi per centinaia o migliaia di anni.
Effetti del superamento dei global tipping points
Tra gli elementi più critici legati al superamento di questi punti di non ritorno climatici ci sono anche i loro potenziali effetti a catena su scala globale.
Basti sapere per esempio che il rapido scioglimento dei ghiacciai artici potrebbe rallentare la circolazione oceanica del calore, conosciuta come Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), influenzando di conseguenza il sistema dei monsoni in Sud America, dall’altra parte del mondo. Con una modifica monsonica simile potrebbe aumentare la siccità nell’area della foresta pluviale amazzonica, il che inficerebbe la sua capacità di immagazzinare carbonio e dunque di mitigare il riscaldamento globale.
Si tratta in sostanza di una reazione a domino: dopo la caduta di un tassello in una parte del mondo molti altri tasselli sono destinati a crollare dall’altro lato del globo.
I principali tipping points
Nel corso degli ultimi anni gli scienziati sono stati in grado di identificare in modo particolare alcuni tipping points che rischiano di essere superati se le istituzioni internazionali e le comunità in giro per il mondo continueranno a far finta di nulla. Nello specifico, vale la pena di ricordare:
- Lo scioglimento dei ghiacciai;
- La scomparsa delle foreste;
- Gli attuali cambiamenti delle correnti oceaniche;
- Il rischio di pandemie causate dai virus imprigionati nei ghiacciai perenni in fase di scioglimento;
- Il riscaldamento degli oceani;
- Il surriscaldamento del suolo;
- L’innalzamento del livello dei mari;
- L’aumento dell’evaporazione delle acque;
- L’effetto Albedo, cioè la capacità di una superficie di riflettere la luce solare
- Il rilascio di metano,
- La morte del plancton
Soluzioni possibili
Le soluzioni possibili sono numerose e sono state messe in luce più volte nel corso degli ultimi anni sia dagli esperti sia dagli attivisti climatici.
Il primo step consiste nell’abolizione dell’utilizzo dei combustibili fossili e nello sfruttamento dei terreni. Le emissioni di combustibili fossili dovrebbero essere eliminate a livello mondiale prima del 2050; è inoltre necessario porre fine rapidamente alle emissioni derivanti dall’uso del suolo e avviare un processo di ripristino ecologico globale. Tutti i Paesi in giro per il mondo dovrebbero rivedere le loro ambizioni energetiche, e questo discorso vale in particolare per le nazioni ricche e che producono alti livelli di emissioni.
Per raggiungere un simile obiettivo sarebbe necessario organizzare al più presto un vertice globale su questi punti di non ritorno, per affiancare in qualche modo gli sforzi che da anni già sono stati messi in campo con gli incontri della COP. I global tipping points dovrebbero inoltre essere uno degli argomenti inclusi nell’ordine del giorno dei prossimi G20.
Infine, è importante che la comunità scientifica nel suo complesso approfondisca ulteriormente la sua conoscenza sui punti di non ritorno climatici, se possibile con il supporto di investimenti ad hoc da parte dei policy maker internazionali. Maggiore sarà la conoscenza dell’argomento, più efficaci saranno le azioni di contrasto ad un fenomeno molto pericoloso per il futuro nostro e quello del pianeta Terra nel suo complesso.