Una delle sfide più complesse da affrontare dell’epoca moderna è senza ombra di dubbio quella della povertà, una piaga che ancora oggi, nonostante il progresso tecnologico e umano, colpisce milioni di persone in giro per il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Basti pensare, giusto per avere un’idea della portata del problema, che secondo le ultime stime il 10% della popolazione mondiale vive con poco più di un dollaro al giorno.
Chi non ha abbastanza risorse economiche per cibarsi ovviamente non ha nemmeno la possibilità di vivere in ambienti freschi quando la temperatura esterna si fa insopportabile: ecco perché in questi casi si parla di cooling poverty. Vediamo tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Indice contenuti
- Cos’è la cooling poverty
- Il rapporto tra disuguaglianze sociale e clima
- Gli altri rischi della cooling poverty
- Le cause del fenomeno
- Prospettive future
Cos’è la cooling poverty
Con questa espressione, di conio relativamente recente, ci si riferisce alla povertà energetica legata all’incapacità di mantenere una temperatura confortevole durante i periodi di caldo estremo. Molte persone, infatti, non hanno l’accesso a metodi di refrigeramento adeguato, e questo discorso vale in modo particolare per molti Paesi tropicali e subtropicali (ma non solo!).
Il rapporto tra disuguaglianze sociale e clima
Fino ad oggi eravamo stati abituati a pensare al concetto di disuguaglianza energetica come ad un fenomeno legato a quegli individui che, a causa della scarsità delle risorse economiche in loro possesso, non avevano la possibilità di riscaldarsi a sufficienza. Oggi, con l’aumento costante delle temperature e con i cambiamenti climatici in atto, assistiamo al fenomeno opposto: le ondate di calore estremo stanno diventando sempre più frequenti e intense in tutto il mondo, e causano gravi problemi di salute, in particolare per le persone anziane, i bambini e coloro che soffrono di malattie croniche. L’aria condizionata, d’altra parte, è diventata uno strumento essenziale per affrontare le temperature elevate, ma non è accessibile a tutti. Da molti punti di vista si potrebbe parlare di una vera e propria risorsa “di lusso”, alla portata di un gruppo ristretto di fortunati e privilegiati.
L’impatto macro dei cambiamenti climatici
Per quanto si registrino temperature altissime in molti dei Paesi in via di sviluppo, non c’è dubbio che quello dei cambiamenti climatici sia un problema che ci riguarda tutti, indistintamente, e questo discorso ovviamente vale anche per l’Italia.
Interessanti a questo proposito alcuni studi che hanno dimostrato come gli studenti abbiano il 12% in più di probabilità di essere bocciati o avere problemi di apprendimento se la temperatura nelle loro aule scolastiche è troppo elevata. In particolare, uno studio del 2018 condotto dall’Harvard University ha dimostrato che “Senza aria condizionata, ogni aumento di 1° nella temperatura durante l’anno scolastico riduce la quantità di apprendimento di quell’alunno dell’uno percento”.
Un calore eccessivo causato dal riscaldamento globale e dal mancato accesso a sistemi di refrigerazione ha ovviamente anche un impatto economico da non sottovalutare. Uno studio del 2014 sui lavoratori che operano in contesti dove ci sono alte temperature ha evidenziato un “deterioramento delle funzioni cognitive, inclusa l’attenzione selettiva e il tempo di reazione, in condizioni di stress da calore”.
Gli altri rischi della cooling poverty
Purtroppo non finisce qui: le disuguaglianze rispetto all’accesso ai sistemi di raffreddamento presentano anche molti altri aspetti negativi.
Vale per esempio la pena evidenziare anche i rischi individuali aggiuntivi legati a questo fenomeno: per rinfrescarsi le persone potrebbero utilizzare apparecchi di raffreddamento obsoleti, inefficienti e pericolosi come vecchi condizionatori d’aria o serbatoi d’acqua. Secondo un altro paper pubblicato dall’università di Oxford alcune di queste abitudini non solo possono comportare rischi diretti per la salute, come la legionella, ma anche facilitare la diffusione di malattie trasmesse dalle zanzare come la dengue e la chikungunya.
Le cause del fenomeno
Come anticipato, è l’incremento delle temperature il principale fattore scatenante dietro a queste disuguaglianze, che sono state tra l’altro aggravate dalla pandemia di COVID-19 e dal conseguente aumento delle disparità socioeconomiche. Se il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature diventeranno la norma, la domanda di apparecchi di raffreddamento sarà destinata a crescere anche in futuro.
I numeri parlano chiaro: secondo Bloomberg, in media vengono vendute dieci nuovi condizionatori ogni secondo, e si prevede che oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo acquisteranno un apparecchio di raffreddamento nei prossimi anni. Di conseguenza, si prevede che l’uso di energia triplicherà entro il 2050. Questo, a sua volta, aumenterà la domanda globale di energia, che come sappiamo contribuisce alle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Alla luce dei fatti, gli scienziati prevedono che la domanda globale di energia per il raffreddamento supererà quella per il riscaldamento entro la fine del secolo. Poiché non tutti nei Paesi in via di sviluppo possono permettersi soluzioni di raffreddamento, è prevedibile che il divario legato al raffreddamento si allarghi ulteriormente.
Prospettive future
Si tratta di una questione da risolvere al più presto possibile, e gli esperti già si stanno muovendo in quest’ottica. Iniziative come il Global Cooling Prize, per esempio, mirano a sviluppare soluzioni di raffreddamento più efficienti dal punto di vista energetico e accessibili, che potrebbero alleviare significativamente la povertà legata al raffreddamento e ridurre il divario di raffreddamento a livello mondiale. Molte istituzioni e policy makers internazionali stanno cercando in parallelo di dare il loro contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e ai suoi effetti (si pensi alle conferenze della COP) ma sembra che la strada da percorrere sia ancora molto lunga.