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Che cos’è il glifosato e perché è così controverso nella comunità scientifica?

Cos'è il glifosato? Un agricoltore sparge fertilizzante sul suo campo
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Qualche mese fa, Bruxelles è stata chiamata a rinnovare la concessione per l’utilizzo del glifosato in agricoltura. Dopo settimane, se non mesi, di dibattiti intorno al tema, nel mese di novembre 2023, La Commissione Europea ha preso la sua decisione. Si potrà utilizzare il prodotto, sul territorio dell’Unione, per altri 10 anni, fino al termine del 2033. Gli ambientalisti si sono schierati con decisione contro questa autorizzazione, temendo che l’erbicida totale potesse essere dannoso per i suoli e le colture. Cerchiamo allora di capire cos’è il glifosato, così da comprendere se abbiano ragione gli attivisti o se Bruxelles abbia preso la decisione corretta, nonostante le molte polemiche.

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Che cos’è il glifosato?

Per rispondere in maniera molto sintetica alla domanda che intitola il paragrafo, diciamo subito che il glifosato è l’erbicida più usato, a livello mondiale, per eliminare le piante indesiderate. Se ne fa principalmente uso in agricoltura e nella gestione del verde pubblico. I suoi tipici impieghi sono seminativi: lo si sparge nei frutteti, negli orti e nei parchi pubblici, o se ne fa uso nel diserbo di strade e ferrovie. Il prodotto è particolarmente noto, all’interno della comunità agricola, per la sua letalità.

Il glifosato fu brevettato negli anni Settanta, dalla nota Monsanto, e oggi è commercializzato da aziende come Bayer, che ha acquistato la multinazionale dei semi. In agricoltura, l’erbicida totale si utilizza da oltre 50 anni. Il suo impiego è però aumentato notevolmente in tempi recenti, con la diffusione delle colture OGM (come per esempio la soia Roundup Ready di Monsanto-Bayer), le quali sono state modificate geneticamente per resistere a questo erbicida. Di fatto, Monsanto è sia responsabile della creazione del glifosato che delle principali colture modificate in laboratorio per resistergli.

Il glifosato è davvero dannoso?

Che cos'è il glifosato? Un uomo cammina su un grande campo verde
Il glifosato è noto come erbicida totale, vista la sua efficacia

Il glifosato agisce ad ampio spettro, aggredendo tutte le parti verdi delle piante con cui entra in contatto. È questa caratteristica a renderlo così efficace nel diserbo. Ciò significa, però, anche che la sua composizione è ultra-impattante sul suolo. Il prodotto si accumula nel terreno, danneggiando gli organismi che vivono nel suolo e compromettendo l’assorbimento di micronutrienti, utili a difendere le piante dalle malattie. Ma non solo: in Italia questo erbicida è una delle principali cause di contaminazione delle acque e interferisce con l’equilibrio ecologico di fiumi e laghi.

Quel che è peggio è che il glifosato non danneggia solo le erbe infestanti, ma tutto l’ambiente circostante, compresa la fauna selvatica. Uccelli, anfibi, insetti, lombrichi e così via. Alcuni studi portati avanti in passato avvertono che, alle concentrazioni che si trovano tipicamente nell’ambiente, questo erbicida può interagire con il microbiota intestinale delle api. Così facendo, le rende più vulnerabili alle malattie. Simultaneamente, influisce sul loro sistema nervoso e ne complica la riproduzione.

Sappiamo bene che le api sono una specie a rischio, delicata e maltollerante, poco capace di adattarsi a climi meno sopportabili (come quelli sempre più caldi e afosi che ormai caratterizzano le estati italiane) e a sostanze particolarmente potenti e invasive come, per esempio il glifosato. Ciononostante, la sua efficacia resta elevatissima. Nel settore agro-industriale, non si conosce ancora un diserbante altrettanto efficace su scala così ampia. Per tal motivo, probabilmente, la Commissione non ha voluto danneggiare, in materia potenzialmente distruttiva, le imprese agricole dislocate sul territorio dell’Unione. A quanto sembra, si è sorvolato sul fatto che esistano dei rischi legati a questo prodotto.

Pericoli per le persone

Dopo aver compreso che cos’è il glifosato ed elencato i possibili rischi connessi per la fauna e la flora, vediamo se questo prodotto presenti problemi anche per l’essere umano.

Nel 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha classificato il glifosato come probabilmente cancerogeno per gli esseri umani. Il termine fa sorridere. Che significa probabilmente? Forse, si è trattato di un altro modo per indorare la pillola, se così vogliamo scrivere. Studi più recenti sono stati più specifici. Hanno infatti evidenziato che il glifosato potrebbe danneggiare il sistema nervoso ed essere correlato a malattie neurologiche, come il morbo di Parkinson. In aggiunta, influirebbe negativamente sul sistema ormonale, causandone scompensi.

L’esposizione delle persone al glifosato avviene sia a causa della sua presenza nell’ambiente, sia attraverso i residui negli alimenti derivati da colture trattate con il diserbante. I rischi più elevati, naturalmente, sono per le lavoratrici e i lavoratori agricoli che maneggiano direttamente l’erbicida, giorno dopo giorno.

Cos’è il glifosato in chimica e come sostituirlo

A fronte di queste ricerche, prima di consentire l’autorizzazione all’utilizzo fino al 2033, la UE commissionò un nuovo studio, a sue spese. Come ci si poteva attendere, da questa valutazione – favorita da un organo interessato, che aveva a cuore la tutela di una categoria come quella degli agricoli – è emerso che il prodotto poteva essere utilizzato, dal momento che le probabilità di accelerare la comparsa di un tumore, a causa della presenza di glifosato, erano e sono, a quanto è emerso, piuttosto scarse. Lo studio è stato commissionato da EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare. Lo stesso organo si è premurato di ammorbidire il profilo tossicologico del prodotto.

Ma in chimica, che cos’è il glifosato? Si tratta di un derivato fosfonico della glicina, di colore bianco allo stato solido e abbastanza solubile in acqua. Quando lo si utilizza come erbicida è impiegato sotto forma di sale di isopropilammonio. Nonostante la sua elevata efficacia, esistono altre soluzioni. Una è ricorrere all’agricoltura biologica. Una seconda è gestire in maniera integrata le piante infestanti secondo la pratica dell’Integrated Weed Management (IWM), l’integrazione di pratiche agricole fisiche, meccaniche, biologiche ed ecologiche. Data la vasta conoscenza ormai a disposizione su piante coltivate e infestanti, è possibile muoversi in questa maniera.

Un’agricoltura libera da pesticidi evita di aumentare la resistenza nelle specie infestanti, riduce l’erosione del suolo e protegge la biodiversità.

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Mattia Mezzetti

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