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Le specie invasive più dannose in Italia

Specie invasive: uno scoiattolo grigio
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La minaccia alla biodiversità arriva da lontano. Sono numerosi gli animali invasivi dannosi in Italia e, tra questi, ve ne sono ormai svariati che di autoctono hanno ben poco. Questi non appartengono infatti alla flora e alla fauna originaria del luogo e, proprio per questo motivo, possono divenire un bel problema. In un’epoca in cui è normale muoversi da una parte all’altra del mondo, con l’uomo viaggiano anche gli animali. Molti diventano dannosi in altri luoghi. Pensiamo alle alghe che si attaccano agli scafi delle navi, oppure ai ratti e agli insetti che viaggiano involontariamente con noi. Questi estranei, inseriti in ecosistemi cui non appartengono, diventano specie invasive, problematiche e nocive.

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Non tutte le specie invasive si introducono autonomamente in altri ecosistemi

Immaginiamo i numerosi pesci posti in acqua per ripopolare i fiumi, gli scoiattoli esotici, i serpenti o gli uccelli venduti da negozianti a clienti che, quando non riescono a occuparsene o non hanno più voglia di farlo, se ne liberano in natura. Possono sembrare gesti banali, poco incisivi, ma non di rado, arrivano a mettere a rischio l’ambiente. Ogni sistema naturale ha il suo equilibrio e l’arrivo di un ospite esterno può romperlo.

La competizione con una specie aliena e sconosciuta minaccia l’esistenza di quelle locali. Si tratta infatti di creature mai viste prima, contro le quali non è noto come difendersi, che possono fungere da vettori per malattie nuove. Dal momento che non possiamo limitare l’introduzione involontaria di nuove specie, almeno riduciamo quella volontaria, legata all’appagamento della nostra voglia di esotismo e distinzione.

Le specie invasive più comuni nel nostro Paese


Quando parliamo di biosfera a rischio ed ecosistema minacciato non ci riferiamo soltanto alla presenza di animali brutti e cattivi. Quelli che, spesso, mettono più a rischio e creano i più gravi danni nella nostra nazione sono quelli che meno ci aspetteremmo. Ve ne sono infatti di molto piccoli così come di molto carini. Vediamo di seguito i più comuni animali invasivi e dannosi ormai stabilmente presenti in Italia.

Calabrone asiatico


Come suggerisce il nome, questo calabrone è originario del continente asiatico: Vive infatti principalmente in Indonesia, Cina e Giava. Nel 2005, ha iniziato ad essere avvistato anche nel sud della Francia, sicuramente introdotto dall’uomo. Probabilmente in maniera involontaria. Da qui si è poi diffuso anche in Portogallo, Spagna e Italia. Nel nostro Paese, è stato avvistato per la prima volta nel 2012. Le api da miele europee, trovatesi di fronte questo insolito predatore, non hanno saputo che fare. Sono infatti sprovviste dei sistemi di difesa validi che le loro cugine asiatiche hanno sviluppato nel corso dei secoli.

Quando un alveare di api indonesiane viene attaccato, esse attuano un’efficace strategia di difesa, sviluppata durante la coevoluzione: molti individui si avvinghiano al singolo calabrone agitando velocemente i muscoli alari. In questo modo lo riscaldano fino a cuocerlo. Letteralmente. Le api europee non hanno ancora sviluppato metodi difensivi e bastano pochi calabroni asiatici per devastare, in pochi secondi, un intero alveare. Data l’importanza che rivestono le api nel nostro ecosistema, il calabrone asiatico è ritenuto uno degli animali invasivi dannosi più pericolosi in assoluto tra quelli presenti lungo la penisola.

Scoiattolo grigio


Una nuova specie nordamericana sta colonizzando i boschi dell’Europa. Si tratta dello scoiattolo grigio, venduto da tempo nei negozi di animali ma giunto ora a popolare i boschi, dove la convivenza col cugino europeo non è pacifica. Il grigio è più grande degli scoiattoli rossi italiani che abitano le Alpi e più veloce a procurarsi il cibo. Dove le due popolazioni si sovrappongono, il rosso corre il rischio di non riuscire a nutrirsi. Per questo motivo, l’esemplare americano è stato inserito nell’elenco dei 100 animali invasivi più dannosi al mondo. All’aumentare della sua presenza sono cresciuti anche i danni all’agricoltura. 

In Piemonte causa moltissimi danni alle coltivazioni di nocciole e, in generale, ha un maggiore impatto sull’habitat forestale. Tende infatti a scortecciare gli alberi, lasciandoli esposti a funghi e insetti.

Nutria

Specie invasive: una nutria
La nutria, ampiamente diffusa in Italia, è un esempio di specie invasiva

La nutria, nota anche con il nome di castorino, è stata introdotta alle nostre latitudini dall’uomo. Dalla sua pelliccia si ricavava infatti un capo elegante, che era di gran moda diversi decenni fa. Per produrlo, si arrivò a cacciarla fino a sfiorare l’estinzione nell’area di cui è originaria, ovvero il Sudamerica. Dato lo sterminio in atto, si scelse di allevarla intensivamente in Europa, così da averne sempre a disposizione. Alcuni animali liberati, o riusciti a fuggire dagli allevamenti, si riprodussero, adattandosi al nuovo ambiente. Oggi, non a caso, la nutria è presente in tutta Europa, fino alla Scandinavia. La si trova anche in Asia Minore, Caucaso e Giappone.

Le sue tane, collocate sui fianchi dei fiumi, ne indeboliscono gli argini. Le abitudini alimentari, inoltre, causano una drastica diminuzione delle piante acquatiche, le quali fungono da riparo ad altre specie viventi. In Italia la specie è ormai largamente diffusa in tutto il centro nord, e specialmente in pianura padana. Al sud invece le popolazioni sono localizzate, ma sempre più consistenti, anche in Sicilia e Sardegna.

Moscerino dei piccoli frutti

Grazie alle sue capacità di adattamento, la popolazione di moscerino dei piccoli frutti è in costante crescita. Si annovera tra le specie invasive perché attacca ogni tipo di pianta, coltivata come selvatica, prediligendo i frutti dalla buccia sottile: ciliegio, pesco, susino, albicocco, mirtillo, lampone, mora, fragola, così come kiwi, cachi, fichi e uva. I danni che causa al comparto agricolo sono notevoli. Sulle grandi distanze, la propagazione avviene attraverso la frutta infestata.

Già pochi esemplari sono sufficienti, entro scarso tempo e con condizioni climatiche favorevoli, a determinare elevate densità di popolazione. Regioni frutticole confinanti possono venire colonizzate con rapidità elevate, anche attraverso la proliferazione naturale. In Italia, il moscerino dei piccoli frutti è diffuso principalmente al nord, soprattutto in Trentino e Veneto.

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Mattia Mezzetti

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